Maria Ausilia Di Falco racconta la musica dell'Io
E’ stata presentata lo scorso 24 agosto, al Teatro Sociale di Canicattì, l’ultima fatica letteraria della scrittrice Maria Ausilia Di Falco, dal titolo “Ascoltando l’Io”. L’evento, inserito nella rassegna di eventi culturali, ricreativi e artistici "R...Estate in Città", in programma nella cittadina dell’agrigentino dal 6 agosto all'11 settembre 2016, ha richiamato un numeroso pubblico di appassionati.
Suggestiva la cornice liberty della location che ben si è prestata ad accogliere la presentazione del saggio e il concerto di musica classica eseguito dai musicisti dell'Associazione Suoni Indiscreti.
A partire dalle 21, dopo i saluti di rito da parte del sindaco della città, avv. Ettore Di Ventura, e dell’assessore alla Cultura, prof. Katia Farrauto, un concentrato di artisti ha dato vita e anima ad una serata dal grande carisma. Oltre ai bravissimi musicisti dei Suoni Indiscreti il plauso va alle attrici che hanno interpretato alcuni brani tratti dal saggio, tra cui l’affermata Lucia Cammalleri, e al regista Simone Luglio.
Maria Ausilia Di Falco, a sua volta pianista e docente di Educazione musicale, si è specializzata in Musicoterapia a Torino e collabora col Giffoni Film Festival e col Conservatorio di Palermo per i progetti internazionali. La sua prima esperienza letteraria risale al 2010 quando pubblicò il romanzo I due colori del Tamigi.
Ascoltando l’Io, invece, è un saggio sulla musicoterapia la cui prefazione è stata affidata a Dorotea Cei, docente di pianoforte al conservatorio V.Bellini di Palermo, e fa parte della collana “Pentagrammi&Parole”, il cui direttore è Simone Piraino, Edizioni People & Humanities.
L’intera serata è stata moderata dal direttore della Casa Editrice di Palermo, dott. Mauro Buscemi, mentre gli interventi di Simone Piraino, della docente in lettere, prof.ssa Emanuela Zaccaria e dell’autrice si intrecciavano con le performance dei musicisti e delle attrici.
Il volume, che è già stato presentato a Palermo e ha partecipato alla manifestazione “Una marina di libri”, vuol mostrare al lettore il mondo poco esplorato della musicoterapia. Attraverso gli studi e l’esperienza diretta l’autrice ci introduce in un universo parallelo fatto di suoni, di musiche e delle reazioni che le stesse provocano nella psiche di chi l’ascolta. Abbiamo cercato di farci condurre dalla scrittrice nell’esplorazione di questo mondo immaginifico.
La musicoterapia è
l'uso della musica da parte di un musicoterapista qualificato, in un
processo atto a facilitare e favorire la comunicazione, la relazione,
l'apprendimento, la motricità, l'espressione, per soddisfare
necessità fisiche, emozionali, mentali, sociali e cognitive.
Essa
aiuta l'integrazione intra/inter-personale.
Quali
sono i rischi di un uso poco appropriato della musica da parte
dell’utente finale? Secondo
me i rischi, così come racconto nel libro, sono quelli di
trasformare la bellezza della musica, che è quella di far provare
emozioni e trasmetterle, in ansia da prestazione e quindi in un
rapporto insano con lo strumento, un amore/odio che si trasforma in
vere patologie, la patologia del musicista che non riesce a godere
della propria musica perché troppo concentrato sulla paura di
sbagliare le note, la tecnica. Questo è, secondo me, uno dei rischi
principali.
Fin dalla preistoria l’uomo ha sentito il bisogno di esprimersi attraverso la musica, oggi si è arrivati a sostituire l’estro del compositore con la sterile tecnologia informatica attraverso programmi in grado di comporre dei pezzi. Cosa ne pensi di questo aspetto e quanto può creare appiattimento emotivo in chi la ascolta? Sicuramente non sarà mai la stessa cosa assistere ad un concerto in diretta perché le vibrazioni che dà la musica,le vibrazioni che arrivano direttamente al nostro corpo non sono le stesse se ascoltiamo la radio o altri strumenti tecnologici,mi piace però cogliere gli aspetti positivi; la tecnologia musicale ha aiutato molto nel campo della composizione e della registrazione, è una tecnica di supporto, e penso che, come in tutti i campi innovativi, quello che risulta essere più importante è sfruttare gli aspetti positivi mentre, di contro, ci sono cose come la creatività che sono intoccabili.
Con quali criterio il musicoterapista sceglie i brani da proporre al suo paziente? C’è tutto un percorso di ricerca che il musicoterapista opera nei confronti del paziente. Se quest’ultimo è normodotato la ricerca è piuttosto facilitata perchè tramite un dialogo si può risalire alle musiche che il paziente ha ascoltato nel grembo materno o durante l’infanzia e quindi trovare gli attivatori sonoro-musicali della persona. E’ in quel momento che il fisicoterapista, sotto la propria responsabilità, sceglie il brano più adeguato al percorso personale del musicista o del paziente che ha di fronte, tenendo conto anche di fattori quali la personalità e l’acculturazione. Se la persona non è normodotata la faccenda è un po’ più complicata perché occorre, nell’ambito delle disabilità, fare intervenire le famiglie e chiedere il loro aiuto per ricercare la storia personale musicale.
I ritmi musicali sono diversi e diversi sono gli effetti che essi provocano in chi si pone all’ascolto. Come individuare il giusto filone e come evitare che musiche inappropriate vadano ad arrecare danni ulteriori a chi soffre di forme patologiche che potrebbero subire ulteriori sollecitazioni con ascolti sbagliati? Esiste una ruota degli umori che deriva dai nove nava rasa indiani, i nove sentimenti (dolce, scherzoso, tragico, drammatico, maestoso, solenne, gioioso, tranquillo, disgustoso) che la musica può provocare sugli uomini, E’ chiamata Mood Wheel, Ruota degli Umori, che ha base scientifica e che è stata messa in atto da una ricercatrice americana di nome Kate Hevner. Secondo la studiosa il paziente, partendo dal suo stato emotivo, ha bisogno di attraversare questi stadi emotivi per arrivare a quello desiderato della serenità. Questo è un valido sussidio. Facciamo un esempio pratico: ad un paziente aggressivo non è somministrandogli una musica allegra che diventerà allegro né tantomeno il somministrargli una musica aggressiva che potrebbe renderlo più a suo agio; bisognerà fargli attraversare lentamente i vari stadi in un processo lungo di trasformazione senza arrecargli danni. E’ importante specificare che, nel campo delle patologie, il musicoterapista lavora in equipe con altri esperti.
E’ risaputo che diverse religioni si avvalgono della musica per veicolare il loro messaggio, pensi che la musica ponga l’individuo in una sorta di predisposizione all’ascolto? Sì penso proprio di sì, perché in principio era il verbo ed il verbo era il suono, noi siamo circondati di suoni.
Una recente ricerca canadese mostra come la musica stimoli la dopamina, un neurotrasmettitore che determina una sensazione di piacere e soddisfazione. E’ per questo che essa da qualche tempo viene usata come terapia in alcuni ospedali all’avanguardia. Quali sono i criteri per individuare quali generi musicali sono più appropriati a queste terapie? Esistono particolari effetti quali l’ “effetto Mozart” che, come è stato scientificamente assodato, crea un rilassamento corporeo, poi tutto dipende dalla ricerca di cui parlavamo prima. Infine, col passare del tempo, la terapia può essere ulteriormente adattata al percorso del paziente.
La musica greca antica era considerata "la cura dell'anima". Secondo le teorie del tempo, ogni particolare "tonalità" musicale era in grado di far scaturire una particolare "suggestione psichica". In questa teoria denominata dell'ethos (energia "che affascina") ogni suggestione creata dalla musica poteva recare miglioramento a determinate carenze dello spirito della mente e persino del corpo.
Oggi, in taluni casi, la musica diventa un canale privilegiato in situazioni in cui problematiche di ordine neurologico, psicologico o psico-affettivo impediscono l’espressione verbale o l’espressione del proprio sé: mi riferisco in particolare a casi in cui il soggetto è stato colpito da gravi traumi fisici (coma) o psicologici (violenze). Quanto il musicoterapista può aiutare in un auspicabile processo di recupero in associazione alle cure mediche del singolo caso? Tanto perché in quanto terapia espressiva la musicoterapia risulta di supporto, può aiutare a risolvere degli stati emotivi nel paziente che un farmaco non può risolvere. Di certo, in casi specifici, la musicoterapia da sola può alleviare ma non guarire, però associata alla medicina e ai farmaci può essere un ottimo supporto.
Questa è la tua seconda esperienza letteraria, cosa accomuna "Ascoltando l'io" a I due colori del Tamigi del 2010 a parte, ovviamente, l’autrice? La passione, il primo libro è un romanzo mentre questo è un saggio. Nel primo si parla di musica, di danza, di arte anche in questo si parla di musica e di arte ma ha un fondamento scientifico. E’ una sorta di manuale per neofiti.
Ci lasciamo sorridendoci, poco dopo sale sul palco, scalza, si avvicina al piano e lasciando scivolare dita svelte e allenate regale qualche virtuosismo ad un pubblico desideroso di armonia.
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