Lo Monaco: la lotta alla mafia comincia a scuola
Si è aperto stamani con una videoconferenza sull’evoluzione delle mafie nel secondo dopoguerra il Progetto educativo antimafia promosso dal Centro Studi Pio La Torre di Palermo. Una serie di conferenze e iniziative rivolte agli studenti delle scuole secondarie di secondo grado e delle case circondariali. Collegati in videoconferenza gli studenti detenuti delle carceri, tra le altre, di Trieste, dell'Ucciardone e del Pagliarelli di Palermo, di Catania e di San Cataldo (Caltanissetta).
“Il punto di svolta nella lotta sociale alla mafia – ha sottolineato Vito Lo Monaco, presidente del Centro Pio La Torre – si ha durante la seconda guerra di mafia (1978/1983) che provocò centinaia di vittime innocenti, ma segnò la sconfitta storica della mafia che tentò di imporre allo Stato, con lo stragismo, il suo potere. Infatti, di fronte ai delitti politici mafiosi, alle stragi di inquirenti, dei magistrati, degli uomini delle scorte, nacque dalla società civile un ampio e trasversale movimento antimafia di popolo, che fu ascoltato dal Parlamento dopo l’uccisione del prefetto Carlo Alberto Dalla Chiesa con l’approvazione della prima legge antimafia dopo 122 anni dall’Unità di Italia, la legge Rognoni- La Torre, che creò lo strumento giudiziario che permise ai magistrati di perseguire i componenti di ogni associazione di stampo mafioso e confiscarne i beni accumulati con il crimine”.
“Sebbene
furono gli Stati Uniti, nel 1970, ad approvare la prima legge nel mondo
contro la criminalità organizzata con provvedimenti in particolare
contro il riciclaggio di denaro sporco e le scommesse clandestine –
ricorda Vincenzo Militello, giurista dell’Università di Palermo - questi
provvedimenti, a differenza di quanto avvenne in Italia, non furono
accompagnati e spinti dalla reazione sociale e dalla coscienza diffusa
che nel nostro paese si aveva del problema mafioso, con il volano di
iniziative e di manifestazioni di piazza della cittadinanza che i
delitti politico-mafiosi avevano attivato in Sicilia e in Italia.
Nonostante questa spinta popolare, però, molte delle innovative
soluzioni contenute nella legge Rognoni-La Torre, come per esempio
l’introduzione del reato di associazione mafiosa e le confische dei
beni, non ebbero un percorso facile in Parlamento che approvò la legge
solo dopo gli omicidi di Pio La Torre e del Generale Carlo Alberto Dalla
Chiesa”.
“Fino a una ventina di anni fa – sottolinea
Antonio Balsamo, magistrato rappresentante per l'Italia presso l'ONU -
si aveva da parte di Cosa Nostra una strategia di sovrapposizione tra
organizzazione mafiosa e Stato, uno Stato nello Stato capace di regolare
completamente anche il mercato locale, con un patto con il mondo
politico e imprenditoriale per la spartizione degli appalti pubblici e
la distribuzione delle ricchezze”. “Dopo i feroci colpi inferti a Cosa
Nostra da un’attività legislativa e giudiziaria senza precedenti che
l’hanno privata di risorse umane ed economiche – continua Balsamo - la
mafia ha adottato la strategia della sommersione, sapendo però adattarsi
ai cambiamenti sociali e politici riuscendo a mimetizzarsi all'interno
dei centri di potere”.
Intervenuto in videoconferenza
anche Giovanni Grasso, consigliere del presidente della Repubblica, che
ha ricordato il delitto di Piersanti Mattarella, presidente della
Regione Siciliana ucciso il 6 gennaio 1980. “Ancora oggi a quasi
quarant’anni di distanza, sul più grave delitto politico dopo quello di
Aldo Moro, permangono enormi zone d’ombra: non abbiamo mai saputo chi
fossero gli esecutori materiali di quel delitto. Ed è un mistero perché
su tutti gli altri omicidi politico-mafiosi di quegli anni in Sicilia ci
sono state delle rivelazioni di pentiti che ne hanno messo a fuoco la
dinamica ma sul caso Mattarella nessun pentito di mafia ha affermato con
certezza chi fosse stato a sparare e perché. Anzi, i pochi pentiti che
hanno parlato, pentiti minori, lo hanno fatto solo per attuare
depistaggi”.
In apertura il saluto di Paolo Sciascia,
dirigente del Ministero dell'Istruzione dell'Università e della Ricerca
che ha evidenziato l'importanza e la peculiarità dell'apertura del
progetto alle case di reclusione italiane.
La prossima videoconferenza si terrà giovedì 14 novembre sul tema: "Le mafie nell’era della globalizzazione.
Ultimi articoli
- La nuova Cortina
di ferro grande campo
di battaglia - La riforma agraria che mancò gli obiettivi / 2
- Mattarella, leggi
di svolta dall'incontro
con il Pci - Mattarella fermato
per le aperture al Pci - La legalità vero antidoto per la cultura mafiosa
- Natale, un po' di rabbia
e tanta speranza
nella cesta degli auguri - Lotte e sconfitte
nelle campagne siciliane
al tempo di Ovazza / 1 - La legge bavaglio imbriglia l'informazione
- Perché l’Occidente si autorinnega
- Ovazza, storia di un tecnico
prestato alla politica