No alla riforma del Codice appalti, solidarietà al sindacalista Massafra

Politica | 31 maggio 2019
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NO alla riforma del codice appalti la proposta di emendamento di sospensione per due anni dell'applicazione del Codice appalti: una scelta sbagliata da rispedire al mittente Stigmatizziamo ed esprimiamo una ferma condanna sull'annuncio della querela da parte del Ministro dell'Interno Matteo Salvini nei confronti del segretario nazionale della Cgil, Giuseppe Massafra, a cui va la nostra responsabile vicinanza e solidarietà. 

Come più volte abbiamo avuto modo di denunciare in questi giorni, insieme ai sindacati, il decreto sblocca cantieri desta forte e viva preoccupazione, con il rischio che si ritorni ad un passato che tanti danni ha generato nel nostro Paese. La proposta di emendamento che prevede una sospensione sperimentale delle disposizioni in materia di appalti pubblici è una scelta sbagliata, inaccettabile dalle forze politiche e sociali che considerano le regole come strumenti di tutela, di controllo e di garanzia dei diritti, in primis quelli del lavoro. Una proposta da rispedire al mittente perchè mina di fatto la qualità nella progettazione e realizzazione delle opere pubbliche e indebolisce la lotta all'illegalità e la prevenzione di infiltrazioni della criminalità organizzata. Perchè nel nome di investimenti e cantieri senza freni, si aprono grandi spazi per gli affari delle mafie e della corruzione, precludendo ogni forma di trasparenza e di prevenzione. 

Per queste ragioni, insieme alla Cgil e ai sindacati, proseguiremo la mobilitazione nei prossimi giorni e rivolgiamo un forte appello ai parlamentari chiedendogli di fermarsi e di non votare un provvedimento pericoloso per la trasparenza e la legalità nel settore degli appalti e per i diritti dei lavoratori. 

Le  associazioni Acli, Arci, Avviso Pubblico, Centro Studi Pio La Torre, Gruppo Abele, Legambiente, Libera, Sos Impresa


La proposta leghista

La Lega rilancia, imprimendo una  svolta al decreto sblocca cantieri. E’ lo stesso Matteo Salvini  che annuncia un nuovo emendamento al testo, proponendo uno stop  di due anni ad alcune delle norme chiave del Codice degli  appalti. Una «sospensione sperimentale» per dare fiato agli  investimenti, si spiega. E’ così che saltano le soglie per i  subappalti e vengono rivisti gli importi massimi sotto cui non  serve la gara. «Mi auguro che che non ci siano preclusioni  politiche né dalle opposizioni né dalla maggioranza a sbloccare  i cantieri», dice il vicepremier e ministro dell’Interno mentre  torna a dire sì alla Tav. I sindacati non tardano però a  reagire. «Stiamo ufficialmente dicendo alla mafia di accomodarsi  in ogni appalto», attacca la Cgil.

 Le novità avanzate dalla Lega colgono di sorpresa anche molti  parlamentari, visto che i termini per gli emendamenti dei gruppi  erano scaduti e c'era posto solo per aggiunte concordate dal  governo o dai relatori dei due partiti azionisti dell’esecutivo.

 Una riformulazione ha però permesso di riaprire i giochi su un  decreto che si pensava pressoché chiuso, pronto ad essere  licenziato dall’Aula del Senato. Invece, viste le novità  sopraggiunte, l’esame a palazzo Madama riprenderà solo martedì.

 Il testo della Lega, lungo cinque pagine, riscrive il Codice  degli appalti in numerosi e sostanziali passaggi. Innanzitutto  salterebbe il tetto del 30% per i subappalti, tornando così alla  normativa europea, più elastica. Verrebbero poi modificati le  soglie per l’affidamento degli appalti, con la procedura  negoziata prevista per somme sopra i 150 mila euro, mentre la  procedura ordinaria scatterebbe oltre il milione. Sarebbero  inoltre alleggeriti gli obblighi in capo ai comuni non capoluogo  in fatto di centralizzazione degli acquisti. Quanto alle  commissione aggiudicatrici, non ci sarebbe più il vicolo di  pescare dall’albo dell’Anac. Il tutto fino al dicembre del 2020,  dopo di che il Parlamento dovrebbe valutare «l'opportunità del  mantenimento o meno della sospensione stessa».   L’emendamento della Lega punta anche a rivedere il ruolo del  Consiglio superiore dei lavori pubblici, velocizzando i tempi  delle decisioni ed eliminando i casi soggetti al suo parere  obbligatorio. Meno paletti anche per i lavori che consistano  esclusivamente in manutenzione.   Duro il giudizio delle opposizioni, per Graziano Delrio del  Pd, lo stop al Codice degli appalti «è un atto di inaudita  gravità. Se dovesse effettivamente essere approvato, il decreto  che già conteneva norme ritenute dall’Autorità anti corruzione  pericolose e preoccupanti non farebbe che agevolare le  infiltrazioni della criminalità». Per Loredana De Petris di Leu  si «riscrive di fatto l’intero» provvedimento, in particolare  "sbloccando i termovalorizzatori.

 In effetti oltre a mettere in standby il Codice degli appalti  la Lega mira anche a ritoccare la normativa per dare «efficacia"  all’economia circolare. «Ci sono tempi interminabili in capo al  ministero dell’Ambiente che stanno comportando l’aumento delle  tasse comunali sui rifiuti e un ulteriore onere su un elemento  che ovunque nel mondo produce ricchezza: da noi sono un costo e  fanno campare mafia, camorra e ndrangheta», rimarca Salvini,  sostenendo che «la tutela dell’ambiente comporta che i rifiuti  vengano valorizzati e trasformino in ricchezza ed energia,  piuttosto che in ecoballe».



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