Mafia-politica, l’allarme sociale che viene dai giovani
14 aprile 2014
Il report sulla percezione del fenomeno mafioso da parte di studenti italiani e tedeschi, promosso dal Centro Studi Pio La Torre e commentato da qualificati (e volontari) esperti, anche quest’anno conferma quanto rilevato negli anni scorsi, ma con qualche significativa novità sulla quale vorremmo richiamare l’attenzione.
Fermo restando i limiti e le insufficienze dell’indagine e del campione autoselezionato, dal report vengono segnali forti e chiari di allarme e consapevolezza sociale da parte dei giovani che una classe dirigente attenta dovrebbe accogliere. Il segnale che più vorremmo sottolineare è l’ampia consapevolezza dei giovani intervistati della stretta relazione tra le attività criminose e la politica (questo purtroppo conferma le precedenti rilevazioni) favorita dalla “corruttibilità” in allarmante crescita della classe dirigente.
Il risultato sicuramente sarà stato influenzato dal maggior spazio che i media, dai quali si informano i giovani, hanno riservato ai temi della corruzione e ai processi giudiziari ad essi collegati. Ma dovrebbe far riflettere la constatazione della maggioranza degli intervistati che ritiene che essa (la corruzione) è la causa principale dell’espansione del fenomeno mafioso nelle regioni centrosettentrionali non legata dunque all’emigrazione o all’”infiltrazione” della criminalità dalle regioni originarie. L’altra causa per la quasi totalità degli intervistati (il 95%) è da attribuire interamente alla responsabilità della classe politica e alla cosiddetta “area grigia”.
Da ciò ne consegue la considerazione, che più ci ferisce, che la mafia non è un fenomeno che sarà sconfitto a breve dallo Stato, identificata (erroneamente) con una politica ritenuta connivente e complice. Un pessimismo che non contraddice altre certezze sulla natura della mafia che mira al controllo dell’economia e del territorio attraverso la politica e l’impegno giovanile a dedicarsi ad attività di volontariato e solidarietà. C’è dunque una grande distanza tra quanto propone la mafia e ciò a cui aspira il mondo giovanile.
La sfiducia dei giovani verso la politica non scade in un qualunquismo nichilista, essi mostrano fiducia nel loro attuale luogo di lavoro: la “scuola”, nei docenti, poi nella magistratura e nella famiglia. Essi mostrano consapevolezza che la mafia è un ostacolo per il loro futuro per la sua pervasività nell’economia e nella politica, non cercano scorciatoie, ma riconoscimento della verità, valorizzazione della solidarietà e dell’amicizia.
Da questi giovani intervistati viene fuori un quadro del tutto diverso dal cliché del giovane individualista, consumista, superficiale. È molto utile per comprenderli leggere anche i loro articoli della sezione Junior di ASud’Europa, attraverso i quali si percepisce una tensione ideale e una forte proiezione fiduciosa verso un futuro diverso. Il Centro Studi, con la collaborazione del Ministero della Pubblica Istruzione e del Ministero degli Esteri, ha preso contatto con le scuole italiane all’estero, con le quali ha avviato un dialogo per farle partecipare al progetto educativo del prossimo anno scolastico. Quest’anno possiamo fornire i primi risultati di una collaborazione, grazie alla dottoressa Klose, con alcune scuole tedesche che potrete leggere più avanti. Leggendo i commenti di Salvatore Di Piazza, Giovanni Frazzica, Antonio La Spina, Gianfranco Matarazzo, Raffaella Milia, Vincenzo Militello, Salvatore Sacco, Ernesto Savona, Attilio Scaglione, Sorina Soare, Alberto Vannucci, che ringrazio, scoprirete che speranza, solidarietà, aspirazione al cambiamento sono le molle ideali di questi giovani, ai quali la classe dirigente del paese dovrà aprirsi e dare risposta.
Anche per questo presentiamo questo report giovedì 17 aprile alle ore 10 per la prima volta a Roma alla presenza della presidente della Commissione antimafia, Rosy Bindi per ribadire un reciproco impegno di collaborazione, di analisi e di contrasto alle mafie.
Vito lo Monaco
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