Luci allo Sperone di Palermo contro droga e malaffare "ma le istituzioni sono state latitanti"
«Le luci nel quartiere ci sono già e sono i bambini e le bambine, le scuole, le parrocchie, le associazioni e tutti i cittadini presenti. Però vi sono ancora tanti luoghi da valorizzare e spesso le istituzioni qui sono più latitanti dei pregiudicati». E’ la denuncia forte di Antonella Di Bartolo, la dirigente scolastica dell’istituto comprensivo Sperone-Pertini, di Palermo, impegnata da tempo per il riscatto di un quartiere finito più volte sui giornali per via dei blitz contro l’incessante spaccio di droga tra le piazze e vicoli, con il coinvolgimento anche dei minori.
Oggi il rione ha tanta voglia di riscatto e alla manifestazione di stamane «Luci allo Sperone», una passeggiata tra i luoghi simbolo di degrado nella zona, hanno partecipato diverse centinaia di persone: rappresentanti delle istituzioni, associazioni ma soprattutto tanti residenti e mamme con i loro bambini. «Il nome dell’evento - ha spiegato Di Bartolo, che da nove anni dirige l’istituto - è un modo per dare risalto a quanto di bello già esiste e farlo incontrare con le altre luci della città».
Il corteo, aperto da un gruppo di ex studenti della Pertini e partito dalla palestra comunale Valentino Renda, ha fatto tappa in quattro punti - luoghi «sospesi» secondo la preside - dove sono state posate delle fiaccole: in via XXVII Maggio nell’area dell’asilo nido mai inaugurato, un centro di servizi sociali dell’amministrazione chiuso da dieci anni per infiltrazioni d’acqua, il campetto sportivo mai terminato e l’asilo di via Annibale di Francia, anche questo mai avviato. «Queste opere sono state abbandonate da uno Stato che finora è stato più latitante dei pregiudicati - ha ripetuto la preside -. Ma sono luoghi importanti per cui le persone perbene, che sono la maggior parte di coloro che abitano qui, chiedono da anni la riqualificazione e soprattutto la riapertura».
"Accese le luci dello Sperone per illuminare l’intera città, la Sicilia, l’Italia e prefigurare un nuovo modello di sviluppo senza ingiustizia e disuguaglianza sociale, territoriale e ambientale e assicurare lavoro, servizi sociali, welfare, scuole - ha affermato nel suo intervento il presidente del Centro Pio La Torre, Vito Lo Monaco - . È la via indicata dalla manifestazione dello Sperone per prevenire e sconfiggere le mafie che sanno approfittare del disagio sociale, con la complicità della mala politica e dell’indifferenza, per arricchirsi e impoverire ulteriormente il territorio e la democrazia".
Sul palco della palestra e prima fila lungo il corteo, anche Giovanna Sardina, madre di due ragazzi di 9 e 12 anni che si è definita «una mamma del quartiere che combatte con la scuola per il cambiamento». «Tutti sapevano che nella zona c'era la droga ma non dei ragazzi - ha detto -. Anche per noi è stato un trauma scoprire che venivano utilizzati per spacciare, ma il quartiere non è solo questo. In questi ultimi anni tanto è cambiato, ad esempio molti bambini prima abbandonavano lo studio e ora non accade più. Ci sono tanti maestri in gamba e le persone si aiutano a vicenda. Stiamo vivendo una sorta di rinascita ma abbiamo bisogno dell’attenzione delle istituzioni, e noi oggi siamo qui per chiederlo con forza». Una trasformazione testimoniata anche da Marina Caminita, con due figli di 11 e 18 anni che per oltre 44 anni ha vissuto in queste strade: «Conosco bene questa realtà ed è molto diversa da quella della mia infanzia - ha raccontato -. E’ sempre dura ma oggi è più gestibile perchè il quartiere risponde. Ancora siamo una minoranza ma c'è voglia di cambiamento mentre prima era una sorta di 'scatola chiusa».
Intanto, a dividere il quartiere è anche il recente provvedimento adottato dalla Procura minorile del capoluogo siciliani che ha chiesto per 7 minori delle famiglie, finite tra i 57 arrestati nella maxi retata dei primi di novembre, l’affidamento in comunità. «Togliere i bambini dallo Sperone non serve perchè così incattiviamo il contesto - ha sottolineato don Ugo Di Marzo, parroco di Maria Santissima delle Grazie -. Serve un lavoro di accompagnamento alla famiglia sul territorio. Di momenti spot in questo quartiere ne abbiamo visti tanti - ha aggiunto amareggiato -, ma manca una vera continuità e progettualità». Per il parroco, in realtà, il Comune «in questi anni è stato molto presente» ma ciò che è realmente mancato sono le figure di sostegno: «Lo Stato dovrebbe potenziare le risorse perchè mancano gli operatori. Bisogna partire da lì perchè queste persone arrestate sanno di sbagliare ma lo fanno per bisogno. E ora che si trovano in carcere, i loro figli vengono a chiedere aiuto: chiedono formazione, istruzione, un modo per rimanere lontani dai guai. Perchè dopo questi arresti che hanno colpito una decina di famiglie, si è creato un vuoto. E se non lo occuperà lo Stato lo farà la mafia come fa sempre, arruolando manovalanza sul posto - ha concluso - e non c'è molto tempo».
Per i sindacati un momento importante di riscatto. «Accendere le luci allo Sperone, significa restituire ai luoghi dignità e alle persone futuro. Le luci dello Sperone sono i cittadini che ci vivono, sono i più giovani, sono i bambini. La responsabilità e l’impegno di tutti sono necessari ogni giorno affinché i tanti Sperone diventino centrali nelle scelte e nelle politiche quotidiane - lo dice il segretario generale Cgil Palermo Mario Ridulfo che ha partecipato oggi alla passeggiata tra i vicoli e le ‘incompiutè- La Cgil c’è, con i suoi presidi aperti ogni giorno in tutte le periferie, e sostiene ogni giorno le rivendicazioni dei lavoratori, degli operatori della Scuola, degli abitanti, per la crescita del quartiere».
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