Musacchio: "L'antimafia di facciata è la vera forza delle mafie"

Società | 18 aprile 2022
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Sulla delicata questione Vincenzo Musacchio ha subito esordito così: << L’antimafia di facciata è la vera forza delle mafie. >>
Professore, cosa ne pensa dell’attuale antimafia presente in Italia?
Rispondo alla sua domanda con una precisazione. Esiste un’antimafia vera e una di facciata. La prima ha spirito volontaristico, non lucra sulla sua azione è legata alla verità. La seconda è esattamente l’opposto, è di facciata principalmente per fare carriera o per interessi personali”. Oggi abbiamo un antimafia “di tipo imprenditoriale” o peggio ancora fatta da politici che hanno utilizzato i temi della lotta alla mafia solo per fare la loro carriera. Gli esempi da seguire, ma ormai perduti per strada, sono riferibili a Rocco Chinnici, Giovanni Falcone, Paolo Borsellino, Antonino Caponnetto, Pio La Torre, Pippo Fava, solo per citarne alcuni. Lì si è visto il vero impegno nella lotta al crimine organizzato frutto d’impegno, serietà e risultati concreti.
C’è comunque un impegno civile e una memoria storica che molte associazioni portano avanti non crede?
Guardi sono circa trent’anni che vedo le stesse persone e gli stessi discorsi, parole di pura circostanza pronunciate solamente per strappare qualche applauso e poi, appena si chiude il sipario, nulla cambia e tutto torna come prima se non addirittura peggio. Arrivederci al prossimo anno, alla prossima celebrazione! L’utopia di una presa di posizione seria lascia spazio alla consapevolezza che nulla cambierà a causa di istituzioni deboli, complici e passive.
A chi appartiene quindi la vera antimafia oggi?
Appartiene come diceva Giovanni Falcone a chi la fa per “spirito di servizio”, a chi fa in modo che se ne parli nelle scuole, nelle piazze, nei media. Appartiene agli uomini e alle donne delle forze dell’ordine, a pochi coraggiosi magistrati degni eredi di Falcone e Borsellino. Persone che non cercano il consenso o il fondo pubblico e privato spesso frutto di compromesso. Appartiene a chi va contro corrente, tiene la schiena dritta e cerca di raccontare la verità. Questa è la vera antimafia, non quella di facciata che in questo momento purtroppo è prevalente.
Secondo lei quindi cos’è l’antimafia?
L’antimafia è un modo di essere, non un mestiere, non l’esercizio di un’impresa, è una pre-condizione etica dell’essere umano, non una categoria autoreferenziale nella quale sono gli stessi esponenti del gruppo che decidono chi è dentro, chi è fuori, chi conta, chi non conta nulla. Basta guardare quanti sono i personaggi che grazie all’antimafia sono diventati politici e hanno ricoperto ruoli di prestigio scendendo anche a compromessi proprio con chi è stato coinvolto con le mafie. L’antimafia si pratica non si manifesta.
Cosa ne pensa del quadro disegnato da Franco La Torre (figlio di Pio) sul movimento antimafia di oggi?
Ho letto il suo libro “L’antimafia tradita” e devo riconoscere che concordo pienamente con il suo pensiero e molte cose scritte da lui le dicevo tanti anni fa anche io assieme ad Antonino Caponnetto (era il 1995!). Ha ragione quando dice che l’antimafia sembra essere diventata uno stanco rito, dove sempre le stesse persone ricordano i caduti di una terribile guerra.
Cosa si può fare dunque per creare uno spartiacque tra veri e falsi paladini dell’antimafia?
Cominciamo con il togliere i finanziamenti di qualsiasi tipo spesso dati a chi non li meriterebbe affatto. Eliminiamo tutti i contributi per un’attività civica che deve essere un dovere costituzionale per i cittadini onesti. Facciamo che i politici siano amministratori onesti e magari anche anti mafiosi non a chiacchiere ma con i fatti. Facciamo in modo che chiunque nel proprio ruolo senta il dovere e la soddisfazione di prendere posizione sul tema senza essere foraggiato da contributi aggiuntivi. Proviamoci e vediamo chi rimarrebbe in campo e chi no!

Vincenzo Musacchio, criminologo, giurista e associato al Rutgers Institute on Anti-Corruption Studies (RIACS) di Newark (USA). Ricercatore dell’Alta Scuola di Studi Strategici sulla Criminalità Organizzata del Royal United Services Institute di Londra. Nella sua carriera è stato allievo di Giuliano Vassalli, amico e collaboratore di Antonino Caponnetto, magistrato italiano conosciuto per aver guidato il Pool antimafia con Falcone e Borsellino nella seconda metà degli anni ’80. È oggi uno dei più accreditati studiosi delle nuove mafie transnazionali, un autorevole studioso a livello internazionale di strategie di lotta al crimine organizzato. Autore di numerosi saggi e di una monografia pubblicata in cinquantaquattro Stati scritta con Franco Roberti dal titolo “La lotta alle nuove mafie combattuta a livello transnazionale”. È considerato il maggior esperto di mafia albanese e i suoi lavori di approfondimento in materia sono stati utilizzati anche da commissioni legislative a livello europeo.


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