Nel premierato all'italiana le leggi le fa solo il governo
Le leggi con Renzi le fa solo il governo: è il tripudio del “Premierato all’Italiana”
E’ ormai divenuta una prassi che la stragrande maggioranza delle leggi approvate dal parlamento italiano sia di iniziativa del governo. Nell’attuale legislatura, come nella scorsa, infatti, circa l’80% delle leggi approvate sono state proposte dai vari esecutivi che si sono succeduti. Si tratta di un “Premierato all’italiana”, come provocatoriamente è stato intitolato il MiniDossier prodotto da Openpolis, un osservatorio civico sulla trasparenza della politica italiana, che ha passato a setaccio genesi, natura e tempi di approvazione delle leggi nella XVII legislatura. Se da un lato quest'ultima ha confermato lo squilibrio fra governo e parlamento nella produzione legislativa, dall’altro ha introdotto una forte instabilità nei rapporti fra maggioranza e opposizione. Il continuo valzer parlamentare dei cambi di gruppo, con la nascita di tanti nuovi schieramenti poi hanno fatto sì che l’opposizione reale fosse composta solamente da tre gruppi: Fratelli d’Italia, Lega Nord e Movimento 5 Stelle. Solamente questi tre schieramenti infatti, nei voti finali, nella maggior parte dei casi hanno votato in contrasto con il Partito Democratico.
Dei circa 183 disegni di legge che vengono presentati al mese, solamente 6 diventano legge e nell’80% delle occasioni si tratta di proposte avanzate dal governo. Il peso dell’esecutivo nella presentazione e produzione delle leggi è evidente. Mentre le proposte di deputati e senatori diventano legge lo 0,87% delle volte, per quelle del governo la percentuale sale al 32,02%. Nell’attuale legislatura, i disegni di legge di iniziativa parlamentare sono stati più di 5.000, 30 di cui sono diventati legge. Pochi i ddl che completano tutti gli step necessari per diventare legge, ma soprattutto in tempi molto più lenti rispetto alle proposte del governo. In media dal momento della presentazione a quello dell’approvazione finale, passano 151 giorni, se si tratta di una proposta del governo, e 375 se si tratta di un’iniziativa parlamentare.
Nelle ultime due legislature sono state approvate 565 leggi: il 36,28% di esse erano ratifiche di trattati internazionali, il 26,55% conversione di decreti legge. Questo vuole che 6 volte su 10 una legge che viene approvata da Camera e Senato non nasce internamente al Parlamento, ma viene sottoposta all’aula “semplicemente” per eventuali modifiche o bocciature. Dei migliaia dei disegni di legge che vengono depositati ogni legislatura, una percentuale bassissima diventa effettivamente legge: in media, se in un mese vengono depositate oltre 180 proposte di legge, solamente 6 completamente l’iter. Le iniziative del governo hanno una percentuale di successo molto più alta rispetto a quelle dei parlamentari: 32% vs. 0,87%.
La produzione legislativa del parlamento italiano è ormai in mano al governo. Delle oltre 565 leggi approvate nelle ultime due legislature, infatti, ben 440 sono state presentate dai vari esecutivi che si sono succeduti. Fra i governi presi in considerazione, l’apice è stato raggiunto con il governo di Enrico Letta, periodo in cui il parlamento aveva presentato solamente l’11% delle leggi approvate. Dalle politiche del 2013, sono 30 le proposte di deputati e senatori che hanno completato l’iter parlamentare. Secondo i dati presenti nel dossier, protagonista assoluta è il Partito Democratico, che ha presentato il 73,33% dei testi in questione. A seguire Forza Italia (10%), e poi 5 gruppi a pari merito: Movimento 5 Stelle, Scelta Civica, Per le Autonomie- Psie-Maie, Misto e Lega Nord. Delle 565 leggi che il nostro parlamento ha prodotto dal 2008 ad oggi, molte poche sono “nate” in aula. A fare da padrone infatti sono le ratifiche dei trattati internazionali, che rappresentano il 36,28% della produzione legislativa delle ultime due legislature.
La conversione in legge dei decreti è una delle attività principali del parlamento italiano. Succede molto raramente infatti che un testo deliberato dal Consiglio dei Ministri non venga poi approvato da Camera e Senato. Negli ultimi 4 governi, il più “efficiente” è stato quello di Enrico Letta, con solamente il 12% dei decreti decaduti. Non solo la percentuale di successo per le iniziative del governo è molto più alta, ma anche i tempi di approvazione sono molto più rapidi. Se in media l’esecutivo impiega 133 giorni a trasformare una proposta in legge (poco più di 4 mesi), i membri del parlamento ce ne impiegano 408 (oltre 1 anno). Nell’attuale legislatura si evidenziano trend opposti: mentre le proposte del governo sono più lente rispetto allo scorso quinquennato, quelle del parlamento sono più veloci. La legge di iniziativa governativa più lenta è stata l’Italicum, che ha impiegato 779 giorni dal momento della presentazione per completare il suo iter.
Nelle ultime due legislature le regioni italiane hanno presentato 119 disegni di legge. Di questi, solamente 5 hanno completato l’iter, e tutti nello scorso quinquennato. Tre dei cinque erano modifiche agli statuti regionali (di Sicilia, Friuli-Venezia Giulia e Sardegna), uno è stato approvato come testo unificato (in materia di sicurezza stradale), mentre l’ultimo è stato assorbito nella riforma del federalismo fiscale sotto il Governo Berlusconi. Prendendo il Partito Democratico come punto di riferimento, in quanto principale movimento nella coalizione di governo, nel dossier, si è ricostruita la distanza (o vicinanza) dall’esecutivo del resto dei gruppi in parlamento. Il primo dato che emerge è che su 435 votazioni finali, in 104 occasioni (23,01%), tutti i gruppi alla Camera e al Senato hanno votato con il Partito Democratico. Il comportamento delle opposizioni nei voti finali fa emergere che se sulla carta alcuni schieramenti nel corso dei mesi si sono dichiarati in contrasto con gli esecutivi di Letta prima, e Renzi poi, i dati parlano di ben altro. Nei voti finali alla Camera, per esempio, Sinistra Ecologia e Libertà, gruppo di opposizione, ha votato il 52% delle occasioni in linea con il Partito Democratico. Al Senato, ramo in cui i numeri a favore dell’esecutivo sono più risicati, solamente due gruppi (Lega Nord e Movimento 5 Stelle) hanno votato nelle maggior parte dei voti finali (più del 50%) diversamente dal Pd.
Sempre più spesso non solo le leggi che vengono approvate
sono proposte dal governo, ma per assicurarsi il completamente di iter si fa
ricorso allo strumento della fiducia. In media, nelle ultime due legislature,
il 27% delle leggi approvate ha necessitato di un voto di fiducia, con picchi
massimi raggiunti dal Governo Monti prima (45,13%) e Renzi poi (34,06%). Più “moderati”
nell’utilizzo dello strumento i Governi Berlusconi (16,42%) e
Letta (27,78%). Sono 14 le leggi che hanno richiesto almeno 3 voti di fiducia
per essere approvate. Il 50% risalgono al Governo Monti, il 35% al Governo
Renzi e il restante 14,30% ai Governi Berlusconi e Letta messi insieme.
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