Medici, il diritto al rimborso esteso agli specializzati del 1978
Economia | 23 settembre 2015
I rimborsi per i medici specialisti rischiano di costare allo stato più di 5 miliardi di euro. È questo l' effetto della sentenza 1734/2015 della Corte di cassazione del 2 settembre scorso che ha esteso su altri cinque anni la possibilità di presentare i ricorsi per il mancato pagamento relativo ai periodi di specializzazione.Ai 160 mila medici specializzati tra il 1983 e il 2006 che già potevano presentare ricorso si aggiungono ora i circa 40 mila specializzati tra il 1978 e il 1983. Per un totale, quindi, di circa 200 mila potenziali ricorrenti, con una media di 45 mila euro, a rimborso per un totale teorico di circa 8 miliardi di euro. Ma dei 160 mila medici interessati nel primo round hanno fatto ricorso in 97 mila (il 61% circa). L' attesa, quindi, è che anche sugli specializzandi degli anni dal '78 all' 83 la percentuale dei ricorsi sul totale degli aventi diritto sia più o meno la stessa.L'allarme arriva direttamente dalla Consulcesi, l' associazione che in prima persona si è occupa nella maggioranza dei casi di presentare i ricorsi, a seguito della sentenza della Corte di cassazione dello scorso 2 settembre con la quale i giudici del Palazzaccio hanno stabilito che hanno diritto al rimborso anche coloro che la scuola di specializzazione la hanno terminata a partire dal 1° gennaio 1983. Decisione che riporta indietro l' orologio di un quinquennio (le scuole di specializzazione duravano al massimo cinque anni) e che porta a contare altri 40 mila potenziali ricorrenti. A ciò si aggiunge il fatto che, numeri alla mano, dei circa 4 miliardi già messi in conto per i soli gli specializzati dal 1983 al 2006, lo stato ha pagato meno di 480 milioni di euro.La sentenza. La data spartiacque è il 1° gennaio 1983, fissata dalle direttive comunitarie 75/362/Cee, 75/363/cee e 82/76/Cee, che avevano imposto a tutti gli stati membri di corrispondere il giusto compenso ai medici durante gli anni della scuola di specializzazione a partire da quella data. Ma, proprio, sull' interpretazione della data è intervenuta la Corte di cassazione con la sentenza 1734/2015, stabilendo che tutti coloro che avevano finito la specializzazione a partire da quella data hanno il diritto di presentare ricorso per ottenere il rimborso dovuto. Se, invece, la specilizzazione è stata conclusa il 31 dicembre 1982 non si è ricompresi tra gli aventi diritto. Per la Corte, quindi, accesso ai rimborsi per tutti i medici che ancora frequentavano corsi di specializzazione alla data del 31 dicembre 1982, indipendentemente dall' anno di iscrizione. «Nello specifico, infatti» hanno sottolineato i legali della Consulcesi che hanno seguito la vicenda, «la sentenza della Cassazione sostiene che l' esclusione degli ante 1° gennaio 1983 non trova alcun riscontro nelle direttive comunitarie in materia e si pone in aperto contrasto con il principio comunitario della c.d. applicazione retroattiva e completa delle misure di attuazione della norma comunitaria.Pertanto», hanno proseguito, «la limitazione introdotta dallo stato italiano si qualifica come un comportamento antigiuridico nell' ambito dell' ordinamento comunitario. Essendo, inoltre, il rapporto del medico un rapporto di durata, nell' ambito del diritto interno trova applicazione il principio secondo cui la norma giuridica sopravvenuta disciplina completamente il rapporto in corso, allorché, sebbene sorto anteriormente, non abbia ancora esaurito i suoi effetti». Di conseguenza, il rapporto deve essere inteso come sorto da primo giorno di scuola di specializzazione del giovane medico al contrario di quanto sostenuto dallo stato italiano.Sanatorie. Ma per le casse dell' erario una via di fuga c' è.Anche se, in realtà, si tratterebbe di addolcire una pillola comunque amara. Al vaglio del parlamento, infatti, al momento sono stanziali tre ddl sul tema che, come soluzione, propongono un accordo transattivo per gli aventi diritto (Atto Senato n. 679; Atto senato n.1548 e Atto Senato n. 1269).Di nessuno dei tre testi, però, è ancora iniziato l' esame. Il tutto, nonostante il ministro della salute Beatrice Lorenzin, sul tema si sia espresso in modo chiaro dichiarando che «deve essere trovata una soluzione e snellito l' iter per ottenere i rimborsi per gli ex specializzandi perché, se da un lato lo stato chiede ai cittadini di pagare le tasse dall' altro lato deve pagare quando è chiamato a farlo».E per la soluzione transattiva, il cui potenziale vantaggio economico, per quanto indubbio, però deve ancora essere calcolato, si è espresso in senso positivo anche il presidente di Consulcesi, Massimo Tortorella secondo cui, «l' accordo transitavo rappresenta senza dubbio la strada migliore per tutelare correttamente i medici danneggiati e, allo stesso tempo, salvaguardare la finanze pubbliche». (Italia Oggi)
di Beatrice Migliorini
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