Nato 2.0 ovvero la minaccia (russa), la sfida (cinese), lo strapotere (americano)
Politica | 2 luglio 2022
E’ nata in questi giorni la Nato 2.0? Pare proprio di sì.
Il mese di giugno si chiude con i botti. Non solo in senso figurato. Il 28 un missile russo colpisce un grande centro commerciale nella città ucraina di Kremenckuk, lontana dal fronte. Causando morti, feriti e dispersi a decine. Ennesimo episodio della guerra disonorevole, terroristica, contro la popolazione condotta disinvoltamente da Mosca. Vecchi missili rispolverati, poco precisi, forse indirizzati contro vicine strutture militari e caserme che invece distruggono aree civili. Pare si sia trattato di questo. Luoghi d’incontro, ospedali, scuole, teatri: per l’esercito di Putin è normale colpirli. Come succedeva con i bombardamenti aerei dei due schieramenti contrapposti nella Seconda Guerra Mondiale. Secondo la propaganda di Kiev dall’inizio del conflitto a fine giugno sarebbero stati ben 2.800 i missili lanciati dall’esercito russo contro l’Ucraina.
A proposito di missili. Putin coinvolge sempre più nel conflitto il suo camerata bielorusso Lukashenko. Lo doterà di missili ipersonici “Iskander”, questi sì di nuova concezione. Capaci di consegnare alla velocità di sei volte quella del suono fino a 500 chilometri di distanza sia testate convenzionali che nucleari.
In Germania dal 26 al 28 periodica riunione del G7. I cui leader nelle dichiarazioni finali fanno finta di non capire che le sanzioni a Mosca non stanno funzionando come sperato. E che la Russia nel mondo è molto meno isolata di quanto l’Occidente voglia fare credere. Ma secondo i retroscena avrebbero discusso dei due temi.
Che fine ha fatto la Difesa comune europea? La Nato imperversa. Fermate l’onnipresente ed onniparlante segretario generale della Nato, il norvegese Jens Stoltenberg. Probabilmente ormai pensa di essere diventato il Metternich del nostro tempo. L’ombrello americano si consolida sull’intero continente europeo e non solo. Grazie alle sparate strategico-militari di Putin. Ma se il prossimo presidente degli Usa torna ad essere Trump o qualche suo emulo appassionato dell’“America first” che ne sarà dei rapporti tra Usa ed alleati europei?
Al vertice della Nato dell’Alleanza Atlantica di Madrid del 28-30 giugno – definito la più importante riunione della Nato dalla fine della Guerra Fredda - la Turchia toglie il veto all’adesione di Svezia e Finlandia. La Nato passa da 30 a 32 stati membri. Chissà cosa avrà promesso in cambio il “dominus” della compagine, ossia il presidente degli Stati Uniti, al presidente della Turchia. Nuove e sempre più sofisticate armi? Il riconoscimento americano ad Ankara del ruolo di potenza regionale assieme ad Israele in tutto il Medio Oriente e in alcune aree dell’Africa nord-orientale e settentrionale a cominciare ovviamente dalla Libia? Lo capiremo nei prossimi mesi.
A Madrid la Nato reimposta il suo “Strategic Concept”. Approva il “Concetto Strategico 2030” che aggiorna valori, compiti, finalità del Patto Atlantico: deterrenza integrata, potenza di combattimento credibile (versante nucleare compreso), supremazia tecnologico-militare. L’attenzione della Nato si concentra sul fianco orientale europeo. Le “Forze di risposta rapida” dell’alleanza si settuplicano, da 40.000 a 300.000 uomini. E nell’orizzonte della Nato entra prepotentemente la Cina. Potrebbe essere diversamente se Washington considera Pechino la rivale più in grado di mettere in discussione la sua egemonia mondiale? E quindi tutti accodati alla Casa Bianca nella nuova crociata. Per ora puntando a mantenere la supremazia strategico-militare dell’Occidente ma senza prevedere un impegno diretto nell’Indo-Pacifico. Per ora.
Aumenta dunque il peso strategico ma anche politico dell’Alleanza Atlantica. Pensare che appena il 7 novembre 2019 il presidente francese Macron l’aveva definita “in stato di morte cerebrale”. Stati Uniti e Regno Unito dovrebbero erigere due statue a Washington e a Londra a Vladimir Putin per ringraziarlo di siffatto rilancio. Si legge nella dichiarazione dei capi di stato e di governo della Nato approvata a Madrid: la Federazione Russa è “la minaccia più significativa e diretta alla sicurezza degli Alleati e alla pace e alla stabilità nell'area euro-atlantica”. La Russia ha causato in Ucraina con la sua “terribile crudeltà” “immense sofferenze umane e massicci sfollamenti”.
Per quanto riguarda la Cina – si legge ancora nella dichiarazione finale - “fronteggiamo una competizione sistemica da parte di chi, compresa la Repubblica Popolare Cinese, sfida i nostri interessi, la nostra sicurezza, i nostri valori e cerca di minare l'ordine internazionale fondato sulle regole”. In pillole: la Russia è la minaccia; la Cina è l’avversario strategico, la sfida. Per la Nato una nuova strategia a 360 gradi nel mondo. Gli Usa rafforzano sul continente europeo la loro presenza in Spagna, Polonia, Romania, Lituania, Estonia, Lettonia, Regno Unito, Germania, Italia. “Gli Stati Uniti – afferma Biden – intendono rinforzare le loro posizioni militari in Europa in modo che la Nato possa rispondere a minacce da ogni direzione e da tutti i domini: terra, aria e mare”.
“Destabilizzante” replica Mosca. Che di destabilizzazione se ne intende. Putin prima ancora di leggere le conclusioni del vertice di Madrid tuona: “La Nato ha ambizioni imperialiste”. C’è da ridere se non ci fosse da piangere. Da che pulpito viene la predica! Da un capo di stato che dell’imperialismo ha fatto la sua stessa ragion d’essere.
“Non abbiamo problemi con Svezia e Finlandia come ne abbiamo con l’Ucraina – ha dichiarato Putin – ma in caso di posizionamento di infrastrutture militari Nato in Finlandia e Svezia saremo costretti a rispondere in maniera speculare”.
“Per la Cina "il cosiddetto nuovo concetto strategico della Nato è solo vino vecchio in una bottiglia nuova". La prima menzione ufficiale delle “sfide sistematiche poste dalla Cina” nel nuovo documento che delinea la strategia politico-militare dell’Alleanza non poteva che suscitare la risposta di Pechino. Tanto più che nelle stesse ore in cui i leader dei Paesi Nato sono riuniti a Madrid per approvare il documento, l’amministrazione Biden annuncia sanzioni nei confronti di cinque aziende cinesi perché forniscono aiuti militari a Mosca”. (Giulia Belardelli “Cina-Russia vs Nato, la Guerra Fredda (non dichiarata) è tornata”, Huffington Post, 29 giugno 2022).
Il solito imperversante Stoltenberg opera un distinguo: “La Cina non è un nostro nemico, ma ci sono delle sfide chiare: Pechino “bullizza” i vicini e continua a rafforzare le sue capacità militari, anche nucleari, e la Nato resta al fianco dei suoi partner dell'Indo-Pacifico. Vediamo una partnership strategica sempre più profonda tra Mosca e Pechino e i suoi presupposti fondamentali sono conseguenze per la nostra sicurezza”. (TGCom24, 29 giugno 2022).
Pechino invita la Nato “a smettere di provocare linee ideologiche e scontri politici”. Per il portavoce del ministero degli Esteri della Repubblica Popolare Cinese “la Nato continua a sfondare regioni e campi. La comunità internazionale dovrebbe mantenere un alto grado di vigilanza e opporsi fermamente. La Nato dovrebbe abbandonare la mentalità della Guerra Fredda e la pratica di creare nemici o cercare di rovinare l’Asia e il mondo intero”.
In un irrefrenabile susseguirsi di azioni e reazioni tutte le dichiarazioni e ogni atto portano ad una unica conclusione: si aprono autostrade, anzi intere praterie, allo scontro armato tra le superpotenze.
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