Mattarella: la lotta alla mafia comincia a scuola
“Nel giorno del 39/esimo
anniversario della morte per mano mafiosa di Pio La Torre e di Rosario Di Salvo
esprimo il mio apprezzamento per l'evento da voi organizzato che, attraverso un
dialogo con le giovani generazioni, mantiene viva la memoria delle vittime
della lotta contro la criminalità organizzata quali grandi esempi di impegno
civico e di senso dello Stato per l'intera collettività”. Inizia con queste
parole il messaggio inviato dal presidente della Repubblica, Sergio
Mattarella, al centro studi Pio La Torre nel 39/mo anniversario
dell'uccisione politico - mafiosa di Pio La Torre e Rosario Di Salvo. “Vanno incoraggiate in ogni modo le
iniziative volte a diffondere la cultura della legalità - prosegue il presidente
Mattarella - quali contributi essenziali al processo, storicamente
ineluttabile, di sradicamento dalla società dei fenomeni mafiosi. Educare gli
studenti al rispetto dei principi civici significa porre le basi per costruire
una collettività futura libera da ogni forma di condizionamento criminale. Per
queste ragioni manifesto il mio apprezzamento verso il progetto educativo
promosso ogni anno dal Centro studi, quale tangibile contributo al
consolidamento di una coscienza pubblica che ripudia ogni espressione di
violenza. Nell'unirmi al ricordo di Pio La Torre e di Rosario Di Salvo, rivolgo
a tutti i presenti e agli studenti collegati in video il mio caloroso saluto”.
Impegno, memoria, prevenzione e
lotta le parole ricorrenti nei tantissimi messaggi pervenuti da rappresentanti
delle istituzioni, sindacati, associazioni, familiari delle vittime di mafia,
detenuti e studenti che hanno risposto all'appello del centro Pio La Torre. “La
lezione di Pio è ancora valida – ha detto Vito Lo Monaco, presidente del
centro studi – spezzare il rapporto tra mafia, politica e corruzione è il
filo rosso che lega le vecchie mafie alle nuove che, con la crisi pandemica,
corrompono di più. Un messaggio sintetizzato anche dai lavori degli studenti e
visibili sul nostro sito www.piolatorre.it, e dai risultati della 14/ma
indagine della percezione mafiosa che tramite il nostro progetto educativo
antimafia, riconosciuto e sponsorizzato dal Ministero dell'Istruzione, ha
coinvolto oltre 100mila studenti da Nord e Sud Italia di 650 scuole, compresa
una rappresentanza di studenti detenuti”.
Nella videoconferenza trasmessa
in streaming sono numerosi i videomessaggi di affetto e partecipazione inviati,
come quello della presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati:
“La biografia di Pio La Torre è stata un vero e proprio manifesto: dal
consiglio comunale di Palermo all’Assemblea Regionale siciliana sino alla
Camera dei deputati la sua attività politica è stata vissuta come servizio per
il Paese e per i cittadini. Il profondo attaccamento al valore della legalità
si è tradotto nella capacità di promuovere iniziative legislative che hanno
lasciato il segno nella lotta alla mafia, tutto ciò sostenuto dalla coscienza
del fondamento etico della politica. E proprio questa testimonianza – ha
aggiunto Casellati - ha tanto da insegnarci nei tempi drammatici che stiamo
vivendo: la dedizione disinteressata al bene comune, l’onestà e la trasparenza
rendono le istituzioni un riferimento forte e solido. Mai come ora abbiamo
bisogno di sentire la presenza dello Stato nella protezione della salute, nel
rilancio dell’economia come nella tutela dei più fragili”.
Il presidente della Camera,
Roberto Fico, ha ricordato l'eredità di Pio La Torre portata avanti dal
nostro centro studi: “Liberare il Paese dalla mafia significa intervenire sulle
disuguaglianze, sul lavoro, sulla dispersione scolastica, sulla povertà
economica e culturale, sostenere persone e attività imprenditoriali prima che
la criminalità organizzata sfrutti situazioni di fragilità per insinuarsi dove
sono più accentuati fattori di vulnerabilità economica e sociale. Questa
esigenza è più che mai sentita in un momento come questo, a causa della
pandemia. Attività del centro Pio La Torre come i laboratori di lettura, di
musica o i seminari su temi di attualità offrono spazi di confronto preziosi e
un’alternativa culturale che costituisce un modello civile positivo. Si tratta
del primo e fondamentale passaggio affinché il progetto di Paese a cui ha
lavorato Pio La Torre sia finalmente e doverosamente portato a termine”.
Il presidente del parlamento
europeo, David Sassoli, ha parlato poi della sfida lanciata dalla “Natura
transnazionale delle mafie che riciclano i proventi del crimine ormai ovunque,
come dimostrato dai numerosi interventi dell’Europol. Tutti i paesi sono a
rischio – ha detto - Da questo punto di vista è importante che la commissione
europea abbia lanciato qualche giorno fa una strategia unitaria per la lotta
alla criminalità organizzata. È un passo in avanti nella lotta al riciclaggio.
Sappiamo che tra il 2015 e il 2020 la metà dei 70 miliardi di euro stanziati
dall’Europa per l’Italia sono stati sequestrati da gruppi mafiosi. In questo
momento è estremamente necessario che le istituzioni vigilino con attenzione
rispetto all’uso e alla gestione dei fondi europei, del piano di ripresa e del
Recovery Fund per evitare che questo denaro non sia preda della criminalità e
che invece sia destinato all’attuazione di interventi strutturali per la
ricostruzione della nostra società”.
“L'assassinio di Pio La Torre fa
presente a tutti noi la necessità di essere uniti contro ogni tipo di
criminalità e ogni tipo di mafia – ha detto il ministro dell'Istruzione
Patrizio Bianchi - Ricordare chi ha perso la propria vita per la legalità, per
il Paese e anche per i più deboli è un nostro dovere civico, perché vuol dire
difendere quel principio di eguaglianza e solidarietà che è alla base della
nostra Repubblica. Facciamo nostri gli ideali e le battaglie di Pio La Torre e
di chi, come lui, si è battuto per questi. Vi ringrazio per mettere la
legalità, lo Stato, i diritti e la solidarietà al centro, questo è uno dei
principi fondamentali dell'educazione e della nostra scuola”.
Di emergenza sociale ha parlato
anche l'arcivescovo di Palermo, Corrado Lorefice: “C’è una pedagogia
tipicamente mafiosa che, con un falso spirito comunitario, crea legami di
dipendenza e subordinazione dai quali è molto difficile liberarsi. Penso anche
alla violenza di genere che è esplosa in questo tempo in molte città, compresa
la nostra Isola, qui in Sicilia, anche tra adolescenti e giovani. C’è bisogno
di un nuovo spirito comunitario che ci aiuti a uscire insieme dai problemi
concentrando le migliori energie emerse in questo tempo di prova a causa della
pandemia”.
Il presidente della Regione Siciliana,
Nello Musumeci: “Difficile oggi poter individuare il mafioso, soprattutto
quando cerca l’alleanza con il potere politico e con la burocrazia. Ecco perchè
il progetto educativo del Centro studi e la percezione che i giovani hanno del
fenomeno mafioso diventano occasioni per capire come rendere pienamente la
gravità del fenomeno”.
Il presidente dell’Assemblea Regionale
Siciliana, Gianfranco Miccichè, ha ricordato la recente scomparsa di
Emanuele Macaluso, più volte evocato nel corso della videoconferenza di oggi.
“Macaluso ha definito La Torre un combattente dell’antimafia, grazie a lui,
diceva, 'finalmente i mafiosi muoiono in carcere'. Da lì ho capito il
significato della battaglia culturale di Pio La Torre, un uomo che non ho
conosciuto ma che mi sarebbe piaciuto tantissimo conoscere. Oggi, comunque, con
tutti i limiti lo Stato c'è”.
“L' impegno di contrasto alla
mafia di Pio La Torre ha prodotto una legge che rispondeva a una intuizione: è
più importante sottrarre il potere economico a ogni mafioso di qualunque misura
sanzionatoria, perché la mafia non è un delitto, ma un sistema criminale di
potere politico, economico, religioso, culturale”, ha detto il sindaco di
Palermo, Leoluca Orlando.
“Per essere persone libere
bisogna combattere la malavita organizzata e soprattutto la cultura che questa
genera – ha detto il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini -
Investire per creare lavoro e infrastrutture vuol dire anche liberare le
persone dal ricatto e dalla mafia e affermare i valori della legalità e della
giustizia”. Compatto il fronte sindacale che si è espresso sui temi
della giustizia sociale attraverso le voci di: Luigi Sbarra, segretario
generale nazionale Cisl, Leonardo La Piana, segretario Cisl Palermo Trapani,
Emanuele Ronzoni, segretario organizzativo Uil, Claudio Barone, segretario
Generale Uil Sicilia, Alfio Mannino, segretario generale Cgil Sicilia. I loro
contributi sono on line sul sito del centro Pio La Torre.
A inviare un messaggio di
vicinanza sono stati anche: Claudio Fava, presidente Commissione antimafia
dell'Assemblea Regionale Siciliana, Enrico Letta, segretario nazionale Pd,
Giuseppe Lupo, capogruppo Pd all' A.R.S., e i familiari delle vittime di mafia,
come Tiziana Di Salvo, Filippo e Franco la Torre, Maria Falcone, della
fondazione Giovanni Falcone, Giovanni Chinnici per la fondazione Rocco
Chinnici, Gianfranco Amenta per la fondazione Gaetano Costa, Vittorio Teresi
del Centro studi Paolo Borsellino, Leonardo Agueci, della fondazione Progetto
Legalità, Umberto Santino del Centro Peppino Impastato, don Luigi Ciotti di
Libera e Giuseppe Enrico Di Trapani di Addiopizzo.
Particolarmente prezioso
quest'anno il contributo degli studenti detenuti che hanno partecipato
al progetto educativo antimafia. A Palermo hanno pulito la targa che
all'Ucciardone ricorda quei 14 mesi trascorsi nel carcere storico da Pio La
Torre, ingiusta condanna per aver chiesto maggiori diritti per i contadini. La
quinta sezione dell'Ucciardone dove una volta c'erano delle celle oggi ospita
un polo didattico a lui intitolato. E proprio da qui, al termine del progetto
educativo, un detenuto ha espresso parole di riconoscenza e gratitudine per un
percorso che gli ha fatto conoscere “un'istruzione e un cambiamento che non
credevo possibile, interrotto da scelte di vita sbagliate, dettate da
opportunità mancate”.
Ha concluso la manifestazione l'attore Marco Gambino, con un dialogo tratto dall'ultimo libro di Vincenzo Consolo: “Pio La Torre orgoglio di Sicilia”, donato al centro Pio La Torre.
In via Li Muli a Palermo, dove la mafia uccise il segretario regionale del Partito comunista Pio La Torre e il suo collaboratore Rosario Di Salvo: nell'ora dell'omicidio, alle 9,20, una delegazione del Pd, guidata dal vicesegretario nazionale Giuseppe Provenzano, dal segretario regionale Anthony Barbagallo e da quello di Palermo, Rosario Filoramo, ha deposto una corona nel luogo dell'eccidio. Una corona di fiori è stata deposta anche dalla Cgil siciliana.
L'analisi sciasciana
Roma, 12 aprile 1982. Due uomini conversano affiancati sul
Lungotevere. Sono Pio La Torre, segretario del Pci siciliano
e il suo compagno di partito Emanuele Macaluso. «Bada
che ora tocca a noi», dice La Torre. «Devi avvertire che tocca a
noi», insiste. «Ma hai avuto minacce?», domanda Macaluso. «No.
Il mio e un ragionamento politico», è la risposta di La Torre.
Palermo, 30 aprile 1982. Due uomini giacciono riversi all’interno di
un’autovettura. Sono Pio La Torre e il suo autista Rosario Di Salvo.
Crivellati dalle raffiche dei killer in una traversa di corso Calatafimi.
Solo diciotto giorni per confermare la spietata e lucida analisi politica
di Pio La Torre. È questa una storia semplice, paradigmatica.
Una storia sciasciana. Sicilia, politica, mafia, equilibri internazionali
e un fiume di denaro. La certezza è che Pio
La Torre aveva avuto la tragica consapevolezza politica di un
oscuro disegno criminale.
Trentanove anni dopo, quel terribile ordito assume inquietanti contorni.
Il contesto, per dirla con Sciascia, è sempre romano. Roma è il
luogo degli accadimenti.
È stata dunque solo la mafia a eliminare le due persone che volevano
imprimere un nuovo corso alla Sicilia: Pio La Torre e Piersanti
Mattarella?
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