Musumeci furioso all'Ars, azzerata la Sicilia
A mmia sti così? Vi scafazzu tutti! L'antico epigramma siciliano cade a pennello nel commentare le dichiarazioni di fuoco del presidente della Regione Nello Musumeci dopo la debacle subita nella votazione per i delegati siciliani che parteciperanno all'elezione del nuovo presidente della Repubblica. Non è la prima volta che l'occasione viene utilizzata per regolare qualche conto in sospeso: avvenne già nel 2015 quando Crocetta fini' secondo dietro Ardizzone. Stavolta però la ferita fa più male perché il messaggio è evidentemente rivolto ad affossare la ricandidatura ad appena dieci mesi dalle elezioni regionali. Anche di questo bisogna occuparsi, come segno del degrado cui è giunta la politica siciliana, di cui un altro sintomo è la vicenda da "giorno di ordinaria follia" delle scuole dichiarate aperte per l'indomani alle ore 14 del 12 gennaio e richiuse alle 22 della medesima giornata.
De " hoc satis" che' ci porterebbe troppo lontano dal semplice scopo di queste righe: dar qualche numero a chiarimento dei meccanismo di elezione del capo dello Stato, utilizzando anche una ricerca di Openpolis. Im Il collegio dei grandi elettori è formato da 1009 donne ed uomini: 630 deputati, 231 senatori (inclusi quelli a vita) e 58 delegati eletti dalle regioni in ragione di tre per ciascuna di esse con l'eccezione della Valle d'Aosta che ne ha uno solo. Fino alla mattina del 13 gennaio erano state 14 le regioni che avevano provveduto alle designazione con meccanismi tali da garantire la presenza di un componente dell'opposizione. Sono allo stato 23 del centrodestra e 15 del centrosinistra, ma questi ultimi alla fine saranno attorno ai 22 dato che mancano ancora all'appello Toscana, Emilia Romagna e Puglia in cui ha la maggioranza il centrosinistra, mentre Calabria e Friuli Venezia Giulia vedranno prevalere il centrodestra. La delegazione del Trentino Alto Adige terrà naturalmente conto della particolarità etniche di quella regione. La Lega conta 212 grandi elettori, Forza Italia 136, 63 Fratelli d'Italia, cui vanno naturalmente aggiunti, a meno di sorprese, circa 24 designati dalle regioni. Sulla trincea opposta 236 M5S, 152 PD, 44 IV (ma é ancora da considerare nel centrosinistra?).
La pancia molle, il vero rebus dell'appuntamento del 24 gennaio è il gruppo misto composto da 116 tra deputati e senatori. È assai improbabile che votino compatti e il modo in cui si articoleranno giocherà un ruolo tutt'altro che irrilevante nell'esito finale. Non deve sfuggire il senso di una dichiarazione di Matteo Salvini che ha affermato che il nome del presidente si conoscerà il 26 gennaio. Con l'obbligo imposto dal covid di non superare una votazione al giorno, il 26 coinciderà con la quarta votazione nella quale non sarà più necessaria la maggioranza qualificata dei due terzi ma basterà la maggioranza assoluta pari a 505 voti (dolo la reintegra del senatore Porta eletto in una circoscrizione estera). Il Quirinale ha sempre prodotto sorprese, perciò è bene non avventurarsi in previsioni. Tuttavia la sensazione è che i prossimi giorni si presenteranno assai complicati anche per gli evidenti intrecci con la tenuta del governo e con la vicenda di Mario Draghi. Per non parlare dell'ostinazione con cui l'ex cavaliere continua a perseguire un obiettivo personale che sempre più sembra mettere in imbarazzo i suoi compagni di viaggio, Giorgia Meloni e lo stesso Salvini che pure si erano dichiarati disponibili a sostenere la discutibile candidatura di Berlusconi.
La storia delle elezioni dei presidenti della Repubblica è fatta di trattative sotterranee di tradimenti, di personalità entrate nella partita con la bianca veste papale (d'altronde il Quirinale era la residenza del papa-re) ed uscite semplici vescovi. E, a differenza del conclave non si può nemmeno farsi forza dell 'ispirazione proveniente dallo spirito santo. I candidati e le candidate di qualità non mancano: per fortuna non siamo ancora nella condizione di doverci affidate ad un " uomo della provvidenza". Tuttavia la complessità della situazione prodotta dalla pandemia, la difficoltà delle forze politiche a recuperare autorevolezza, equilibri parlamentari che non corrispondono alla realtà attuale del paese, rendono davvero imprevedibile l'esito. Che lo stellone della Repubblica illumini I grandi elettori!
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