Marx e Paolo VI uniti per uno sviluppo sostenibile

Economia | 17 ottobre 2015
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Le statistiche mondiali ci dicono che gli abitanti del Pianeta sono già oltre 7,4 miliardi, che quest’anno sono scomparsi altri 4 milioni di ettari di foreste e abbiamo quasi dieci milioni di ettari  di deserto in più, che più di 787 milioni di persone sono denutrite e 1 miliardo e 618 milioni, invece, obese. Solo per la spesa militare i governi spendono ogni giorno 2,5 miliardi di $, metà di quella per la sanità e l’educazione. Tra 42 anni non ci sarà più petrolio, tra 162 finirà il gas, tra 412 il carbone.

Dietro l’oggettività dei numeri si possono immaginare, solo approssimativamente, i drammi e le tragedie dei popoli e delle singole famiglie in miseria o alle prese con la fame o le guerre, il tragico quadro della disuguaglianza sociale, della sperequazione di vita degli esseri umani nel nostro mondo e all’interno delle singole nazioni dove la minoranza dei ricchi è diventata sempre più ricca e la maggioranza sempre più povera. L’1% della popolazione detiene la maggioranza della ricchezza prodotta.

L’Occidente industrializzato, dalla Rivoluzione industriale a oggi, ha assorbito la maggioranza delle risorse naturali del Pianeta sottraendole ai nativi fatti diventare consumatori dei prodotti industriali dei Paesi industrializzati e imponendo un modello di sviluppo che è la causa principale dell’inquinamento dell’ambiente per la modifica del ciclo del carbonio e l’effetto serra generato dai gas emessi da industrie, trasporti, agricoltura e dalla maggioranza delle attività umane.

È questo lo scenario che alimenta a valle la miseria, la fame, l’economia criminale, la corruzione estesa.

Va cambiato radicalmente il modello globale di sviluppo che, ieri e oggi, genera guerra e migrazione d’intere popolazioni. L’innovazione tecnologica e la crescita economica devono essere sempre congiunte a un autentico progresso sociale, morale (non l’ha detto solo Marx, ma anche Paolo VI parlando alla Fao negli anni settanta). Ed è la Pace, come ha ripetuto il nostro Presidente della Repubblica parlando all’Expò, che garantisce l’efficace uso delle risorse planetarie per debellare la fame e l’ingiustizia distributiva.

Il futuro del Pianeta deve uscire da questa stretta cornice. I cambiamenti climatici- effetto serra, scioglimento dei poli e dei ghiacciai, desertificazione- sono provocati dall’inquinamento risultante da un processo produttivo dominato da una stretta alleanza tra economia e finanza che usano l’innovazione tecnologica guardando al loro interesse immediato senza curarsi in alcun modo degli effetti sulla popolazione e l’ambiente né farsi scrupolo di alimentare fenomeni come corruzione, economie criminali, disuguaglianze sociali.

L’esempio della Terra dei fuochi, finalmente emerso dopo tante persone uccise dall’inquinamento e dopo tante proteste popolari, indica un modello usato in vari continenti. Alcuni industriali europei hanno trovato vantaggioso affidare i rifiuti tossici, scarto della loro produzione, a una mafia locale che, con la compiacenza di parte della classe dirigente, ne ha ricavato  ulteriore ricchezza per sé e impoverimento e morte per le popolazioni e la natura.

Se gli inquinanti uccidono le persone, l’ambiente e la biodiversità ivi contenuta, s’impone un radicale mutamento d’approccio nel processo di sviluppo cominciando dalla velocità di sfruttamento delle risorse che non rispetta il lento ciclo naturale della loro ricostituzione. Ogni ciclo produttivo inquinante è immediatamente pericoloso per la salute umana presente e futura per il noto fenomeno della bioaccumulazione, pertanto va interrotto. La nuova legge penale italiana sugli ecoreati è un piccolo passo avanti, ma non è risolutivo come sostenuto da diversi ambienti considerato che le lobby potenti petroliferi sono riusciti a escludere dai reati l’uso di tecniche esplorative ( v. air gun) dannose per l’ambiente e la fauna marina.

Per fortuna si è aperta nel mondo una fase di maggiore consapevolezza sociale e culturale per uno sviluppo ecocompatibile per preservare il futuro del Pianeta.

L’Enciclica Laudato si di Papa Francesco contribuisce certamente alla sensibilizzazione dell’opinione pubblica, ma se non seguono scelte coerenti dei governi nazionali e delle autorità internazionali da imporre a quel sistema economico finanziario di cui abbiamo parlato, registreremo un peggioramento della salute del pianeta.

La politica degli Stati nazionali e degli Organismi internazionali deve riconquistare la sua autonomia d’azione facendosi forte degli interessi dell’Umanità del futuro.

 di Vito Lo Monaco

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