Migranti e integrazione, il patto necessario per l'Italia

Società | 12 gennaio 2017
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"La visione che la società e i media hanno dell'immigrazione è ricca di luoghi comuni ed è frutto di una percezione sbagliata e distorta della realtà. I dati ufficiali dimostrano che gli immigrati in Italia provengono prevalentemente da paesi di tradizione cristiana, sono europei e donne, l'opposto di quello che i media trasmettono. I musulmani presenti nel nostro Paese statisticamente sono meno di un terzo. Inoltre, l'86% dei rifugiati viene accolto nei Paesi del cosiddetto terzo mondo, l'Unione europea ne accoglie meno del 10%". Sono questi alcuni dei dati statistici forniti da Maurizio Ambrosini, docente di sociologia dei processi migratori all'università degli studi di Milano, nel corso della conferenza del progetto educativo antimafia promossa dal centro Pio La Torre e tenutasi oggi a Palermo.

 All'incontro, dal titolo "Migrazioni del XXI secolo: accoglienza e integrazione per sconfiggere pregiudizi etnici e paure" erano presenti anche il questore di Palermo Guido Longo, Adam Darawsha della Consulta delle Culture di Palermo e Mariagiulia Manzella del Centro Astalli. A moderare l'incontro Franco Garufi, del Centro La Torre. "Altro luogo comune da sfatare - ha aggiunto Ambrosini - è che l'Italia sia il paese al mondo più coinvolto nell'accoglienza. I paesi che primeggiano sono invece la Turchia con 1,59 milioni, il Pakistan (1,51 milioni) e il Libano (1,35 milioni). In rapporto al numero di abitanti il primo è addirittura il Libano, con un rapporto di quasi 300 migranti per 1000 abitanti, seguito dalla Giordania. L'Italia si ferma a 3". Del processo di accoglienza uno degli attori principali è la questura.

Il questore di Palermo, Guido Longo ha spiegato come "il problema del terrorismo non è coincidente con l'immigrazione. Sono due fenomeni diversi, il terrorismo è da ascrivere a forme di ghettizzazione. Il terrorista viene fuori da ambienti in cui non è stata curata l'integrazione. Bisogna fare qualcosa in più riguardo all'integrazione, per dare modo a chi arriva nel nostro Paese di non essere considerati soltanto come "braccia da usare". Esempio di perfetta integrazione è Adam Darawsha, medico palestinese che opera a Palermo ed è stato presidente della Consulta delle Culture del capoluogo siciliano. "Bisogna incrementare il lavoro culturale di integrazione - sottolinea Darawsha - ricordo un evento tamil del 2013 in cui di italiani vi erano solo i poliziotti della Digos... A un anno di distanza c'era tutto il quartiere, compreso il sindaco.

Altri eventi delle varie comunità hanno poi seguito questa strada aprendosi alla città. Vivendo in una città con poche risorse economiche, la cultura è tra le più importanti azioni per poter favorire l'integrazione". Di integrazione si occupa anche il Centro Astalli, rappresentato dalla dottoressa Mariagiulia Manzella. "Ci occupiamo di seconda accoglienza, con scuole di italiano per immigrati e corsi di preparazione al lavoro. I nostri servizi sono orientati verso l'autosufficienza del migrante aiutandolo anche ad ottenere tirocini in alcune aziende e favorendo, attraverso progetti specifici, lo scambio culturale tra migranti e italiani". La mattinata è stata trasmessa in videoconferenza per le scuole che hanno aderito al progetto e in diretta streaming sul sito del Centro Studi Pio La Torre www.piolatorre.it e sul portale legalità dell’Ansa www.ansa.it/legalita.

 di Davide Mancuso

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