Maggiore flessibilità sul 41-bis, i principi costituzionali e i diritti umani non sono rinunciabili. Bisogna riconsiderare gli aspetti solo afflittivi. Pensiamo anche a innovazioni tecnologiche come Skype al posto delle schede telefoniche". Parole del sottosegretario alla Giustizia, Gennaro Migliore (Pd). Parole dedicate ai 732 super criminali, storici e più attuali, rinchiusi al 41-bis in dodici carceri: L' Aquila (136), Parma (62), Tolmezzo (19), Roma Rebibbia (44), Viterbo (57), Milano Opera (84), Ascoli Piceno (43), Cuneo (21), Novara (68), Sassari (88), Spoleto (83) e Terni (27).
Dietro questi numeri, volti e nomi di sanguinari capimafia che hanno fatto la storia della malavita italiana: dal capo dei capi di Cosa Nostra Totò Riina, al suo successore Bernardo Provenzano, in condizioni di salute sempre più critiche; dal principe della Nuova Camorra Organizzata Raffaele Cutolo, dietro le sbarre dal 1982, ai Casalesi come Michele Zagaria e Sandokan Schiavone. È detenuto al 41-bis Massimo Carminati, sotto processo e accusato dalla Procura di Roma di essere il capo di Mafia Capitale; e con tutta probabilità lo sarà fra qualche giorno anche Ernesto Fazzalari, re della 'ndrangheta - secondo nella lista dei latitanti soltanto al reggente di Cosa Nostra Matteo Messina Denaro - appena arrestato per cui la Procura di Reggio Calabria ha già richiesto la misura iper restrittiva.
Nella calda estate delle carceri sovraffollate - 8.353 detenuti in più secondo i dati aggiornati al 31 maggio - rischia di scoppiare anche il bubbone dei boss ristretti al regime di carcere duro fortemente voluto da Giovanni Falcone e diventato legge dello Stato soltanto dopo la morte di Paolo Borsellino. A far discutere sono alcune dichiarazioni di Migliore, rilasciate due giorni fa dopo una visita al supercarcere de L' Aquila insieme all' altro sottosegretario alla Giustizia, Federica Chiavaroli (Ncd), subito riprese da il Centro e da altre testate locali e ieri rilanciate con sdegno prima dal sindacato della Polizia penitenziaria Sappe e dall' Associazione dei famigliari delle vittime di via dei Georgofili e poi dal Movimento 5 Stelle.
"Riteniamo - ha spiegato Migliore alla fine della visita al carcere abruzzese - che l' interruzione dei rapporti con l' organizzazione non debba essere anche un' interruzione dei diritti fondamentali della persona. Fermo restando che ci debba essere una piena applicazione del principio per cui il 41-bis è stato pensato, ossia l' interruzione dei rapporti e dei legami tra le organizzazioni criminali e i loro capi - approfondisce Migliore - bisogna fare una riflessione, così come è emerso anche dagli Stati Generali dell' Esecuzione Penale, su come ci possa essere una maggiore flessibilità rispetto all' applicazione di determinati aspetti di questo regime detentivo. Ci deve essere una riconsiderazione di quelli che sono anche i regolamenti, che talvolta sono afflittivi e non volti ad applicare il dettato costituzionale. Si tratta di valutare quali possono essere gli interventi sulla vita quotidiana di queste persone, ad esempio la garanzia che possano affrontare anche patologie e disagi psicologici e non solo psichiatrici. Penso che ci sia bisogno - conclude inequivocabilmente il sottosegretario - di avere un' attenzione diversa nei confronti di questa condizione detentiva". Poi Migliore si spinge anche a una considerazione su innovazioni tecnologiche: "Stiamo pensando a introdurre Skype al posto delle schede telefoniche". Quello delle video-chiamate è l' unico passaggio che il sottosegretario, contattato ieri dal Fatto, prova a smentire: "Non mi riferivo al 41-bis, hanno capito male i cronisti sul posto".
Dall' opposizione i Cinque Stelle colgono e attaccano: "Si inserisce nella Trattativa Stato-mafia mai interrotta. Ammorbidire il carcere duro, attraverso la scusante dei diritti fondamentali dell' uomo, è una manovra già vista in passato.
La legge è già scritta e applicata tenendo conto e garantendo tutti i diritti del condannato. Al 41-bis ci sono capi clan di spicco delle mafie, soggetti pericolosi per la stessa tenuta democratica del Paese, ma Gennaro Migliore forse non lo sa, perché in questa Italia di Renzi le poltrone si danno per amicizia e non per competenza".
Migliore va su tutte le furie: "Ribadisco la mia posizione, il 41-bis per me è irrinunciabile, ma bisogna applicarlo secondo le corrette procedure ed è imbecille dire che i principi costituzionali e i diritti umani siano un pretesto per la Trattativa Stato-mafia, è indecente. Ho passato la mia vita a occuparmi di mafia". (Il Fatto Quotidiano)
di Giampiero Calapà
Dietro questi numeri, volti e nomi di sanguinari capimafia che hanno fatto la storia della malavita italiana: dal capo dei capi di Cosa Nostra Totò Riina, al suo successore Bernardo Provenzano, in condizioni di salute sempre più critiche; dal principe della Nuova Camorra Organizzata Raffaele Cutolo, dietro le sbarre dal 1982, ai Casalesi come Michele Zagaria e Sandokan Schiavone. È detenuto al 41-bis Massimo Carminati, sotto processo e accusato dalla Procura di Roma di essere il capo di Mafia Capitale; e con tutta probabilità lo sarà fra qualche giorno anche Ernesto Fazzalari, re della 'ndrangheta - secondo nella lista dei latitanti soltanto al reggente di Cosa Nostra Matteo Messina Denaro - appena arrestato per cui la Procura di Reggio Calabria ha già richiesto la misura iper restrittiva.
Nella calda estate delle carceri sovraffollate - 8.353 detenuti in più secondo i dati aggiornati al 31 maggio - rischia di scoppiare anche il bubbone dei boss ristretti al regime di carcere duro fortemente voluto da Giovanni Falcone e diventato legge dello Stato soltanto dopo la morte di Paolo Borsellino. A far discutere sono alcune dichiarazioni di Migliore, rilasciate due giorni fa dopo una visita al supercarcere de L' Aquila insieme all' altro sottosegretario alla Giustizia, Federica Chiavaroli (Ncd), subito riprese da il Centro e da altre testate locali e ieri rilanciate con sdegno prima dal sindacato della Polizia penitenziaria Sappe e dall' Associazione dei famigliari delle vittime di via dei Georgofili e poi dal Movimento 5 Stelle.
"Riteniamo - ha spiegato Migliore alla fine della visita al carcere abruzzese - che l' interruzione dei rapporti con l' organizzazione non debba essere anche un' interruzione dei diritti fondamentali della persona. Fermo restando che ci debba essere una piena applicazione del principio per cui il 41-bis è stato pensato, ossia l' interruzione dei rapporti e dei legami tra le organizzazioni criminali e i loro capi - approfondisce Migliore - bisogna fare una riflessione, così come è emerso anche dagli Stati Generali dell' Esecuzione Penale, su come ci possa essere una maggiore flessibilità rispetto all' applicazione di determinati aspetti di questo regime detentivo. Ci deve essere una riconsiderazione di quelli che sono anche i regolamenti, che talvolta sono afflittivi e non volti ad applicare il dettato costituzionale. Si tratta di valutare quali possono essere gli interventi sulla vita quotidiana di queste persone, ad esempio la garanzia che possano affrontare anche patologie e disagi psicologici e non solo psichiatrici. Penso che ci sia bisogno - conclude inequivocabilmente il sottosegretario - di avere un' attenzione diversa nei confronti di questa condizione detentiva". Poi Migliore si spinge anche a una considerazione su innovazioni tecnologiche: "Stiamo pensando a introdurre Skype al posto delle schede telefoniche". Quello delle video-chiamate è l' unico passaggio che il sottosegretario, contattato ieri dal Fatto, prova a smentire: "Non mi riferivo al 41-bis, hanno capito male i cronisti sul posto".
Dall' opposizione i Cinque Stelle colgono e attaccano: "Si inserisce nella Trattativa Stato-mafia mai interrotta. Ammorbidire il carcere duro, attraverso la scusante dei diritti fondamentali dell' uomo, è una manovra già vista in passato.
La legge è già scritta e applicata tenendo conto e garantendo tutti i diritti del condannato. Al 41-bis ci sono capi clan di spicco delle mafie, soggetti pericolosi per la stessa tenuta democratica del Paese, ma Gennaro Migliore forse non lo sa, perché in questa Italia di Renzi le poltrone si danno per amicizia e non per competenza".
Migliore va su tutte le furie: "Ribadisco la mia posizione, il 41-bis per me è irrinunciabile, ma bisogna applicarlo secondo le corrette procedure ed è imbecille dire che i principi costituzionali e i diritti umani siano un pretesto per la Trattativa Stato-mafia, è indecente. Ho passato la mia vita a occuparmi di mafia". (Il Fatto Quotidiano)
Ultimi articoli
- La marcia del 1983, si rinnova la sfida alla mafia
- Bagheria, consiglio
aperto sulla “marcia” - La nuova Cortina
di ferro grande campo
di battaglia - La riforma agraria che mancò gli obiettivi / 2
- Mattarella, leggi
di svolta dall'incontro
con il Pci - Mattarella fermato
per le aperture al Pci - La legalità vero antidoto per la cultura mafiosa
- Natale, un po' di rabbia
e tanta speranza
nella cesta degli auguri - Lotte e sconfitte
nelle campagne siciliane
al tempo di Ovazza / 1 - La legge bavaglio imbriglia l'informazione