Mattarella: la scuola è strategica nella lotta alla mafia

Società | 30 aprile 2019
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"Nella ricorrenza del 37° anniversario del feroce assassinio di Pio La Torre e Rosario Di Salvo desidero ricordarne l'esemplare impegno civile a favore della libertà e della democrazia". Lo scrive il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in un messaggio inviato al Centro Pio La Torre in occasione della manifestazione in ricordo del 37° anniversario dell'uccisione di Pio La Torre e Rosario Di Salvo, promossa dal Centro Studi Pio La Torre e che si terrà stamani presso il Cortile Maqueda di Palazzo dei Normanni a Palermo. "L'evento di oggi - scrive ancora Mattarella - costituisce una ulteriore, preziosa, opportunità, per mantenere viva la loro testimonianza, e quella di tutte le vittime della mafia, incoraggiando il radicamento della cultura della legalità soprattutto nelle nuove generazioni. In tale prospettiva assume una peculiare valenza il Progetto educativo antimafia, promosso dal Centro La Torre, che concorrendo concretamente a sensibilizzare gli studenti italiani sulla percezione del fenomeno mafioso, offre un significativo contributo nel percorso di contrasto alla violenza e alla sopraffazione".


Dopo i saluti del presidente del Centro Pio La Torre, Vito Lo Monaco,  l'evento è stato  aperto da Vincenzo e Matteo Mancuso e Daniele Prestigiacomo  che hanno messo  in scena  il testo "30 aprile 1982" di Gabriello Montemagno accompagnati dal coro di voci bianche della scuola "Ciro Scianna " di Bagheria.     Quindi  le testimonianze degli studenti delle scuole "Giuseppe Greggiati" di Mantova, "Michael Faraday" di Ostia, "Vittorio Emanuele II" di Palermo e dai giovani che svolgono il servizio civile presso il Centro Pio La Torre.  Sono poi intervenuti, introdotti dalla giornalista Alessandra Turrisi,  Gaetano Armao, Vicepresidente della Regione Siciliana; Gianfranco Miccichè, Presidente dell'Ars;  Leoluca Orlando, Sindaco di Palermo; Claudio Fava, Presidente della Commissione Antimafia dell'Area; don Corrado Lorefice, arcivescovo di Palermo; Gianna Fracassi, vicesegretaria generale della CGIL; Roberto Scarpinato, procuratore generale della Repubblica di Palermo; Emiliano De Maio del MIUR. Presenti anche i familiari di Pio La Torre e Rosario Di Salvo. Ha chiuso la manifestazione lo spettacolo dell'Opera dei Pupi di Angelo Sicilia dal titolo "L'omo coraggiusu. Vita e morte di Pio La Torre", tratto da un atto unico di Vincenzo Consolo. In prima mattinata erano state deposte corone di fiori in via Li  Muli, il luogo dove sono stati trucidati La Torre e Di Salvo. Presenti, tra gli altri,  il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando,  il prefetto di Palermo, Antonella De Miro, il segretario regionale del Pd Davide Faraone, autorità civili e militari.  


Ecco l'intervento di apertura di Vito Lo Monaco

Saluti e ringraziamenti autorità civili e militari, ai familiari, Tiziana Di Salvo, Filippo La Torre e tutti gli studenti d’Italia e a quanti ci seguono in diretta streaming


Ringrazio molto la Fondazione Federico II per averci offerto, d’intesa con la presenza dell’Ars, la possibilità di fruire del Cortile Maqueda attraversato per tanti anni da Pio La Torre, da dirigente sindacale della Cgil, da politico del Pci, da parlamentare regionale e nazionale.

Oggi ricordiamo il 37° anniversario dell’uccisione politico-mafiosa di Pio La Torre e Rosario Di Salvo che è stato preceduto da tante iniziative: S.Agata, Casteldaccia, Polizzi Generosa, Castelbuono e che sarà seguito da molte altre.

I relatori ufficiali alla manifestazione saranno gruppi di studenti del Nord, Centro e Sud Italia. Abbiamo concordato questa scelta per sottolineare il passaggio generazionale del testimone dell’impegno antimafia. La mafia di venticinque/trentacinque anni fa è stata sconfitta grazie alla legge Rognoni-La Torre voluta dal Parlamento dopo l’uccisione di La Torre e del Prefetto Dalla Chiesa, ben attuata dai corpi e istituzioni dello Stato e ben sostenuta da un ampio, trasversale movimento popolare di lotta contro le mafie, al quale da 33 anni contribuisce il Centro Studi Pio La Torre.

A questo movimento la nostra generazione ha dato il suo contributo che mai cesserà, ora tocca alle nuove generazioni farsi carico della sconfitta delle nuove mafie presenti in tutto il territorio nazionale ed internazionale che sono più opache, sommerse, e delle loro reti di relazioni con le aree grigie minoritarie del mondo delle professioni, degli operatori economici, dei politici e burocrati corrotti e collusi che mortificano la stragrande maggioranza degli onesti.  

Oltre alle tante  iniziative sociali contro la disuguaglianza e le ingiustizie sociali, le ricerche scientifiche, l’incremento continuo di una biblioteca tematica,  nei        tredici anni di progetto educativo antimafia il Centro Studi  Pio La Torre ha avuto modo, con l’adesione del Miur e delle scuole aderenti, di potersi rivolgere con le sue videoconferenze ad oltre 130.000 studenti italiani delle scuole secondarie di secondo grado ai quali competenti sociologi, storici, economisti, hanno potuto illustrare la complessità del fenomeno mafioso, la sua evoluzione e capacità di adeguamento alle nuove condizioni politiche economiche del nostro Paese e del mondo nell’era della globalizzazione. Una fase storica che, soprattutto nel nostro paese, ha visto crescere sempre più l’equivalenza tra impresa corruttiva e impresa mafiosa, ma anche una maggiore presenza attiva della Chiesa contro le mafie e la corruzione e una maggiore consapevolezza della società civile della pericolosità del fenomeno mafioso per la democrazia e per la libertà del mercato, per i diritti del lavoro, i diritti naturali, quelli civili e politici. Ne è prova anche la manifestazione di solidarietà che incontreremo all’uscita,  “ai migranti con le valigie” promossa da Don Garao, e don Scordato e altri e alla quale noi aderiamo 

La percezione dei giovani millennials, come documenta il report 2019 (il dodicesimo), evidenzia come il 90% dei giovani attribuisca la responsabilità dello stato attuale alla politica, e come il 52%  ritenga che la corruzione della classe dirigente  favorisca le nuove mafie che cercano sempre una via maestra per entrare nei processi decisionali della P.A. e della politica, manipolando voti e consenso, generando condizioni favorevoli e svariate forme di corruzione elettorale. Tutto ciò genera, soprattutto nei giovani, sfiducia verso lo Stato e la politica, accresciuta dal clima di odio e di insicurezza, alimentate da coloro che pensano di trarne vantaggi elettorali. Tuttavia se ciò crea sfiducia nella sconfitta a breve delle mafie, genera un ripudio quasi totale dei giovani delle mafie, delle quali hanno chiaro la pericolosità sociale e il pesante condizionamento del loro futuro. Lo Stato è più forte se la classe dirigente che lo guida tende a unire i cittadini, al di là degli schieramenti politici, sui valori fondanti la nostra democrazia nata dalla Resistenza tra cui vanno considerati i principi di uguaglianza, giustizia sociale, libertà anche dalle mafie e da ogni sopraffazione. Principi ai quali si è ispirato Pio La Torre , che da uomo di parte, è oggi riconosciuto quale simbolo unitario da tutto il paese. 

Non a caso nel corso di questi anni sono cresciute le denunce da parte delle vittime di estorsioni o di intimidazioni mafiose, dimostrando le capacità dello Stato democratico e la fiducia verso la sua azione di contrasto alle mafie.

La scuola svolge un ruolo fondamentale nell’educazione dei giovani (i quali infarri dichiarano che del fenomeno mafioso ne hanno discusso in prevalenza a scuola). Anche per questo non comprendiamo e respingiamo la decisione ministeriale di ridurre le ore di storia a scuola. Lo studio della storia contemporanea deve arrivare sino ai nostri giorni anche per informare correttamente i giovani su cosa siano stati il dopoguerra, la costruzione della democrazia rappresentativa, la Repubblica, alla funzione dei grandi partiti di massa, l’autonomia delle Regioni, la conquista del Welfare State, i diritti al lavoro, la libertà sindacale, il diritto allo studio, i diritti umanitari e civili, le stragi politico-mafiose da quella di Portella a quelle degli anni ’80 e ’90, dal terrorismo nero e rosso alla P2, dalla guerra fredda alla globalizzazione odierna.

L’antimafia, né le vittime di mafia, non possono essere una maschera di cartone che nasconde il volto vero del carrierista politico o imprenditoriale, ma è impegno etico e sociale. 

Non a caso, quando era ancora in vita, Pio fu definito da Cesare Terranova, anche lui ucciso dalla mafia, “incorruttibile e comunista”. I principi etici e di cambiamento sociale hanno ispirato uomini di diverso orientamento politico come Pio La Torre, Piersanti Mattarella e tutti quei servitori dello Stato e della società civile caduti nella lotta antimafia per migliorare il paese. È questo il nodo da sciogliere che consegniamo ai giovani chiedendo una classe dirigente non divisiva che dia fiducia ai cittadini e una società che abbia più fiducia e più controllo democratico dei governanti, come chiedeva Antonio Gramsci, per rendere compiuta e giusta la democrazia.



Ed ecco le testimonianze lette dai ragazzi


IISS G. Greggiati di Mantova


Siamo qui oggi per ricordare Pio La Torre, per non dimenticare quest’uomo e il suo impegno nella lotta alla mafia e con lui Rosario Di Salvo, con quale condivideva valori e impegno.

Morirono tragicamente il 30 aprile del 1982.

La mafia ha mietuto centinaia di vittime. Troppi sono morti per mano di Cosa Nostra, della Camorra, della ‘Ndrangheta, della Sacra Corona Unita. Mafia è una parola che fa paura e la paura tira fuori il peggio dalle persone.

Pio La Torre, Giovanni Falcone, Paolo Borsellino, Rocco Chinnici, Ninni Cassarà, Peppino Impastato e decine di altri eroi sono stati comuni cittadini che hanno votato la loro vita alla lotta per la giustizia, con la volontà e la necessità di recidere i “fili” della mafia con le parole e le azioni. Anche noi dobbiamo combattere le nostre paure e batterci per un’Italia libera dalle organizzazioni criminali, libera dal pizzo e libera dall’omertà. Ogni cittadino deve saper riconoscere questo impegno come un diritto e un dovere civico e proseguire in questa ferma volontà che ha davanti a sé già un sentiero tracciato. Come fare?

Diceva Antonino Caponnetto “La mafia teme la scuola più della giustizia, la mafia prospera sull’ignoranza della gente, sulla quale può svolgere opera di intimidazione e di soggezione psicologica: solo così mafia e illegalità possono prosperare.”

La scuola ha un ruolo determinante per lanciare l’affondo, formando i giovani alla cultura dello Stato e delle istituzioni.

Durante un’intervista il noto e arguto scrittore Andrea Camilleri denunciava la tendenza a non rispettare le regole, piuttosto diffusa nella nostra vita quotidiana:

Questo continuo spostamento dei confini fra legalità e illegalità produce un disagio altissimo, che non è solo morale. Diventa un fatto di costume sociale. E’ quel che io chiamo la morale del motorino, che imperversa in Italia. Con il motorino si può evitare la fila, destreggiarsi tra le auto e poi passare con il rosso. Tanto con il motorino si ha facilità di manovra, si può andare contromano, si fa lo slalom. Insomma, si fa quel che si vuole, fregandosene delle regole. Che anzi, diventano un elemento di fastidio, di disturbo.”


Ecco. Non c’è bisogno di essere eroi: dobbiamo credere nell’onestà e nel rispetto delle regole. Non dobbiamo rassegnarci. Non dobbiamo condividere il leitmotive del “così fan tutti”. Dobbiamo credere nel cambiamento e diffondere questa cultura tra i nostri coetanei.


Anche da giovani si può combattere contro il “mostro”. Abituarsi alle prepotenze e ai soprusi, arrivare a considerarli comportamenti accettabili, è già un modo per perdere la guerra; contrastarli è un modo per salvaguardare la libertà e la dignità di tutti noi. La mafia oggi è sicuramente meno visibile rispetto agli anni caldi del recente passato, oggi si è inserita in contesti economici e politici con estrema destrezza, tanto da essere poco percepita. La Lombardia, la nostra regione, per esempio, è la quinta regione italiana per infiltrazioni mafiose, presenti soprattutto nel business del cemento e dello smaltimento dei rifiuti. La criminalità organizzata è ormai una metastasi diffusa su tutto il territorio nazionale. L’elemento chiave per combattere questo sistema è la conoscenza e quest’ultima inizia dai banchi di scuola ed ecco perché i giovani rappresentano il futuro di questa lotta. Questi processi di informazione e sensibilizzazione trovano il supporto in tante associazioni e fondazioni che si pongono l’obiettivo del dare informazione e di sollecitare una fuga dalla passività, soprattutto di invitare noi giovani a diventare voce di legalità, giustizia e libertà.


Il nostro istituto scolastico è da diversi anni che si preoccupa di creare percorsi rivolti alla legalità e al contrasto del fenomeno mafioso. È così che abbiamo avuto modo di conoscere il Centro di studi e iniziative culturali “Pio La Torre” e con lui l’Istituto Marco Polo che si è fatto capofila di questo significativo progetto che, oltre ad essere formativo, ha il pregio di unire in un unico intento giovani che provengono da luoghi diversi e che imparano a conoscersi e ad aiutarsi. Oggi siamo onorati e felici di essere qui insieme a voi tutti e credo che questi giorni ce li porteremo dentro e germoglieranno in ciascuno di noi in modi e tempi diversi, ma lo faranno.


Il nostro istituto, l’Istituto Superiore Giuseppe Greggiati, è situato in un piccolo paese della provincia di Mantova, Ostiglia, proprio sulla punta estrema della Lombardia, ai confini con le regioni Emilia-Romagna e Veneto, nel nord-est dell’Italia.

Perché dovremmo preoccuparci così tanto di mafie? Perché lo abbiamo capito: la mafia è ovunque ci sia denaro e potere e ignoranza e mancanza di valori.


Il 21 marzo scorso ci siamo trovati in 50 mila a Padova per la 24 esima GIORNATA DELLA MEMORIA E DELL’IMPEGNO, promossa dalle associazioni Libera e Avviso Pubblico, in ricordo delle vittime innocenti delle mafie. L’evento quest’anno portava come titolo “Passaggio a Nordest. Orizzonti di giustizia sociale” e la piazza scelta come riferimento nazionale era appunto Prato della Valle, nella città veneta.

Una scelta significativa e necessaria che ci ha portato a volgere lo sguardo in quei territori a noi vicini dove la strutturazione locale del fare impresa, degli scambi commerciali, culturali e sociali esistenti, ha prodotto ricchezza, ma, nel medesimo tempo, è si è trasformata in una calamita per gli interessi e le strategie espansive delle organizzazioni mafiose. Bene dunque è stato fare un “passaggio a Nord Est” per parlare e riflettere di giustizia.


Tra i cinquantamila, collegati virtualmente con tutta Italia, da Aosta a Palermo, in Prato della Valle c’erano insieme ai tanti familiari delle vittime innocenti delle mafie, il Procuratore Nazionale Antimafia Federico Cafiero De Raho, Rosy Bindi, il segretario della Cgil Maurizio Landini e don Luigi Ciotti che ha introdotto il suo discorso con queste parole:

C'è gente che ha deciso di metterci la faccia e far capire da che parte sta. In questo momento nel nostro paese dobbiamo alzare la voce, mentre tanti scelgono un prudente silenzio”.


La mafia è una piaga della società e va estirpata alla radice. Ci rendiamo conto che non è facile, ma siamo noi ragazzi il futuro ed è compito nostro rendere il nostro Paese migliore.

Lo dobbiamo a Pio La Torre e a tutti coloro che hanno perso la vita per questa giusta causa e lo dobbiamo a noi stessi.

Concludo con le sagge e famosissime parole lasciateci da Giovanni Falcone:

Gli uomini passano, le idee restano. Restano le loro tensioni morali e continueranno a camminare sulle gambe di altri uomini.

Noi vogliamo essere quegli uomini e quelle donne.


Flavia Carderi e i ragazzi della IIIAM Iti Faraday di Ostia


PERCEPIRE LA MAFIA AD OSTIA, A DICIASSETTE ANNI

La percezione del fenomeno mafioso … Senza dubbio una richiesta importante per ragazzi di 17 anni, ragazzi presi dalla modernità e dal consumismo, travolti dalla sempre maggiore indifferenza degli adulti, protesi verso un futuro incerto, costretti a rinunciare ai propri sogni, legati ad una realtà di periferia affascinante e nello stesso tempo estremamente problematica.

Basta, però, fermarsi a riflettere in una giornata assolata, cercando il mare nascosto tra lottizzazioni infinite, guardando alle spalle una città immersa nel caldo primaverile, immobile nei suoi problemi e priva di spazi destinati ai giovani dove riunirsi, giocare e stare insieme, per capire come la mafia non sia quel fenomeno lontano, destinato alle remote terre del Sud, la protagonista di qualche film violento e spregiudicato, la responsabile di qualche riprovevole ‘ammazzatina’ ….

La mafia è, invece, sotto gli occhi di tutti in un contesto degradato e abbandonato a se stesso, nell’assenza delle istituzioni rinunciatarie e apparentemente impotenti, nell’impossibilità per i giovani di affermarsi e vincere gare pulite senza raccomandazioni e mazzette, nell’immobilismo edilizio, nelle difficoltà di costruirsi un’azienda competitiva e innovativa.

Comincia a materializzarsi l’idea, sentita forse a scuola o in qualche programma tv, che la mafia possa essere un fenomeno nascosto ma ben individuabile, perché si configura in quel male sottile che prima di danneggiare il fisico prende possesso delle coscienze, che permette di giustificare il reato e a non percepirlo più come tale (‘non pago il biglietto del servizio pubblico perché ci sono disservizi’), che alimenta le frustrazioni dei giovani (‘tanto è inutile anche tentare’) e quelle degli adulti di riferimento (‘ma andatevene di qui se volete un futuro’), che mortifica i progetti di crescita (‘ma che sei matto a buttarti in quell’affare’) e toglie anche la voglia di tentare (‘tanto solo i raccomandati vanno avanti’).

La mafia, penetrata nel tessuto sociale e stratificatasi per anni in un contesto periferico in cui ha trovato terreno fertile, è diventata via via mal costume e come tale non ha avuto bisogno di manifestazioni eclatanti (fino agli ultimi clamorosi episodi di cronaca): si è infiltrata piano piano tra l’indifferenza generale ed ha inquinato la città che si è abituata alla corruzione, all’immobilismo, all’omertà, al non vedere, al non sentire, al non denunciare, che ha visto crescere nuovi modelli vincenti in coloro che non rispettano le regole (‘solo i furbi vanno avanti’), negli arrampicatori sociali (‘quelli sì che ce la fanno’!), negli opportunisti (‘non è importante da che parte stare, ma seguire dove soffia il vento’), nei corrotti (‘se avessi i soldi anche io mi cercherei la raccomandazione’).

Le prime vittime di questo sistema malato sono i giovani, cui sono stati rubati i sogni, che respirano aria inquinata, che non riescono più a credere alla giustizia, alla correttezza, alla lealtà, all’onestà; chiusi in se stessi e cresciuti in un contesto malsano riproducono nella quotidianità scolastica e sociale questi modelli di comportamento, ritenendo giusti atteggiamenti astrattamente riprovevoli, ma che invece fanno parte della loro consuetudine di vita. Di fronte ad episodi di bullismo, di denuncia di qualche reato, di richiesta di collaborazione con l’autorità di riferimento, la loro risposta è tremendamente semplice perché ricalca il copione di un vivere sociale basato su tali convenzioni: ‘non ho visto, non ho sentito nulla, non posso parlare perché non so’.

Difficile diventa scardinare questo sistema, mostrare l’importanza di certi valori, offrire modelli positivi di comportamento, raccontare storie e palesare un’altra verità. Quando però si riesce ad aprire uno spiraglio nel buio è sorprendente vedere la forza dirompente di questi giovani che vogliono riappropriarsi del loro futuro, vogliono tornare a credere ai sogni, vogliono vivere in un mondo più giusto, più onesto e che non sia legato soltanto agli errori delle altre generazioni.

E allora si capisce come in queste realtà, più che in altre, siano fondamentali la scuola, le istituzioni, i progetti, le iniziative sociali che rappresentano il contraltare necessario per restituire ai ragazzi quel senso di correttezza e lealtà che è chiamato a controbilanciare una crisi di valori sociale e generazionale. Occorre partire dai giovani per ricostruire un tessuto cittadino onesto e virtuoso in cui anche la percezione del fenomeno mafioso non sia soltanto un fenomeno subito, ma diventi punto di denuncia e di ripresa nel tentativo di costruire un futuro più nuovo, più bello.

I gruppo Servizio civile del Centro Pio la Torre

Assistiamo quotidianamente alla perdita di riferimenti politici e sociali che porta ad un forte senso di disillusione e tutto ciò in un territorio come la Sicilia, con un alto tasso di abbandono scolastico e con un altissimo livello di migrazione giovanile, non aiuta e accentua l’assenza su un territorio che risulterà sempre più gravosa.

Abbiamo ottimi esempi del passato e i recenti movimenti, che hanno portato al susseguirsi di manifestazioni largamente partecipate, hanno dimostrato che i più giovani, da Greta a Simone, non ci stanno, che sono presenti e consapevoli della necessità di nuove alternative, di nuovi modelli sociali e culturali, ma dov’è la classe politica disposta ad ascoltare queste istanze?

Stiamo assistendo ad un sovvertimento delle responsabilità politiche generazionali.Per questo motivo l’eredità umana e politica di Pio La Torre è più che mai viva. Il suo esempio determina una presa di coscienza, conoscenza e partecipazione attiva sul territorio.

L’introduzione nel codice penale dell’articolo 416bis, che definisce e sanziona l’appartenenza ad un’organizzazione di stampo mafioso, la possibilità di sequestrare e confiscare le ricchezze illecitamente accumulate dalle organizzazioni criminali, rappresentano l’immenso lascito del suo impegno, che ha consentito nel corso di questi 36 anni di assestare colpi durissimi alle mafie. Grazie al suo lascito siamo qui oggi. Sulla base di questi principi il Centro Pio La Torre continua a svolgere attività di formazione e sensibilizzazione ai ragazzi di tutta Italia nei cicli di conferenze che affrontano le tematiche di attualità e della lotta alla mafia da Sud a nord. Grazie al lavoro svolto in questi anni e alla legge Rognoni La Torre i ragazzi e le ragazze in tutto il territorio nazionale vivono esperienze formative sui campi confiscati alle mafie.

E’ fondamentale continuare a lavorare sul territorio per far sì che le classi subalterne non si rivolgano alla criminalità organizzata, per questo i progetti di legalità sono essenziali ed è sempre più importante estenderli alle classi sociali emarginate. Le dimostrazioni sono le periferie sociali, come stiamo assistendo qui a Palermo, così come nella altre città come Roma, Torino, Napoli ecc… dove si rende sempre più necessaria l’interazione tra le associazione già presenti e operative sul territorio troppo spesso lasciate sole dalle istituzioni, che invece dovrebbero svolgere un lavoro di raccordo tra questi due realtà per arginare il gap formativo e sociale.

Sono stati fatti molti passi in avanti nella lotta alla mafia “tradizionale” grazie all’operato delle generazioni passate. Oggi che la mafia assume dei caratteri diversi, noi giovani generazioni non dobbiamo sicuramente dimenticare il passato e pensare che la mafia sia stata sconfitta, ma prenderci carico delle istanze di rivalsa nei confronti di un sistema che non ci appartiene. Inoltre il costante ricatto dell’instabilità economica, specialmente in Sicilia, dove la criminalità organizzata e l’assenza di reali investimenti nel mondo del lavoro, ha portato noi giovani ad un progressivo abbandono del nostro territorio. E’ necessario occuparsi della formazione, di cui noi giovani siamo parte attiva, e proporre nuove prospettive lavorative e sociali per invertire la rotta perseguita sino ad oggi.

In questa giornata così importante, alla vigilia della Festa del lavoro, anniversario di un’altra strage, l’eccidio di 11 lavoratori compiuto nel 1947 a Portella della Ginestra, è necessario che tutte le parti chiamate in causa (la politica, i sindacati, le associazioni, la società civile) rinnovino con forza, capacità e competenza, il proprio impegno per costruire un’Italia e un’Europa libere dagli intrecci tra mafia, politica, affari e corruzione.


Liceo Vittorio Emanuele II di Palermo


L’intervento che segue è frutto di un lavoro collettivo di dialogo e discussione tra noi, alunni del liceo classico “Vittorio Emanuele II” di Palermo , che abbiamo partecipato al percorso educativo antimafia, approfondito in classe e fuori classe.

La mafia è un fenomeno umano e come tutti i fenomeni umani ha un principio, una sua evoluzione e avrà quindi anche una fine.” Tali parole, rilasciate dal giudice Giovanni Falcone nel corso di un’intervista, accendono ancora oggi, a distanza di poco meno di un trentennio dalle stragi di Capaci e Via D’Amelio, un lume di speranza nel cuore dei Siciliani che scelgono ogni giorno di non piegarsi alla logica di sopraffazione di Cosa Nostra, ma di lottare ed impegnarsi attivamente, affinché la mafia venga finalmente estirpata dalla nostra terra. Al tempo stesso, è pur vero che il fenomeno mafioso non è destinato ad esaurirsi da sé e affinché questo possa essere finalmente sconfitto, occorrerà investire in campagne di informazione, di sensibilizzazione e di formazione rivolte a tutti gli ambienti della società, riconoscendo l’importanza cruciale dell’istituzione scolastica nella diffusione della cultura, arma potente in grado di abbattere il muro dell’ignoranza e della rassegnazione.


Il Centro Studi Pio La Torre, attraverso iniziative come il Progetto Educativo Antimafia a cui il nostro liceo aderisce da lungo tempo, si pone proprio questo obiettivo:

  • aumentare la conoscenza e la valutazione critica del fenomeno mafioso;

  • promuovere una corretta informazione lontana dalle semplificazioni, dagli stereotipi e dalle distorsioni veicolati anche da parte dei mass media e dei luoghi comuni .

Dal percorso compiuto abbiamo imparato che la mafia è un fenomeno complesso e in continua trasformazione :

che ha come obbiettivo l’acquisizione di potere e ricchezza;

che si serve di intimidazioni, di corruzione, di violenza;

che gode di un relativo consenso da parte di una popolazione, spesso ricattata , impaurita e complice perché fruisce di favori e vantaggi;

che controlla il territorio;

che cerca di fare affari anche con singoli esponenti delle istituzioni, della politica, degli affari in genere;

che si avvale di un codice culturale non immodificabile fatto di riti, pratiche sociali, linguaggio.

Pertanto essendo la mafia un fenomeno complesso e poliedrico, tante debbono essere le strade e gli approcci di contrasto, per esempio :

  • a livello legislativo con buone leggi,

  • a livello politico dei partiti con codici di autoregolamentazione,

  • a livello della repressione con l’efficienza delle forze dell’ordine

  • a livello scientifico con la conoscenza e lo studio del fenomeno

  • a livello etico con l’adozione di modelli e comportamenti improntati alla gratuità, alla nonviolenza, al rispetto della diversità, dell’ambiente, della bellezza

  • a livello economico con la creazione di attività pulite, sostenibili, non alienanti.


Tanti sono gli esempi di impegno civile e politico di uomini come Pio La Torre che, mosso da passione civile, da ansia di giustizia sociale a favore delle classi subalterne e da una forte tempra morale, aiutato dalla conoscenza del fenomeno mafioso, ci ha regalato la proposta di legge che istituisce il reato di associazione mafiosa nel codice penale, insieme alle indagini patrimoniali e alla confisca dei beni ai mafiosi. Per questo impegno autenticamente politico e umano, è stato ucciso dalla mafia.


Occorre tuttavia ricordare che tutti, nella nostra sfera d’azione, nel nostro piccolo, abbiamo il dovere di combattere la mafia, anche se possiamo poco, è necessario offrire il proprio contributo perché ognuno di noi è una tessera della storia che abbiamo il dovere di non sotterrare. Non possiamo continuare ad illuderci che la mafia sia una realtà a noi estranea, relegata in specifici ambienti, ciò significherebbe abdicare all'impegno personale da cui ogni cittadino non deve e non può esimersi senza divenire complice della rete di paura, omertà e vile indifferenza su cui la mafia ha costruito il proprio potere.


"Se ognuno fa qualcosa allora si può fare molto": è questa l'eredità più preziosa ed impegnativa che ci ha lasciato Padre Pino Puglisi, un uomo che ha scelto di vivere e testimoniare l'amore per il prossimo, quotidianamente a fianco degli ultimi della storia, con le armi del dialogo, del rispetto, della formazione delle coscienze al prezzo del più alto dei sacrifici. Per questo noi alunni del Liceo classico Vittorio Emanuele II, in cui lo stesso Puglisi ha insegnato, portando in prima persona il proprio messaggio di amore e di speranza, abbiamo deciso di farci testimoni della sua figura e delle sue azioni, del suo metodo e della sua pedagogia, mettendo in scena uno spettacolo teatrale che potesse in qualche modo lasciar trasparire, al di là della finzione scenica, la straordinaria semplicità con cui egli ha rivoluzionato la vita di molti. Se la mafia ha avuto paura di questo piccolo, mite ed, apparentemente, “inerme” prete di un quartiere degradato, al punto da ammazzarlo, vuol dire che l’arma della cultura, della non violenza, della promozione umana che Padre Puglisi ha incarnato e usato è una delle vie efficaci che dobbiamo seguire nel contrasto alla mafia.

E abbiamo scelto di farlo negli istituti penitenziari per minori della nostra regione, una realtà sicuramente non scevra da condizionamenti e pregiudizi, confidando nella natura etica del messaggio che costituisce la stessa ragion d’essere di tale spettacolo, il cui titolo “Tu da che parte stai?” ci pare un interrogativo imprescindibile per ridestare quella coscienza civile troppo a lungo sopita. Pertanto ci auguriamo che iniziative come questa, volte a diffondere trasversalmente la cultura della legalità, della solidarietà, della giustizia e della bellezza, possano coinvolgere attivamente sempre più giovani, nella ferma convinzione che cambiare è possibile ed “E’ tempo di andare avanti non più confidando nell’impegno straordinario di pochi ma con l’impegno ordinario di tutti” perché “se ognuno fa qualcosa allora si può fare molto”.


Commenti  e reazioni 

Nicola Zingaretti

"Ricordare Pio La Torre significa rilanciare e rimettere al centro dell'agenda politica la lotta alle mafie e lavorare insieme, uniti, per la crescita economica, morale e civile del nostro Paese". Lo scrive Nicola Zingaretti, presidente della Regione Lazio, in un messaggio inviato al Centro Pio La Torre in occasione della manifestazione in ricordo del 37° anniversario dell'uccisione di Pio La Torre e Rosario Di Salvo, promossa dal Centro Studi Pio La Torre d'intesa con la Fondazione Federico II ed in corso di svolgimento presso il Cortile Maqueda di Palazzo dei Normanni a Palermo.  "Oggi - continua Zingaretti - è fondamentale unirsi e mobilitarsi contro le mafie per dare, ciascuno secondo il proprio ruolo, un contributo attivo a una battaglia fondamentale per il futuro del nostro Paese. Sono trascorsi trentasette anni dall'uccisione di La Torre. Dopo tanto tempo le sue battaglie sono quanto mai attuali. Penso in particolare a un aspetto che ritengo determinante e che ha orientato in questi anni anche tante mie scelte da amministratore: l'idea forte e, per quei tempi, davvero innovativa, che il terreno su cui combattere le mafie non sia soltanto quello della repressione dei fenomeni criminali, e quindi del dovere di sostenere l'attività delle Forze di Polizia e della Magistratura, ma anche quello che concerne la necessità di un'azione incisiva nel tessuto sociale, promuovendo l'uguaglianza, la libertà delle persone, la loro partecipazione democratica, le occasioni di condivisione e incontro delle comunità".  "Con la risposta compatta delle forze sociali e dell'economia sana - scrive ancora nel suo messaggio Zingaretti -, con la creazione di sviluppo e benessere comune, soccombono le mafie. Pio La Torre fu tra i primi a capirlo, e a mettere in atto coerentemente questo principio con un'azione politica forte e coraggiosa. Assumendosene in prima persona i rischi e i pericoli. Pio La Torre capì che la prima questione politica per togliere ossigeno alle mafie era promuovere la crescita e lo sviluppo della Sicilia e del Paese. La mia speranza è quindi che il 37° anniversario dell'assassinio di Pio La Torre sia l'occasione per tutti di riscoprire i valori autentici della politica nell'esempio di un grande uomo che ha speso la sua vita per l'affermazione dei diritti e delle libertà dei cittadini, contro l'oppressione e il condizionamento delle mafie".

Gianfranco Miccichè

"Per la prima volta una commemorazione di una vittima di mafia si svolge in questo luogo. Questo è importante perché è testimonianza del fatto che le istituzioni non vengano più viste come delle nemiche da combattere". Così il Presidente dell'Assemblea Regionale Siciliana, Gianfranco Micchichè, intervenuto in occasione della manifestazione in ricordo del 37° anniversario dell'uccisione di Pio La Torre e Rosario Di Salvo, promossa dal Centro Studi Pio La Torre d'intesa con la Fondazione Federico II ed in corso di svolgimento presso il Cortile Maqueda di Palazzo dei Normanni a Palermo. "Ciò che va contrastato è il malaffare. In passato invece questo Palazzo, questa Assemblea, veniva visto come qualcosa di oscuro, da combattere. Era un errore. Oggi questa visione sta cambiando".


Gaetano Armao

"Il rapporto tra Pubblica Amministrazione e la mafia va reciso attraverso azioni che colpiscano gli interessi che tentano di condizionare l'operato delle amministrazioni". Così il Vicepresidente della Regione Sicilia, Gaetano Armao, intervenuto in occasione della manifestazione in ricordo del 37° anniversario dell'uccisione di Pio La Torre e Rosario Di Salvo, promossa dal Centro Studi Pio La Torre d'intesa con la Fondazione Federico II ed in corso di svolgimento presso il Cortile Maqueda di Palazzo dei Normanni a Palermo. "Il ruolo della memoria e della storia - ha continuato Armao - è fondamentale e la crescita della consapevolezza civile delle nuove generazioni è il punto di partenza per un futuro senza mafie".


Leoluca Orlando

"Una delle lezioni più grandi di La Torre è stata quella di andare al di là delle classi per combattere le grandi battaglie per i diritti". Questo il ricordo del Sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, intervenuto in occasione della manifestazione in ricordo del 37° anniversario dell'uccisione di Pio La Torre e Rosario Di Salvo, promossa dal Centro Studi Pio La Torre ed in corso di svolgimento presso il Cortile Maqueda di Palazzo dei Normanni a Palermo. "Pio La Torre era un comunista, con ideali chiari e ben definiti e portati avanti ad ogni costo - ha continuato Orlando - ma nelle grandi battaglie per la pace, per la terra, per la libertà, sapeva andare oltre le appartenenze politiche e coinvolgere tutti gli schieramenti. Questo esempio andrebbe seguito anche oggi, per esempio nella lotta in favore dei diritti dei migranti e della giustizia sociale".


Gianna Fracassi

"Pio La Torre era il sindacalista degli ultimi, degli sfruttati. Oggi commemorarlo significa commemorare anche i settanta sindacalisti uccisi per mano della mafia dal dopoguerra". Così la vicesegretaria generale della Cgil, Gianna Fracassi, intervenuta in occasione della manifestazione in ricordo del 37° anniversario dell'uccisione di Pio La Torre e Rosario Di Salvo, promossa dal Centro Studi Pio La Torre ed in corso di svolgimento presso il Cortile Maqueda di Palazzo dei Normanni a Palermo.


Claudio Fava

"La politica deve recuperare la funzione di ascolto della società". Così il Presidente della Commissione Regionale Antimafia, Claudio Fava, intervenuto in occasione della manifestazione in ricordo del 37° anniversario dell'uccisione di Pio La Torre e Rosario Di Salvo, promossa dal Centro Studi Pio La Torre ed in corso di svolgimento presso il Cortile Maqueda di Palazzo dei Normanni a Palermo. "La politica è fatta di ascolto per poter percepire i bisogni dei cittadini e mettere in pratica le esigenze e le istanze che provengono dal popolo. La Torre sapeva personificare in pieno questo modo di fare Politica con la 'P' maiuscola e di comprendere la pericolosità della mafia e saperla combattere fino all'estremo sacrificio".


Francesca Businarolo

 «Con Pio La Torre la lotta alle mafie diventa concreta, la sua azione e la sua moralità, il suo sacrificio con Rosario Di Salvo siano esempio per tutti oggi». Così in un tweet la presidente della commissione Giustizia, Francesca Businarolo, ricorda Pio La Torre e Rosario Di Salvo a 37 anni dalla loro uccisione.


Pietro Grasso

«Pio La Torre conosceva bene il male della nostra terra e cercò di combatterlo in prima linea. Fu ucciso per questo trentasette anni fa, insieme al suo collaboratore Rosario Di Salvo. Aveva intuito che bisognava colpire direttamente la linfa vitale della mafia per combatterla e che era necessario dotare il nostro ordinamento giuridico distrumenti adeguati. Elaborò così la proposta di legge - approvata dopo la sua morte - che introduce il reato di 'associazione mafiosà e quella sul sequestro e la confisca dei beni ai mafiosi. Del valore e della lotta di quest’uomo che ha dedicato la sua vita alla legalità e alla giustizia racconto spesso ai più giovani, a cui dobbiamo offrire buoni esempi ebravi maestri. E Pio La Torre lo è stato in vita e continua a esserlo ancora oggi». Così il senatore Pietro Grasso (LeU), componente della Commissione parlamentare antimafia, in un post su Facebook.

Giuseppe Lupo

“Abbiamo il dovere di coltivare la memoria per trasmettere ai giovani, futura classe dirigente del Paese, quei valori di legalità per la quale sono morti uomini come Pio La Torre e Rosario Di Salvo”. Così Giuseppe Lupo a margine delle manifestazioni per la prima ‘giornata per la legalità, istituita con legge regionale. “La strada della lotta alla mafia è piena di vittime ricordarle è quello che possiamo fare perché il loro sacrificio non sia stato vano. Del resto – aggiunge il parlamentare regionale - non è stata casuale la scelta di far coincidere la giornata di riflessione  con l’anniversario della tragica scomparsa di Pio la Torre, un politico coraggioso che non esitò a schierarsi in maniera netta mostrando come fosse possibile tagliare le radici del radicamento mafioso. La giornata regionale del ricordo per le vittime della mafia  - conclude - è l’occasione giusta per riscoprire i valori dei diritti e di giustizia  necessari a combattere ogni condizionamento mafioso”.

Caterina Chinnici

"Lo sviluppo delle misure patrimoniali contro le mafie, iniziato con la sua legge, ha raggiunto una dimensione transnazionale fino alla recente introduzione della confisca preventiva nel diritto dell’UE, sulla quale ho lavorato al Parlamento Europeo: lo hanno ucciso ma la sua opera vive e prosegue, e questo è il miglior riconoscimento alla memoria". Così Caterina Chinnici sottolinea il valore sempre attuale dell’impegno di Pio La Torre, ricordato oggi nel 37° anniversario della sua morte insieme con Rosario Di Salvo, vittima anche lui dell’agguato mafioso del 30 aprile 1982 a Palermo. "Secondo una stima riportata in una risoluzione dell’europarlamento del marzo scorso - aggiunge l’eurodeputata siciliana, che a Palazzo dei Normanni ha partecipato alla manifestazione promossa dal Centro Pio La Torre - nell’UE le attività criminali fruttano ricavi per circa 110 miliardi di euro all’anno, risorse sottratte all’economia lecita e all’utilità collettiva.Potrebbe essere una stima molto per difetto, e in passato altri studi hanno quantificato in 150 miliardi il giro d’affari delle sole organizzazioni criminali italiane, ma mettendola in relazione con il numero di abitanti significa già che la quota a carico della popolazione della sola Sicilia è di oltre 1 miliardo di euro all’anno, un prezzo pagato in termini di minore ricchezza e di minori servizi. E un prezzo c'è anche per le imprese: già nel 2013 il report finale della Commissione Crim del Parlamento Europeo aveva stimato in circa 670 miliardi di euro i maggiori costi subiti dalle aziende nell’Unione Europea per effetto del crimine organizzato e della corruzione".  "L'esperienza siciliana e italiana ha indicato la via maestra, cioè combattere le mafie colpendone la ricchezza - conclude - e la leggeRognoni-La Torre, di cui mio padre fu acceso sostenitore, ha avviato il riconoscimento legislativo di questa intuizione. Le misure di prevenzione patrimoniale hanno dato eccellenti risultati in Italia e devono poter essereapplicate in tutta l’Unione Europea. Non bisogna lasciare alle reti del malaffare la possibilità di sfruttare eventuali punti deboli dei sistemi nazionali, e uno studio di Europol ci dice che finora nell’UE le confische non superano l’1,1% dei profitti criminali. L'introduzione della confisca preventiva nel regolamento UE dell’ottobre scorso sul riconoscimento reciproco dei provvedimenti di congelamento e di confisca è un grande risultato per l’Italia e per la Sicilia: le mafie non potranno più salvare i loro capitali illeciti dalla confisca trasferendoli in un altro stato dell’UE. Nella prossima legislatura occorrerà compiere il passo in più:introdurre nella normativa UE anche una nozione comune e dettagliata di criminalità organizzata, indispensabile per valorizzare tutti gli strumenti di contrasto".



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