Lunetta Savino fa rivivere il coraggio di Felicia Impastato
Felicia Impastato per i siciliani che credono nella giustizia, nel bene che vince contro il male, che riconoscono nella mafia e nelle connivenze il cancro della nostra società, rappresenta certamente un simbolo. Oggi parlare di simboli potrebbe risultare persino fastidioso, ma non si parla certamente di quelle immagini quasi mistiche costruite a tavolino per fare carriere o convegni, di quei falsi eroi di cartapesta che hanno annerito l'immagine dell'antimafia. Felicia Impastato rappresenta la lotta civile, la ribellione contro un sistema marcio, contro le commistioni della mafia con una parte dello Stato, la madre che lotta finchè ne ha le forza per affermare e ristabilire la verità. E lo fa in un momento in cui la gente ha ancora troppa paura e spesso troppa reverenza verso i mafiosi, lo fa parlando a una città che guarda cosa succede, nascosta, dietro le persiane chiuse. Questo e molto altro è Felicia Impastato, la cui storia oggi viene raccontata in un film che verrà trasmesso martedì 10 maggio su Rai uno, proprio all'indomani del 38° anniversario dell'uccisione di Peppino. Un film che facendo una sintesi dell'esperienza di questa donna straordinaria, cerca di raccontare al grande pubblico una storia importante che ha segnato la storia della Sicilia e forse anche di questo Paese.
Il film è stato presentato in anteprima presso l'Auditorium della sede Rai regionale, alla presenza di alcuni attori, i sicilianissimi Sergio Vespertino e Paride Benassai e dell'interprete principale, la brava Lunetta Savino. E proprio quest'ultima ha detto al pubblico presente di essersi trovata ad interpretare un ruolo difficile, delicato, ma che l'ha fatta innamorare del personaggio e della persona che era stata Felicia.
La tensione emotiva nel corso della proiezione, è stata accentuata ancor di più dalle circostanze, in questi giorni ricordiamo infatti l'anniversario dell'uccisione di Peppino Impastato, voluta da quel Gaetano Badalamenti – Tano seduto – che veniva quotidianamente sbeffeggiato dai coraggiosi microfoni di radio Aut nel lontano 1978. Ad assistere al film, anche il procuratore Nino Di Matteo che invitato a prendere la parola a margine della presentazione da un commosso Salvatore Cusimano, ha commentato in questo modo “ben vengano questi film, queste denunce, soprattutto quando come in questo caso, sono rivolte a un pubblico vasto e composito e non soltanto a chi già conosce. Io sono felice per aver visto non soltanto un film bellissimo, commovente, ma perchè lo ritengo un contributo alla memoria. Non una memoria sterile, non la retorica della memoria, ma qualcosa che deve far riflettere su quello che è successo, su quello che accade, su quello che potrebbe accadere. Questo è il senso più bello di un film che non dimenticherò, un'opera di resistenza civile e culturale, rispetto all'indifferenza e alla rassegnazione che rischiano di condizionare il nostro presente e il nostro futuro”. Parole pesanti che arrivano in un momento in cui l'antimafia ha subito duri colpi, ferita da chi probabilmente millantava di farne parte. Se Felicia ci ha insegnato qualcosa, è che l'antimafia è libertà, è dignità. E nel giorno di Peppino è necessario rafforzare il senso di questi valori, lasciando fuori chi vuole usarli come scudo per le proprie velleità, ingannando ciò per cui Felicia, Peppino e tanti altri hanno lottato e per cui in tantissimi continuiamo a lottare nelle nostre piccole lotte civili quotidiane.
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