Nuove Energie per una doppia ripartenza allo stabile di Catania
La Stagione del Teatro Stabile nel segno di nuove Energie: una doppia ripartenza dopo un doppio ostacolo. «La presentazione della nuova stagione del Teatro Stabile ha un valore nuovo, un intento chiaro: è la nostra risposta a questa crisi mai vista, è la nostra certezza che creatività e coraggio siano fondamentali per andare avanti, per non arretrare, per non arrendersi». I vertici del Teatro Stabile di Catania riaprono finalmente le porte del Verga alla città, con una nuova Stagione che non a caso si chiama Energie, «perché di molta energia abbiamo bisogno per procedere come funamboli nella tempesta, ma al tempo stesso è energia quella che vogliamo trasmettere al pubblico».
Il
presidente Carlo Saggio, il suo vice Lina Scalisi e il direttore
Laura Sicignano ci tengono infatti a legare a questo cartellone il
senso di una doppia ripartenza dopo un doppio ostacolo: «Nel 2020 si
sarebbe visto pienamente il progetto del nuovo TSC, ma in parte il
Covid19 lo ha oscurato, sorprendendo il nostro teatro nel momento in
cui si stava rialzando dalla drammatica battuta d’arresto del
sovraindebitamento. La nostra determinazione è stata quella di
continuare a lavorare ugualmente, ogni giorno di tutti questi mesi, e
ancor più incisivamente nel segno della discontinuità, di forme e
di contenuti, rispetto a quanto avvenuto nel 2016».
«Ora il TSC
si cimenta in una stagione che vuole scavalcare le montagne, come fa
la perseveranza dell’artista», dichiara il direttore del Teatro
Laura Sicignano: «Nonostante la miseria, nonostante la peste,
nonostante la guerra, il teatro si è sempre fatto e voglio pensare
che sempre si farà. Perché c’è sempre qualcuno che sente il
bisogno di raccontare una storia ad un altro che sente il bisogno di
ascoltarla. Se dovremo ancora per un po’ recitare distanti,
trasformeremo una necessità sanitaria in un dispositivo poetico. Se
dovremo lavorare in digitale, sperimenteremo nuovi linguaggi
espressivi. Ci accingiamo a riaprire le porte del Verga con
l’incertezza del futuro, la consapevolezza più acuta della nostra
fragilità, un senso più solido di responsabilità verso il
pubblico, a cui è dedicato il nostro lavoro. Il teatro è morto? È
moribondo? È sopravvissuto lungo duemila anni. Per sopravvivere
bisogna passare attraverso profonde mutazioni: Dioniso, il dio del
teatro, è anche il dio delle metamorfosi».
La
struttura stessa della Stagione asseconda questo processo di
metamorfosi, con una suddivisione in due parti.
Da ottobre a
dicembre ci saranno spettacoli più agili, per una più facile
convivenza con la capienza ridotta del teatro e per incoraggiare il
recupero da parte del pubblico degli spettacoli perduti in primavera:
si comincerà con Tina&Alfonsina di Claudio Fava che aprirà il 3
novembre, e Le 5 rose di Jennifer con Daniele Russo che arriverà a
dicembre.
Da gennaio a maggio sarà ripristinata la tradizionale proposta in abbonamento, con il recupero de La Gioia di e con Pippo Delbono (originariamente previsto lo scorso marzo) e molti significativi filoni che attraverseranno il cartellone: molte icone femminili, come Iréne Nèmirovsky con Jezabel, nell’interpretazione di Ele- na Ghiaurov, e Frida Khalo, nel Viva la vida di Pamela Villoresi; tanti riferimenti al cinema, come con La pazza di Chaillot qui interpretata da Manuela Mandracchia, e La grande abbuffata diretta da Michele Sinisi; e uno zoccolo duro di grandi classici, come La favola del principe Amleto prodotta dal Teatro nazionale di Genova e La notte dell’Innominato con Eros Pagni.
Una particolare attenzione merita lo sforzo compiuto anche quest’anno dal TSC nell’ambito delle produ- zioni. Oltre a Tina&Alfonsina, dal 12 gennaio andrà in scena Baccanti diretto da Laura Sicignano con dieci straordinari interpreti tra cui Vincenzo Pirrotta, che prosegue il cammino iniziato con Antigone dedicato al tema femminile come elemento di eversione nella tragedia classica, ma nel corso della Stagione ci saranno anche altre tre prestigiose co-produzioni: Diplomazia, con Elio De Capitani e Ferdinando Bruni, in co-pro- duzione con il Teatro dell’Elfo e Lac Lugano; Servo di scena, in collaborazione con Gitiesse artisti riuniti, diretto da Guglielmo Ferro nell’ambito delle celebrazioni per il centenario di Turi Ferro; e Il filo di Mezzogiorno, omaggio a Goliarda Sapienza con Donatella Finocchiaro, realizzato insieme ai teatri nazionali di Torino, Roma, Napoli.
Tra i fuori abbonamento e i laboratori, l’autunno sarà segnato anche da un progetto dedicato alla nuova drammaturgia siciliana, che per una parte si intreccerà ai nuovi linguaggi digitali, con video-spettacoli sui canali YouTube e Vimeo del TSC: «Una sperimentazione che prosegue – spiega Sicignano – sulla scia di questi difficilissimi mesi: sin dal momento in cui sono state chiuse le porte di tutti i teatri, abbiamo lavorato senza soluzione di continuità, estate compresa, per salvaguardare il lavoro del personale e degli attori e soprattutto il nostro rapporto col pubblico».
Aggiornamento a cura di Angelo Pizzuto
Ultimi articoli
- La legalità vero antidoto per la cultura mafiosa
- Natale, un po' di rabbia
e tanta speranza
nella cesta degli auguri - Lotte e sconfitte
nelle campagne siciliane
al tempo di Ovazza / 1 - La legge bavaglio imbriglia l'informazione
- Perché l’Occidente si autorinnega
- Ovazza, storia di un tecnico
prestato alla politica - Si smantella l’antimafia
e si indebolisce lo Stato - C’era una volta l’alleanza progressista
- Vito Giacalone, un secolo
di lotte sociali e politiche - Violenza sulle donne, come fermare
l’ondata di sangue