Ogni giorno vengono commessi cinque reati ambientali
Sono 947 i reati penali e le violazioni amministrative accertati, 1.185 le persone denunciate e 229 i beni sequestrati per un valore complessivo di quasi 24 milioni di euro. Questi i dati raccolti da Legambiente nel rapporto “Ecogiustizia è fatta” e relativi agli otto mesi - da maggio 2015 a gennaio 2016- dall’entrata in vigore della legge n. 68/2015 sugli ecoreati, la norma che ha introdotto delitti specifici quali inquinamento e disastro ambientale, morte o lesioni come conseguenza del delitto di inquinamento ambientale, traffico e abbandono di materiale ad alta radioattività, impedimento al controllo e omessa bonifica. Nel lasso di tempo considerato, inoltre, è stato rilevato in 12 casi il reato colposo (art. 452 quinques), mentre 2 sono state le contestazioni del delitto di morte o lesioni quale conseguenza dell’inquinamento ambientale (art. 452 ter). Sempre grazie alla nuova legge, le prescrizioni hanno riguardato ben 774 reati contravvenzionali (relativi a illeciti che non hanno comportato danni o pericolo di danno alle risorse ambientali, urbanistiche e paesaggistiche), con la denuncia di 948 persone e 177 sequestri per un valore di oltre 13 milioni di euro.
Numeri che, dunque, dimostrano come la legge sia stata applicata in maniera significativa da parte di tutte le forze dell’ordine. Nello specifico, il Corpo forestale dello Stato ha eseguito 1.835 controlli che hanno portato all’accertamento di 427 ecoreati, con 456 persone denunciate e 110 beni sequestrati per un valore di oltre 5,5 milioni di euro. Il Comando Tutela Ambiente dell’Arma dei carabinieri, grazie ai suoi 29 Nuclei operativi ecologici (Noe) dislocati su tutto il territorio nazionale, ha riscontrato 208 casi non conformi alla legge: 287 sono state le persone denunciate, 189 le sanzioni penali impartite, 40 i sequestri effettuati. Anche la Guardia di finanza ha denunciato 75 persone ed eseguito 22 sequestri di aree private per un valore di quasi 2,5 milioni di euro. Infine, le Capitanerie di porto hanno contestato i reati previsti dalla legge 68/2015 in 45 casi.
Il Lazio è la regione dove sono stati accertati più ecoreati (134),
che hanno portato a 121 denunce e a 17 sequestri. Al secondo posto la Campania
(95) con il maggior numero di persone denunciate (137). Al terzo la Toscana
(73), seguita da Umbria (68), Emilia Romagna (67), Puglia (62) e Lombardia
(58). La Puglia detiene il primato per il maggior numero di sequestri (28),
seguita dalla Calabria (25) e dalla Toscana (22). In Sicilia le infrazioni accertate sono 17, le
denunce 87 ed i sequestri 14. “Troppo pochi – accusa il presidente regionale di
Legambiente Sicilia, Gianfranco Zanna - . Ci stranizza che la legge sugli
ecoreati sia ancora scarsamente applicata nella nostra regione. Alla luce dei
pochi casi segnalati, come quello del mancato funzionamento dei depuratori
nella zona di Patti (Me), ci chiediamo perché nelle situazioni simili a Gela,
Siracusa e Castelvetrano, denunciate da più di tre anni dalla nostra campagna
di Goletta Verde, non siano state avviate le necessarie ed indispensabili
inchieste”. Tra gli impianti di depurazione fatiscenti o non funzionanti in
Sicilia, negli ultimi mesi sono stati messi i sigilli a quelli di Ribera, Licata,
Agrigento, Villaggio Mosè e Cattolica Eraclea. Anche a Tusa, dove lo scorso
novembre sono intervenuti gli agenti del Commissariato di Pubblica Sicurezza di
Sant’Agata Militello, la gestione del depuratore è risultata fuori legge. Come riportato nel
dossier di Legambiente, però, nel piccolo comune del messinese, subito dopo la decisione dei poliziotti di impartire le
prescrizioni, i gestori si sono prontamente conformati a quanto prescritto. Alla
luce dei dati raccolti, il leader di Legambiente Sicilia ha promesso che “ci
impegneremo affinché la legge, che ha introdotto nel nostro Codice penale il
Titolo VI-bis dedicato ai delitti ambientali, sia maggiormente applicata anche
in Sicilia”.
La legge 68/2015, che agisce sia in termini repressivi che preventivi, mira a proteggere, oltre l’ambiente, anche le imprese sane, soprattutto quelle più innovative e di qualità, dalla concorrenza sleale e pericolosa di imprenditori senza scrupoli. E, infatti, tra i soggetti responsabili di reati ambientali colpiti dalla legge 68/2015, vi sono ditte specializzate nel trattamento e nella gestione di rifiuti che, come ha ricordato anche l’ultima Relazione annuale (2015) della Direzione nazionale antimafia, troppe volte vengono smascherate in azioni illegali. Oltre a queste, si annoverano imprese di costruzioni, aziende vitivinicole, zootecniche e olearie, cooperative agricole, ditte specializzate in finiture metalliche e/o in carpenteria.
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