Lo sviluppo europeo post Covid senza ingiustizia, povertà sociale, ambientale e mafia

Junior | 5 gennaio 2022
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Ecco le riflessioni degli alunni dell'ITI Pacinotti di Fondi (Lt)  sulla conferenza del Progetto Educativo Antimafia promosso dal Centro Pio La Torre sul tema «Agenda 2030 – Cop 26: nuovo modello di sviluppo sostenibile europeo post Covid-19 per un futuro senza ingiustizia, povertà sociale, ambientale e senza mafie». Insegnanti Pierina Carta, Pasqualina Corpolongo e Doriana D'Ettorre.


Sofia Popolla 5 C LSA 

Nella conferenza del 23 novembre è stato trattato uno dei temi più ricercati attualmente: l’agenda 2030 e il nuovo modello di sviluppo sostenibile europeo post Covid-19, per un futuro senza ingiustizia, povertà sociale, ambientale e senza mafie.

La mia riflessione inizia in modo analogo alla conferenza. Nel video di introduzione abbiamo potuto ascoltare una frase importantissima enunciata dall’ex presidente degli Stati Uniti d’America, Barack Obama: “Quando si tratta di clima, il tempo sta scadendo”. Dalla frase si può evincere l’importanza di questa tematica e l’immediatezza con la quale bisogna agire per risolvere problematiche rilevanti nel presente, ma che potrebbero manifestare le loro gravi conseguenze nel futuro. Dunque, il focus del dibattito è centrato sull’invito a soddisfare i bisogni del presente senza danneggiare le generazioni future. Sono state prese come esempio le Encicliche “Laudato si” e “Fratelli tutti”, rispettivamente del 2015 e del 2020, che ci invitano a riflettere sulla sostenibilità, su come essa possa incidere sul benessere economico e sociale e infine sull’importanza della coscienza collettiva, come un sogno comune, per progettare qualcosa di grande a lungo termine.

Un altro messaggio fondamentale, trasmesso dalla conferenza, riguarda il seguito della Cop 26, la conferenza delle Nazioni Unite del 2021 sui cambiamenti climatici, terminata lo scorso 12 Novembre. Il vero problema è che dopo questa conferenza, poco è stato risolto, in quanto alcuni stati si rifiutano di seguire lo sviluppo sostenibile, sostenendo che quest’ultimo vada solo ad indebolire la propria potenza economica nel mondo. Dunque, il problema riguarda il sistema, dove nel nostro caso a vigere è la legge del più forte. Legge che sicuramente favorisce la mafia e accentua sempre di più le disuguaglianze e le ingiustizie.

Nell’incontro è stato menzionato un esempio che ci aiuta a comprendere il problema: si continua ad investire sui combustibili fossili, fonte di inquinamento e di deterioramento del pianeta, invece di intraprendere strade alternative quali le energie pulite, generate dalle meraviglie del pianeta stesso.

Ne consegue che da tutti questi cambiamenti, molte specie si stanno estinguendo e chissà, un giorno toccherà a noi? E questo giorno è vicino o lontano?

Non è facile trovare una risposta sicura a questa domanda, in quanto Madre Natura sia immensa e imprevedibile, ma esistono delle statistiche che in parte rispondono ad essa: se non agiamo e non cambiamo il modo di vivere, il nostro pianeta non avrà vita lunga.

Di conseguenza, ritengo indispensabile rispondere al quesito in qualche modo e sostenere che il primo passo da compiere sia racchiuso in una sola parola: LEGALITÀ.

Tra legalità e sostenibilità c’è un legame indissolubile. In questa situazione non bisogna promuovere grandi opere correlate solamente a grandi somme di denaro e che rispecchiano gli interessi della mafia, ma bisogna promuovere grandi innovazioni, rivoluzioni vere e proprie che vadano a ripristinare il sistema, rovesciando la scala dei valori.

Uno dei modi per raggiungere quest’obiettivo è l’informazione. Infatti, risulta Importantissimo dare voce a progetti, come Pio La Torre, proprio nelle scuole: istruire i ragazzi sulla legalità, sul rispetto dell’ambiente e sulla responsabilità è fondamentale per tentare di cambiare il presente e migliorare il futuro.

Il messaggio importante che deve passare è che ognuno di noi deve essere il cambiamento che vorrebbe vedere nell’umanità, dalle situazioni quotidiane, che ci riguardano direttamente, fino a quelle più complesse, che anche se non ci appartengono, fanno parte del mondo in cui viviamo.

Per concludere citerei uno dei maggiori esponenti dell’illuminismo, Giuseppe Parini, che fu tra i primi a mostrare quanto fosse importante unire l’informazione, nel suo caso la poesia, all’utile:

“E la comun salute

sagrificossi al pasto

d’ambiziose mute

che poi con crudo fasto

calchin per l’ampie strade

il popolo che cade.”

….

Va per negletta via

ognor l’util cercando

la calda fantasia

che sol felice è quando

l’utile unir può al vanto

di lusinghevol canto.”

Con questa parte del brano “La salubrità dell’aria” vorrei mettere in evidenza che la situazione rispetto a centinaia di anni fa non è cambiata: così come la salute pubblica veniva sacrificata per il foraggio di lussuose pariglie di cavalli, che poi con crudele superbia calpestavano nelle ampie strade i pedoni, i quali cadono sotto le ruote delle carrozze, anche oggi l’uomo sostiene un economia che non fa altro che portare all’annientamento dell’ambiente e della specie umana stessa.


Marco Brizzi classe 4 A LSA

L’intervento nella conferenza che, più degli altri, secondo il mio parere, è riuscito a darci un’idea concreta della percezione che i leader politici hanno della problematica riguardante lo sviluppo sostenibile è stato quello di Laura Vallaro. L’attivista ventenne del movimento “Fridays for future”, fondato da Greta Thunberg nel 2018, ha effettuato una pesante critica ai partecipanti della conferenza sul cambiamento climatico, affermando che il fatto che Boris Johnson ha preso un treno per andare a Glasgow dovrebbe essere il minimo quando si tratta un argomento di questa importanza. Vedere invece tutti gli altri leader politici recarsi ad una conferenza ambientale tramite i loro jet privati ci permette di comprendere come queste problematiche non vengano prese in reale considerazione. Dunque, com’è possibile sensibilizzare la popolazione a queste tematiche quando neanche i leader dei nostri Stati vi si interessano realmente? Laura Vallaro ha successivamente elencato numerose statistiche e dati che permettono di comprendere a noi persone “comuni” quanto il problema venga ignorato: solamente il 2% dei fondi che sono stati stanziati per il recupero post-pandemia è stato utilizzato per l’adozione di energie pulite, mentre 5.9 mila miliardi sono stati investiti in combustibili fossili.

Se continuiamo a produrre combustibili fossili con la stessa frequenza attuale, nell’arco di 6/7 anni avremo un aumento di CO2 tale per cui l’innalzamento medio della temperatura supererebbe il grado e mezzo, insostenibile per ogni nostro standard. Come riuscirebbe mai la sola e semplice popolazione a fare fronte ad una situazione così preoccupante? Secondo Laura, il contributo principale che ognuno di noi può dare al fine che vengano prese delle nette posizioni in quest’ambito, oltre alle solite azioni che ormai conosciamo, è scendere nelle piazze, protestare, fare pressione, far capire ai diretti interessati che il nostro futuro non è un gioco nelle mani dei potenti. L’attivista ha inoltre fatto presente come la conferenza tenutasi a Glasgow sia stata una delle conferenze più “inaccessibili” di sempre a causa delle restrizioni covid che, pur essendo corrette dal punto di vista sanitario, hanno escluso tutti quei paesi del sud del mondo ai quali non sono ancora arrivate le dosi di vaccino e che dunque, non per loro colpa, non erano nelle condizioni materiali per poter accedere all’incontro. I pochi partecipanti in rappresentanza di questi paesi poveri hanno ricevuto spazio alquanto limitato e talvolta sono addirittura stati ignorati. Nonostante i paesi africani siano i più colpiti dalla crisi climatica (basti pensare ai processi di desertificazione, alle alluvioni…) e nonostante siano anche i meno responsabili di quest’ultima (solo il 3% delle emissioni globali proviene dall’Africa), non riescono a ricevere l’attenzione che gli spetterebbe.

Alla luce di tutte queste considerazioni e dati, sono riuscito a comprendere in maniera reale l’immensità del problema. La domanda che dobbiamo porci noi giovani non è: come possiamo risolvere il problema? Bensì: come possiamo spingere i leader politici a farlo? Attualmente non siamo in grado di poterlo risolvere da soli, ma possiamo sicuramente fare pressione perché chi è nelle possibilità di farlo lo faccia. Oltre alle corrette iniziative di cui ha parlato Laura Vallaro durante la conferenza, che riguardano quindi manifestazioni, presenza nelle piazze e fare sentire la nostra sensibilità all’argomento in ogni modo possibile, sono convinto che lo strumento più importante sia la raccolta dei dati, l’informazione, la presa di coscienza di ciò che realmente viene fatto e di ciò che viene semplicemente promesso. L’attivista, ad un certo punto del suo discorso, afferma che durante quest’ultima conferenza sono stati riportati punti presenti in conferenze di anni passati, come ad esempio quello riguardante la deforestazione, già trattata nel 2014, ma che ora si ripresenta come problematica irrisolta e forse addirittura peggiorata. Queste considerazioni ci portano a pensare che siano veramente pochi i leader che si interessano alla crisi ambientale e che le conferenze e gli accordi che vengono firmati e controfirmati siano solamente delle illusioni, delle piccole instabili certezze che nutrono la nostra fame di tranquillità e sopprimono la nostra paura, inserendoci in una bolla di promesse che, in fondo in fondo, sappiamo potrebbe scoppiare da un momento all’altro. Una maggiore informazione tra i giovani, ma anche tra le persone adulte dunque, renderebbe impossibile il processo di illusione precedentemente descritto. È risaputo che maggiore cultura nel popolo comporta una maggiore difficoltà per le classi dirigenti di nascondere il problema. Tramite tutti questi processi di pressione e di partecipazione attiva alla questione forse riusciremo a far sì che gli Stati prestino più attenzione alle modalità di recupero per il nostro ambiente.

Il futuro appartiene a noi giovani, non possiamo permettere che venga danneggiato dall’insensibilità del presente.


Baldassarre Elena 5B LSA 

Il giorno 23 novembre 2021 si è tenuta la seconda videoconferenza della sedicesima edizione del progetto educativo antimafia del Centro Studi Pio La Torre. Il tema ha riguardato l’Agenda 2030- Cop 26, come “nuovo modello di sviluppo sostenibile europeo post Covid-19 per un futuro senza ingiustizia, povertà sociale, ambientale e senza mafie”. La videoconferenza, moderata questa volta da Franco Garusi, vicepresidente del Centro, ha visto la partecipazione di molti relatori, tra i quali Enrico Giovannini, ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, Marcella Mallen, presidente ASVIS, Giuseppe Massafra, segretario confederale della CGIL, Massimo Midiri, rettore dell’Università di Palermo, Ernesto Savona, direttore di Transcrime-Università Cattolica del sacro Cuore e Laura Vallaro, portavoce del Fridays For Future.

Innanzitutto è necessario dare una definizione di quello che è il tema dello sviluppo sostenibile al centro della videoconferenza. Infatti, secondo l’ONU, per sviluppo sostenibile si intende uno sviluppo capace di soddisfare i bisogni del presente, senza compromettere le generazioni future, per lasciare loro un mondo vivibile. Il tema, di grande complessità, coinvolge ormai tutti noi e i diversi piani della nostra esistenza. Infatti, quando si parla di sviluppo sostenibile è importante sapere che bisogna passare al più presto da un sistema tecnologico, costruito essenzialmente intorno alle energie fossili, come il petrolio o il carbone, ad un sistema basto sulle energie rinnovabili, ovvero quelle che non si esauriscono, come l’energia eolica o solare.

Come già detto il fulcro della videoconferenza ha riguardato l’Agenda 2030, il primo grande programma globale per cambiare il mondo. Per la prima volta, grazie a questa agenda, viene espresso un grande giudizio sull’insostenibilità dell’attuale modello di sviluppo, sia sul piano ambientale che su quello economico e industriale. L’Agenda 2030, infatti, viene riconosciuta come un principio sostanziale per il benessere economico e sociale, a cui tutti i paesi del mondo e tutti i componenti della società sono chiamati ad intervenire e a collaborale. In particolar modo questo invito è rivolto proprio alle scuole, in quanto l’educazione e l’informazione dei giovani svolgono un ruolo chiave per la creazione di un futuro sostenibile. Questo perché l’istruzione porta alla formazione di un movimento globale che ha sempre più fiducia in un grande cambiamento in positivo, e che non si arrende di fronte alle difficoltà, anzi si adopera giorno dopo giorno perché questo cambiamento possa avvenire. L’Agenda è quindi un passo fondamentale nel cammino dell’umanità verso nuovi modelli di sviluppo più giusti ed inclusivi, libri dalla violenza, della criminalità e dalla mafia. Si tratta di un modello di sviluppo capace di razionare l'uso delle risorse naturali e di ridurre quindi anche le disuguaglianze sociali. In particolar modo la conferenza si è focalizzata sull’obiettivo 16 dell’Agenda 2030, riguardante la pace e la giustizia, il quale riconosce che non può esistere uno sviluppo sostenibile senza pace e punta quindi a promuovere società pacifiche, fondate su sistemi di giustizia, che contribuiscano nella lotta alla povertà e alle disuguaglianze sociali. Il primo passo per combattere tutto ciò, parte proprio dall'educazione civile dei cittadini e dalla comprensione di valori come la responsabilità e la solidarietà. Su questo si basa il concetto della “democrazia partecipativa”, in cui tutti si impegnano a vivere una dimensione meno individuale e più comunitaria, scegliendo quindi di compiere il bene comune.

Purtroppo, però, la pandemia ha messo in luce tutti i limiti del sistema economico, degli assetti sociali, ancora troppo disuguali tra i vari paesi, e ha evidenziato lo sfruttamento delle risorse naturali, le quali hanno determinato un grave cambiamento climatico. La pandemia, infatti, ha fatto prendere coscienza della vulnerabilità, della fragilità e dei limiti mentali e psicologici degli esseri umani, spingendo quindi all’urgenza di pensare a nuovi modi di lavorare, di studiare e di stare insieme, accrescendo l’attenzione sulla sostenibilità. Oggi, infatti, ci troviamo di fronte ad una grande sfida, ovvero la lotta al cambiamento climatico, che non ha riflessi solo sull’ambiente, ma anche sull’economia e sul funzionamento della società. Per questo è importante adottare una serie di azioni, a partire dalle infrastrutture moderne, utili per tutti i cittadini e necessarie per far accrescere la nostra economia e avere un miglioramento sull’impatto ambientale. L’investimento sulle infrastrutture, infatti, pone inevitabilmente l’attenzione sulla tutela del patrimonio e sugli effetti che queste potrebbero avere sull’ambiente. Per rendere tali infrastrutture più sostenibili, riducendo quindi l’emissione di sostanze dannose, bisogna da un lato cambiare i criteri di costruzione, volgendo già uno sguardo al futuro, dall’altro concentrarsi sulla digitalizzazione che consente, a parità di reti ferroviarie, di far circolare più treni contemporaneamente. In particolare è fondamentale decidere quali infrastrutture costruire, seguendo un’ottica di valutazione non più solo economica ma anche sociale ed ambientale.

Inoltre, è necessario adottare nuove forme di energia, al posto del carbone e del petrolio, ma anche trasformare i settori produttivi inquinanti in settori eco-produttivi, creando modelli economici basati sulla qualità e non più sulla competizione sui costi dei beni. Un’altra strategia da attuare per un cambiamento solidale è sicuramente la mobilitazione collettiva, specialmente dei giovani, i quali devono unirsi per protestare nelle piazze e nelle strade affinché possano smuovere questa situazione, che sta diventando sempre più insostenibile e pericolosa. Il tema dei giovani, infatti, è al centro del dibattito e delle scelte che accompagnano il cambiamento, ciò significa che è importantissimo attuare politiche che permettano ai giovani di restare nella propria città o di spostarsi in altre, di scegliere il proprio percorso di studi, di non essere costretti ad accettare lavori precari, ma anzi avere di fronte sempre più proposte per una vita dignitosa.

Altro oggetto di discussione della conferenza, che si fonda proprio su quello che è lo scopo del Centro Studi Pio La Torre, è stato il tema della criminalità. Infatti la sostenibilità è indissolubilmente legata con la legalità, considerata come pilastro su cui si poggia la ripartenza da questa crisi. Infatti, è necessario essere molto attenti perché sono proprio i forti finanziamenti e progressi economici che forniscono alle mafie l’occasione per infiltrarsi nei mercati legali dell’economia, influenzando negativamente la convivenza e i comportamenti civili dell’individui. Ad oggi, però, è possibile scegliere delle efficienti soluzioni che vadano a ridurre i costi della criminalità, producendo in questo modo più benefici per il paese.

Si può quindi ben comprendere che la via del progresso non è sempre una linea retta, ma può incontrare sulla sua strada fallimenti e sacrifici da dover affrontare con coraggio e collaborazione, poiché ciò che conta è continuare ad avere fiducia nel cambiamento e credere nella possibilità di un mondo migliore e sostenibile.



 Leonardo Iudicone 5 C LSA

Il patto sul clima è stato adottato da circa 200 Paesi uniti nella COP26 a Glasgow: qui, però, non è stato trovato un accordo soddisfacente. Il compromesso raggiunto è pieno di contraddizioni, tanto che la stessa Greta Thunberg lo ha definito un “bla bla bla”.

In questa conferenza, molti esperti hanno parlato della sostenibilità e dei problemi ambientali e climatici. È necessario uno sviluppo sostenibile, cioè capace di soddisfare i bisogni del presente senza compromettere le future generazioni. Penso che questo concetto sia alla base di un cambiamento necessario e radicale. Bisogna passare da un sistema ecologico, fondato sulle energie fossili ad uno fondato su quelle rinnovabili.

Tutti i Paesi devono contribuire alla sostenibilità ed avere un sistema libero da disuguaglianze, criminalità e corruzione. Secondo il mio parere, l’indifferenza ai problemi climatici non potrà portare altro che sofferenze e tensioni. Solo con la cultura e la conoscenza, possiamo aprire la nostra mente alla tolleranza verso gli altri.

La scuola ha un ruolo fondamentale per educare noi ragazzi e le generazioni future ad essere più consapevoli dei rischi, ma anche dei contributi che possiamo fare per migliorare le condizioni del nostro pianeta: possiamo, ad esempio, ridurre l’uso di energia, scegliere trasporti e consumi più adeguati.

La pandemia ci ha fatto comprendere i limiti della natura e ha fatto crescere l’attenzione verso i cambiamenti climatici. Dobbiamo credere nella possibilità di un mondo migliore, costruendo reti e cambiando i criteri di costruzione delle infrastrutture.

Tutti i Paesi e tutti gli organi devono contribuire alla sostenibilità. È necessario un ulteriore passo avanti verso modelli più giusti ed inclusivi, capaci di sviluppare l’uso di risorse naturali.

Bisogna capire che un microsistema protetto e sostenibile sarà in grado, con il tempo, di produrre più ricchezza e reddito rispetto ad un macrosistema insicuro e debole, che è quello che abbiamo oggi.

La stessa Unione Europea ha deciso di non finanziare più progetti che non si adeguino al principio di rispettare l’ambiente.

Le cose non andranno mai bene se non facciamo sentire la nostra voce. Ognuno di noi deve attuare un cambiamento, anche nel proprio stile di vita per avere dei risultati diversi. Dobbiamo credere nella possibilità di un mondo migliore, costruendo reti e condividendo i nostri sogni. Un processo di cambiamento parte da un processo di partecipazione.



Arianna Sarcina 5 A Chi

Martedì 23 Novembre 2021, dalle ore 9 alle ore 11.30, presso la sede del Centro Studi Pio La Torre a Palermo, si è tenuta la conferenza del progetto Educativo Antimafia promosso dal centro Studi Pio La Torre.

Il tema trattato durante la conferenza è stato: “Agenda 2030 – COP 26: nuovo modello di sviluppo sostenibile Europeo post Covid – 19 per un futuro senza ingiustizia, povertà sociale, ambientale e senza mafie”.

Sono intervenuti molti relatori, tra cui Enrico Giovannini, ministro delle infrastrutture e delle mobilità sostenibili, Marcella Mallen, presidente ASVIS, Giuseppe Massafra, segretario confederale CGIL, Massimo Midiri, rettore Università di Paleremo, Ernesto Savona, direttore di Transcrime-Università Cattolica del sacro Cuore e Laura Vallaro, portavoce Fridays For Future.

Lo sviluppo sostenibile, secondo l’ONU, soddisfa i bisogni del presente senza compromettere i diritti delle future generazioni. Infatti, quando parliamo di sostenibilità, facciamo riferimento a questioni che riguardano l’oggi, ma soprattutto la capacità di lasciare alle future generazioni un mondo che sia vivibile.

L’intervento su cui voglio soffermarmi maggiormente è quello di Marcella Mallen, la quale ha parlato soprattutto dell’Agenda 2030.

L’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile è un programma d’azione per le persone, il pianeta e la prosperità, sottoscritto nel settembre 2015 dai governi dei 193 Paesi membri dell’ONU. Essa ingloba 17 Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile, in un grande programma d’azione per un totale di 169 ‘target’ o traguardi. L’avvio ufficiale degli Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile ha coinciso con l’inizio del 2016, guidando il mondo sulla strada da percorrere nell’arco dei prossimi 15 anni: i Paesi, infatti, si sono impegnati a raggiungerli entro il 2030.

Secondo me, l’Agenda 2030 è un’iniziativa rivoluzionaria, poiché è un ulteriore passo nel cammino dell’umanità verso nuovi modelli di sviluppo più giusti e inclusivi, liberi dalla violenza, dalla criminalità e anche dalle mafie.

Essa è un modello di sviluppo capace di razionalizzare l’uso delle risorse naturali, in base alla capacità rigenerativa della biosfera e di ridurre le disuguaglianze sociali.

L’obiettivo di cui voglio parlare è il numero 16, il quale riconosce che non vi può essere uno sviluppo sostenibile senza pace, e quindi, promuovere società pacifiche fondate su sistemi di giustizia, costituisce la base del requisito fondamentale nella lotta alla povertà e ai vari tipi di disuguaglianze.

Tutti i Paesi del mondo (sia ricchi che in via di sviluppo) devono impegnarsi per raggiungere la sostenibilità, poiché non si può essere indifferenti dinanzi a questo tema.

L’indifferenza ha un peso nella storia. Chi vive veramente, non può non essere cittadino e perciò non può non scegliere da che parte stare.

Le armi migliori per spezzare la catena della mafia, secondo me, sono la cultura e la conoscenza, per aprire la nostra mente al rispetto degli altri, alla tolleranza, al dialogo e anche al coraggio.

Occorre partire dalla scuola e dall’educazione, promuovendo percorsi che allenino noi ragazzi a vivere in una dimensione meno individuale e più comunitaria, cioè serve spostare “io” a “noi”.

Infatti, proprio in riferimento a questo voglio concludere, riportando due frasi che mi hanno colpito, una è di Papa Francesco:

Per progettare qualcosa di grande a lungo termine, occorre che diventi un sogno collettivo”.

Mentre l’altra è di Antonio Caponnetto, che è stato un magistrato italiano noto soprattutto per aver guidato e fondato il Pool antimafia di Palermo:

La mafia teme più la scuola della giustizia; l’istruzione toglie erba sotto il piede della cultura mafiosa”.

Per combattere tutte le forme di criminalità e di corruzione, per difendere la legalità e affermare i diritti e la dignità umana, bisogna passare dall’educazione al civismo, e dalla comprensione di valori come la responsabilità e la solidarietà, le quali devono stare alla base della convivenza civile e dei beni comuni.






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