Mafia e affari, record di comuni inquinati in Sicilia
Ieri il Consiglio dei ministri ha deliberato lo scioglimento per mafia dei Consigli comunali di San Cataldo (CL) e Mistretta (ME) affidandone la gestione a una Commissione straordinaria per un periodo di diciotto mesi. Sono le ultime due di un lungo elenco di amministrazioni commissariate nei primi tre mesi dell'anno che dimostra come la mafia sia ancora forte e pervasiva.
A inaugurare il 2019 era
stata Pachino, lo scorso febbraio, e siamo solo nel primo trimestre
dell' anno. Al momento, nella triste classifica degli enti pubblici
finiti sotto decreto di scioglimento nei territori ad alta densità
mafiosa, l' Isola non ha eguali, tanto da battere perfino la
Calabria, regione che dal 1991, da quando esiste questo strumento
normativo, detiene il primato assoluto con 112 provvedimenti, seguita
dalla Campania a quota 107.
Nel computo totale, dopo le decisioni
prese ieri dal Consiglio dei ministri, la Sicilia è riuscita a
collezionare, finora, 78 decreti, di cui ben 18 a partire dal 2014,
registrando il picco degli ultimi cinque nel 2018, quando lo zampino
di Cosa Nostra ha portato all' azzeramento di 5 amministrazioni
locali: San Biagio Platani e Camastra nell' Agrigentino, Vittoria nel
Ragusano, Trecastagni nel Catanese e Bompensiere nel Nisseno. D'
altronde, con 23 commissariamenti in tutta Italia, il 2018 è stato
l' anno peggiore dopo il record del 1993, quando i Comuni
commissariati arrivarono a quota 34.
Ma per la Sicilia non può
che essere una magrissima consolazione, anche perché nell' Isola,
dal 2011 al 2019, si è concentrato il 50% dei casi, e ad oggi sono
ancora sette i municipi affidati a una commissione straordinaria,
perché, oltre a Pachino e alle cinque amministrazioni annullate l'
anno scorso, vanno aggiunte quelle di Borgetto e Castelvetrano,
sciolte nel 2017, con decreto prorogato nel 2018.
Le motivazioni
delle prefetture? Ogni vicenda, ovviamente, fa storia a sé, ma in
controluce si vede lo stesso filo nero: il condizionamento di Cosa
Nostra nei processi decisionali, politici e amministrativi.
A
Pachino, ad esempio, si fa riferimento all' influenza del boss
Salvatore Giuliano sulle dinamiche economiche del territorio e su due
consiglieri di minoranza del Comune, risultati determinanti nell'
approvazione di alcune delibere finanziarie a cui l' amministrazione
non avrebbe «frapposto alcun argine».
A Vittoria, invece, viene
segnalata una fitta rete di parentele, affinità, amicizie e
frequentazioni, che lega esponenti delle locali consorterie criminali
ad alcuni amministratori.
Il caso di San Biagio Platani ruota
intorno alla figura dell' ex sindaco, Santo Sabella, arrestato per
associazione mafiosa, colpevole di aver stipulado accordi con i clan
locali per ottenerne l' appoggio alle elezioni in cambio di
agevolazioni nella gestione degli appalti pubblici.
Per Camastra,
la relazione del prefetto deplora l'«acquiescenza agli interessi
della criminalità, una palese inattività, una serie reiterata di
comportamenti omissivi che vanno nella direzione di mantenere lo
status quo» in modo da non turbare i desiderata della famiglia
mafiosa operante, mentre per Trecastagni si evidenziano i tentativi
di eludere la normativa antimafia nell' assegnazione di appalti
pubblici, e a Bompensiere la comunanza di interessi economici tra
amministratori e crimine organizzato.
Lo scioglimento del Comune di Mistretta scaturisce da una relazione della commissione prefettizia che da alcuni mesi indaga su possibili ingerenze della criminalità organizzata. La commissione era stata nominata dopo l’operazione «Concussio" culminata nell’aprile dell’anno scorso con l’arresto del consigliere comunale Vincenzo Tumbarello e di Giuseppe Lo Re, indicato come esponente di un gruppo legato alla «famiglia" mafiosa di Pietro Rampulla, l’artificiere dell’attentato di Capaci a Giovanni Falcone. Tutto era cominciato dopo un appalto per il restauro e il recupero di alcune opere della Fiumara d’arte. Un’impresa piazzatasi al secondo posto aveva ottenuto dal Tar l’assegnazione della gara e per affrettare la consegna dei lavori aveva preso contatti prima con Lo Re poi con Tumbarello. Da loro i titolari dell’azienda avrebbero ricevuto la richiesta di una tangente di 35 mila euro. Era seguita una denuncia, quindi l’indagine della Dda di Messina e la nomina di una commissione prefettizia. Il processo è ancora in corso davanti al tribunale di Patti.
Anche lo scioglimento del consiglio comunale San Cataldo per 18 mesi scaturisce da un’inchiesta antimafia. I commissari prefettizi, nominati lo scorso anno, all’indomani dell’operazione «Pandora» sul connubio mafia ed imprenditoria, hanno lavorato per analizzare l’andamento della pubblica amministrazione. La relazione era stata poi consegnata, alla vigilia di Natale, al Ministero dell’Interno. Nel corso dell’operazione «Pandora» condotta dai carabinieri, e coordinata dalla Dda di Caltanissetta, erano emerse gravi forme di infiltrazione mafiosa nella gestione del servizio di rimozione dei rifiuti solidi urbani presso il Comune. In questi giorni San Cataldo si stava preparando alla campagna elettorale per il rinnovo del consiglio comunale. L’elezione sarebbe dovuta avvenire il 28 aprile.
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