Morire per informare, 2300 giornalisti uccisi in 25 anni
Società | 31 gennaio 2016
I giornalisti continuano a morire cercando di informare il mondo su guerre, rivoluzioni, criminalità e corruzione mentre i loro assassini continuano ad agire nella più totale impunità: negli ultimi 25 anni almeno 2.297 tra reporter e personale del settore dei media hanno perso la vita e da cinque anni a questa parte il totale delle perdite annue non è mai sceso sotto la soglia delle 100 vittime. È il quadro tracciato da un rapporto della International Federation of Journalists (Ifj) che verrà pubblicato la settimana prossima. Il documento, di 79 pagine, è stato ottenuto dall'agenzia stampa Ap in vista di un dibattito domani al Parlamento britannico sulle morti dei giornalisti nelle zone di conflitto. «Gli ultimi dieci anni sono stati i peggiori - commenta in un'intervista il segretario generale della federazione, Anthony Bellanger - e il 2006 è stato il peggiore di tutti con 155 morti». Non a caso, nel 1990 - quando la federazione ha cominciato a raccogliere queste statistiche - il bilancio dei giornalisti morti era di 40 ma dal 2010 si è sempre tenuto sopra le 100 vittime. E nonostante gli impegni di proteggere i cronisti sul campo, anche da parte delle Nazioni Unite, l'Ifj ha sottolineato di aver realizzato il rapporto - intitolato '25 anni di contributo a un giornalismo più sicurò - proprio per sottolineare un peggioramento del clima di impunità che aiuta gli assassini a farla franca e trasforma i cronisti in bersagli facili. «L'Ifj stima che solo un omicidio su dieci viene investigato», indica il rapporto, sottolineando che il tasso delle condanne è ancora più basso. «Questa è la questione diplomatica - aggiunge Bellanger -. Fermiamo l'impunità che protegge gli assassini». E per raggiungere questo obiettivo la federazione porterà il rapporto ad un incontro dell'Unesco giovedì prossimo a Parigi dedicato a questo argomento. Vogliamo «mostrare a tutti che è arrivato veramente il momento di fare qualcosa», osserva Bellanger. Proprio l'attacco dell'anno scorso alla redazione parigina del settimanale Charlie Hebdo da parte di estremisti islamici - che ha ucciso 12 persone - ha contributo a far lievitare nel 2015 il numero di giornalisti uccisi a quota 112. Ma c'è anche un altro trend che preoccupa la federazione, ed è quello dei rapimenti: molti giornalisti rapiti vengono spesso uccisi senza neanche una richiesta di riscatto. Negli ultimi 25 anni il Paese più a rischio è stato l'Iraq, con 309 omicidi, la gran parte dei quali commessi dopo l'invasione a guida Usa del 2003. Al secondo posto ci sono le Filippine (146) seguite dal Messico (120).
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