Musei e teatri sul lastrico in Sicilia
Cultura | 26 aprile 2016
Tra crisi finanziarie, tagli, ritardi nella liquidazione dei contributi regionali, lungaggini burocratiche e pignoramenti i musei e i teatri siciliani sono ormai sull'orlo del disastro. I presidenti protestano, tre si sono dimessi, la casa-museo Villa Piccolo di Capo d'Orlando chiude e licenzia, al teatro Stabile di Catania vengono pignorate anche le poltrone. Le difficoltà degli enti culturali hanno tante cause. Il consiglio di amministrazione della Fondazione Piccolo, nel documento che sancisce la chiusura, lancia un duro atto d'accusa contro la «demenziale inettitudine della più famigerata burocrazia regionale, unita all'incapacità e al disinteresse di una classe politica a porre argine a tanta nefasta invadenza».Paradossale è proprio il caso di Villa Piccolo, che fu la residenza del poeta Lucio e del pittore Casimiro Piccolo personaggi trasognati e visionari, cugini dello scrittore Giuseppe Tomasi di Lampedusa che proprio nelle sale della casa-museo ha scritto alcune pagine del suo «Gattopardo». Il presidente della Fondazione, Giuseppe Benedetto, ha presentato le dimissioni sull'onda di un fatto sconcertante: per un errore di 50 centesimi la Regione ha bloccato il pagamento di 180 mila euro corrispettivo degli incassi della mostra di acquerelli di Casimiro Piccolo («Fantasie visionarie») al teatro greco di Taormina. Il blocco dei pagamenti, che si aggiunge ai tagli dei contributi e alle lungaggini burocratiche, ha messo in ginocchio la Fondazione. «Quei soldi servivano - spiega Benedetto - a svolgere le attività programmate e a gestire sia il museo sia il parco conosciuto in tutto il mondo». Un angolo del parco, sulle colline di Capo d'Orlando, ospita anche un cimitero per cani.A mezzogiorno Benedetto e gli altri consiglieri della Fondazione hanno chiuso i cancelli esponendo cartelli di protesta. «La mafia si combatte con la cultura. La Regione chiude Villa Piccolo» dice una scritta. Un altro cartello chiama in causa il dirigente degli affari generali dell'assessorato regionale ai Beni culturali, Enrico Carapezza. Nei giorni scorsi si erano dimessi altri due presidenti di enti culturali in grave crisi finanziaria: Salvatore Parlagreco del Cerisdi e Franco Nicastro del museo Mandralisca di Cefalù che custodisce tra l'altro il celebre «Ritratto d'ignoto» di Antonello da Messina. Le vicissitudini delle due istituzioni sono collegate ai ritardi nella erogazione dei contributi e alle complicazioni burocratiche contro le quali hanno spesso protestato gli enti culturali. Il Mandralisca con altri non riesce a incassare il saldo dei contributi del 2014. L'istituto Gramsci siciliano, che ha uno dei più importanti archivi storici del Mezzogiorno, ha minacciato la chiusura. Sono in grave sofferenza anche i teatri. Allo Stabile di Catania un'attrice ha pignorato le poltrone sigillate mentre si rappresentava «Re Lear» (la replica è in forse). Alla base della crisi c'è un sistema di finanziamenti che solo ora si sta cercando di regolamentare con criteri più obiettivi di quelli del passato quando era in vita una discussa «tabella H». Ma la burocrazia, come nel caso di Villa Piccolo, mantiene una forte carica paralizzante. E la cultura finisce per essere strangolata dai blocchi, dalle complicazioni burocratiche e dagli indebitamenti incontrollabili.
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