Nuovi schiavi, è minorenne una vittima di tratta su tre

Società | 4 agosto 2021
Condividi su WhatsApp Twitter

Nel mondo più di 1 vittima di tratta su 3 (34%) è minorenne e in prevalenza di genere femminile. È quanto emerge dall’XI edizione del rapporto “Piccoli Schiavi Invisibili – Fuori dall’ombra: le vite sospese dei figli delle vittime di sfruttamento” pubblicato da Save the Children e presentato in occasione della Giornata Internazionale contro la tratta di esseri umani. Lo studio analizza le condizioni di bambine, bambini, adolescenti e giovani vittime o potenziali vittime di tratta e sfruttamento nel nostro Paese, anche alla luce dell’impatto della pandemia che le rende ancora più vulnerabili.

Dal rapporto emerge altresì il dramma dei minori figli delle donne vittime, nati e cresciuti in un contesto di isolamento e sfruttamento e con il grave rischio di vedere compromesso il loro futuro. Pur riguardando i soli casi giudiziari accertati di un fenomeno ben più vasto, la percentuale è più che triplicata negli ultimi 15 anni ed è anche più elevata nelle regioni a basso reddito (Africa sub-sahariana e occidentale, Asia meridionale, America centrale e Caraibi) dove i minori sono la metà delle vittime totali accertate.

Tra le regioni del mondo, il numero più alto di casi accertati con vittime minorenni è quello rilevato in Europa occidentale e meridionale, con 4.168 minori vittime, in maggioranza maschi (59%). Rispetto alle forme di sfruttamento a livello globale, la tratta a scopo di sfruttamento sessuale riguarda il 72% delle bambine e ragazze vittime, mentre la forma prevalente nel caso dei maschi è quella lavorativa (66%). Già prima della pandemia si profilava uno scenario allarmante con 50.000 vittime accertate nel mondo destinato tuttavia a peggiorare a causa dell’emergenza Covid-19 che nel 2020 ha spinto in povertà 142 milioni di bambini e adolescenti in più. La tratta e lo sfruttamento sono fenomeni che non risparmiano neanche l’Italia, dove le vittime prese in carico dal sistema nazionale anti-tratta nel 2020 erano 2.040, tra cui 716 nuovi casi emersi e presi in carico nel corso dell’anno. Sono soprattutto donne e ragazze (81,8%), mentre 1 vittima su 20 è minore (105).

Tra i paesi d’origine delle vittime prevale la Nigeria (72,3%), seguita da Costa d’Avorio, Pakistan, Gambia e Marocco, mentre la forma di sfruttamento più rilevata è quella sessuale (78,4%), seguita da quella lavorativa (13,8%), l’1% delle vittime è stato coinvolto in economie illegali e lo 0,6% nell’accattonaggio. Sono 127 i minori vittime di sfruttamento lavorativo intercettati dall’Ispettorato Nazionale del Lavoro nel 2020, sia stranieri che italiani, con una leggera prevalenza femminile (57,7%). Gli illeciti riguardano in gran parte il settore terziario (88%), seguito da industria (4,7%), edilizia (3,9%) e agricoltura (2,4%).

Un elemento degno di nota seppur poco considerato riguarda le donne vittime di tratta e sfruttamento sessuale con figli minori, spesso anch’essi nelle mani di sfruttatori e trafficanti: i casi di ex-vittime o vittime con figli individuati sono quasi raddoppiati tra il 2016 e il 2020, passando dal 6% all’11,6% sul totale dei casi presi in carico dal sistema anti-tratta, con ulteriore aumento nei primi sei mesi del 2021 (+0,4%). Attualmente il sistema anti-tratta assiste 190 nuclei vulnerabili che comprendono 226 minori. Anche nell’ambito dello sfruttamento lavorativo nel settore agricolo, in particolare nel sud, sono emersi casi di donne che vivono sole con i figli, principalmente originarie dell’Est Europa, e che subiscono ricatti, violenze e abusi, costrette in un circuito di isolamento di fatto che riguarda anche i figli, compromettendone irrimediabilmente il futuro.

Il rapporto di Save the Children sottolinea altresì le gravi conseguenze per madri e bambini nell’ambito dello sfruttamento lavorativo in ambito agricolo, negli insediamenti informali isolati dai centri urbani e dai servizi. Oltre alle difficili condizioni di lavoro a cui sono sottoposte e a retribuzioni inferiori rispetto agli uomini, le braccianti agricole sono più esposte a diverse forme di violenza, abusi e molestie sui luoghi di lavoro: un fenomeno che colpisce soprattutto lavoratrici provenienti dall’est Europa, spesso sole con figli minori, sottoposte dagli sfruttatori al ricatto della perdita del lavoro, una minaccia che spesso fa leva proprio sulla presenza di figli.

Nel rapporto “Piccoli schiavi invisibili” si evince che in alcune aree, come la ‘fascia trasformata’ in Sicilia, tra i minori che vivono nelle campagne spesso con la sola madre che in prevalenza appartiene alle comunità rumena e rom, la dispersione scolastica raggiunga picchi dell’80% a causa della distanza delle strutture scolastiche e dell’assenza di trasporti. Per i minori figli di persone sfruttate il rischio di diventare a loro volta vittime è concreto.

Spesso, al compimento di 12-13 anni iniziano a lavorare nei campi per paghe più basse rispetto a quelle degli adulti, e le minori possono essere coinvolte anche in forme di sfruttamento sessuale. Secondo le stime di Save the Children, nel mondo il solo sfruttamento lavorativo potrebbe inghiottire entro la fine del 2022 altri 8,9 milioni di bambini e adolescenti, per più della metà sotto gli 11 anni.

Melania Federico



Ultimi articoli

« Articoli precedenti