Medicina, salute e volontariato nella vita di Vincenzo Borruso
Palermo, 1954. Quartiere Papireto. Una fiammante Moto
Guzzi rossa guadagna il Cortile Cascino. Due i passeggeri. Un giovane medico
palermitano e un eccentrico signore triestino. Il signore eccentrico,
imponente, un basco calato sulla fronte, gli occhi chiari, veste tutto di nero.
Una folla balzachiana li circonda. Sono i derelitti che animano il quartiere
più povero di Palermo. Chiedono al giovane medico: “Ma cu è stu signore? Un
parrinu?”.
Il
giovane medico era Enzo Borruso. Il signore eccentrico, il sociologo triestino,
Danilo Dolci.
Dopo
sessanta anni, è ancora questa la cifra che caratterizza il nuovo libro di Enzo
Borruso. “Medicina, salute e volontariato”, Nulla Die editore (pagg. 190, euro
16). La Medicina dunque come scienza sociale. Non mero scandaglio di corpi
infetti. Un modo di intendere la professione di medico che, a distanza di tanti
anni, appare ancor più rivoluzionario.
Enzo
Borruso, medico, giornalista, scrittore, racconta una Sicilia di frontiera.
L’Isola nella quale approda un personaggio, ormai leggendario, come Danilo
Dolci. Sulle attività e l’impegno del sociologo triestino sono stati scritti
troppi libri. Questa nuova pubblicazione di Borruso non concede nulla alle
facili fascinazioni, all’agiografia di maniera. Racconta e storicizza la
difficoltà pioneristica di operare in una regione di “Ultimi”. Il libro è una raccolta di saggi e articoli
che Borruso ha pubblicato nel corso degli anni. Si rincorrono i nomi di altri
appassionati operatori sociali come, Goffredo Fofi e Alberto L’Abate. Il libro
è sostanzialmente la storia del volontariato in Sicilia. Una vicenda che muove
dal Borgo di Dio, edificato da Dolci a Trappeto. Come dal finestrino di un treno, si inseguono
i rimandi alle vicende della valle del
Belice e le condizioni sanitarie
da Terzo mondo in cui versava la Sicilia. Una regione eccentrica che trova,
grazie all’opera di Dolci e dei suoi collaboratori, un ruolo di primo piano
nella cultura dell’impegno europeo. A Partinico giungono delegazioni di
studiosi e volontari provenienti da ogni dove. Una commistione, un confronto,
che segneranno la formazione di giovani siciliani impegnati nella politica e
nel volontariato. Tra questi appassionati collaboratori di Dolci, anche Enzo
Borruso. La passione per la politica e la professione di medico, trovano dunque
un comune denominatore. Nel 1964 Borruso vola in Svezia e opera all’interno di
un ineffabile Comitato pro Danilo Dolci di Stoccolma. Il giovane medico
palermitano studia l’organizzazione sanitaria svedese. Lavora in un ospedale
pediatrico della capitale e collabora con la Facoltà di Medicina di Stoccolma. Al suo ritorno in Sicilia, viene
nominato nel Consiglio di amministrazione dell’ospedale Civico di Palermo. Ovviamente,
propone una sorta di gemellaggio svedese. E, altrettanto ovviamente, l’imperdonabile
proposito sarà inesorabilmente respinto.
Questo
l’assunto del libro. Un continuo affastellarsi di lotte incessanti,
inenarrabili, in direzione di un agognato ammodernamento del sistema sanitario
isolano. Un muro di gomma inscalfibile e invalicabile. Quello che, ancora oggi
a distanza di mezzo secolo, soffoca mortalmente la struttura sanitaria
siciliana.
Un
altro capitolo di dolorosa constatazione è dedicato al mondo del volontariato.
Borruso è stato tra i fondatori delle più prestigiose associazioni di
volontariato siciliane. A lui si deve il testo fondativo dei primi consultori
familiari. Con una schiera di collaboratori, ha dato vita ad una fitta rete di
Università popolari. È tra i fondatori del Centro di educazione sanitaria e
alimentare. Pioniere delle battaglie civili in favore dell’educazione alla
contraccezione e all’interruzione volontaria della gravidanza. Autore di un
testo fondamentale sull’aborto clandestino. È stato ispettore sanitario
regionale. Appassionata anche la sua attività politica. Milita per anni tra le
file dei socialisti siciliani lombardi siciliani. Ovviamente, anche questa
militanza, all’insegna della fiera difesa di una minoranza di contrapposizione.
Ha fondato e diretto numerose testate giornalistiche e curato rubriche periodiche
per la Rai e i quotidiani siciliani.
In
appendice al libro, una serie di fotografie in bianco e nero. Una sorta di Amarcord
di una Sicilia vagheggiata. Nell’ultima, il sorriso di un giovane uomo,
incorniciato da una pesante montatura di occhiali in bachelite, camice
d’ordinanza, la lampada da tavolo d’antan, i volti sorridenti di una serie di
mamme e bambini in attesa nell’ambulatorio medico che sembra scivolato da un
fotogramma di Cinema paradiso.
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