Numeri e nuvole, la Regione groviera
Salvatore Sacco

21 marzo 2013
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Le bozze della finanziaria e del bilancio regionale da poco redatte sono già da emendare; il DPEF (Documento di programmazione economica e finanziaria) di frescA approvazione è già obsoleto. Appena si individuano fonti di risorse finanziarie aggiuntive subito si scoprono nuovi buchi di consistenza miliardaria. Chi segue le vicende della finanza regionale ha, sempre più, l’impressione di essere sul trenino delle montagne russe, con l’aggravante che le discese, invece di attenuarsi sembrano diventare sempre più ripide. Tentiamo, fin quanto possibile, di fare il punto in questa complicata situazione. Partiamo dal DPEF, che nell’architettura della conduzione economica regionale, dovrebbe rappresentare la cornice entro cui possono essere utilizzate le risorse finanziarie potenzialmente disponibili dal governo regionale.

Il Documento, facendo riferimento ai dati disponibili al 20 dicembre dello scorso anno, prevedeva per il PIL regionale una variazione negativa dello 0,5% nel 2013 ; ebbene ad oggi tale dato è collocabile attorno al -2,3% (aggiornando con le ultime previsioni di Fitch le stime dell’ Osservatorio Congiunturale della Fondazione RES dello scorso Febbraio): ci sono molte probabilità che queste previsioni possano essere ulteriormente riviste al ribasso. In soldoni si potrebbe trattare di circa 400 milioni di euro di entrate in meno: non è cosa da poco soprattutto se questa potenziale falla si somma ai nuovi sbilanci emersi successivamente alla redazione del DPEF (quantificati in uno o due miliardi, in parte imputati a spese non coperte effettuate dal precedente Governo) Va però rilevato che il Documento in questione è tecnicamente corretto avendo tenuto conto - anche con una certa prudenzialità - delle previsioni di tre mesi fa e, d’altronde, in momenti di fortissime tensioni è assai complesso definire uno scenario previsionale sufficientemente attendibile. Il discorso è più ampio e richiama la riorganizzazione dell’ architettura dell’iter documentale e normativo che sottende all’ attuazione della politica economica e finanziaria della regione.

Questo può sembrare un aspetto secondario, date le tante estreme emergenze che affliggono la regione, invece è un tema su cui occorrerà prima o poi riflettere seriamente, se non vogliamo continuare a perseverare in una situazione in cui molti dei documenti in questione finiscono con l’essere esercitazioni più o meno raffinate, ma sostanzialmente distaccate dalla realtà e dunque foriere, a consuntivo, di rilevanti incongruenze.
Va inoltre ricordato che la surrettizietà di tale panoplia documental-normativa, risulta ulteriormente aggravata dalla circostanza che essa deve far riferimento- con riguardo ad aspetti particolarmente importanti, come i rapporti fra Stato, Regione ed Enti Locali - all’applicazione delle presunte regole imposte dal federalismo fiscale, ovvero da una riforma che, sia in atto che in un prossimo futuro, resterà solamente virtuale. La brevità della presente nota non consente ulteriori approfondimenti in merito, essendo più opportuno concentrare l’attenzione sugli effetti che, al di là delle incongruenze concettuali, si andranno, comunque, a determinare nel contesto reale.

Sotto questo aspetto vanno evidenziate alcune interessanti novità che sembrerebbero segnalare un positivo cambiamento di approccio da parte dei competenti organi di governo regionale all’improcrastinabile azione di contenimento della spesa. Sembra infatti di scorgere concreti segnali di una effettiva volontà di ridare volume alla spesa in conto capitale rispetto a quella corrente, attraverso una più determinata azione di contenimento dei costi del settore pubblico allargato, sia in termini di personale che di consumi intermedi (ricorrendo ad esempio alle centrali uniche di acquisto); inoltre sembra che ci si stia orientando in modo serio e deciso verso la efficientizzazione del sistema delle entrate e la razionalizzazione della gestione dei residui.

Piccoli passi ma nella direzione giusta e questo conta più di qualsiasi roboante annuncio di soluzioni miracolistiche della situazione regionale: un sano realismo e l’assenza di pulsioni virtual – demagogiche sono già una prima acquisizione positiva. Anche perché la gravità del momento deve essere nota a tutti, dobbiamo infatti aver chiaro che la nostra regione sta rischiando di allontanarsi dagli standard di sviluppo socio economico dei paesi progrediti per precipitare in una spirale di povertà e degrado. Ciò va visto ormai nella prospettiva del medio più che del lungo termine, e prescinde dalla più o meno corretta stesura ed interpretazione dei documenti di contabilità regionale. La crescente scarsità di risorse si abbatte su un contesto caratterizzato da problemi antichi e nuovi: si pensi- solo per citarne alcuni dei più macroscopici non in ordine di rilevanza- all’illegalità diffusa, alla carenza infrastrutturale, alla debolezza del tessuto produttivo, alla povertà ed alla disoccupazione, all’inadeguatezza della classe dirigente, al default potenziale di molti enti locali, all’inefficacia del sistema creditizio, al precariato.

Forse il DPEF non va, la finanziaria va rifatta ogni mese, il bilancio strasborderà; forse i bond Trinacria sono solo una pia illusione, forse il tiket sanitario è troppo elevato e la riforma delle province è problematica. Tuttavia in questo momento dobbiamo incoraggiare i segnali anche piccoli di serietà e di volontà di ricomporre i cocci di una realtà che rischia la dissoluzione. Occorre soprattutto più consapevolezza e più responsabilità da parte di tutti, dai cittadini alle forze politiche: una maturità che sembra invece non vedersi se si pensa che nei programmi delle forze politiche presentatesi alle recenti elezioni regionali il rapporto fra provvedimenti di spesa e quelli di entrata (escluso il ricorso alla lotta all’ evasione che, si sa, dà risultati solo di medio periodo) è stato , in media, circa di 10 a 1. È più rilassante guardare in alto e dar forme alle nuvole che guardare in basso per dar senso reale ai numeri, il rischio è solo quello di andare a sbattere.



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