Legambiente svela il disastro ferroviario
Treni affollati, lenti, spesso in ritardo. Ed ancora treni soppressi,
guasti improvvisi, carrozze sovraffollate senza contare i problemi di
circolazione legati spesso al binario unico che causano ulteriori ritardi. È
ciò che accade nel nostro Paese e in particolare nelle 10 linee ferroviarie
peggiori: Roma Termini-Ciampino-Castelli Romani, la Circumflegrea, la Bergamo-Milano,
la Siracusa-Ragusa-Gela,
la Portogruaro-Venezia. Ed ancora la Catanzaro-Lido-Lamezia Terme, la
Salerno-Potenza e la Campobasso-Isernia-Roma. A queste si aggiungono le linee
cancellate, come è accaduto in Piemonte con 14 linee tagliate negli ultimi 3 anni
o per il collegamento Cremona-Piacenza. Una scelta che ha portato a cambi
obbligati ed in alcuni casi a tempi di percorrenza raddoppiati. È quanto
segnala Legambiente che lancia la Campagna Pendolaria 2014, presentando le peggiori linee ferroviarie
selezionate sulla base di situazione oggettive e proteste da parte dei
pendolari italiani, che ormai sono costretti a fare viaggi infernali per
arrivare a destinazione.
Tra le peggiori linee d’Italia è sicuramente la linea
Siracusa-Gela che collega tre Province
importanti, lunga 181 km, ma ancora
non elettrificata e a binario unico e che vede, soprattutto, un solo treno
diretto collegare le due città. Il numero di pendolari che frequentano
questi treni inevitabilmente continua a calare, sono circa 500 al giorno di cui
il 95% si muove da Modica – Pozzallo a Siracusa e viceversa. Solo nell’ultimo biennio i treni soppressi sulla
linea sono stati 14. Lo stato dei treni è mediocre mentre i servizi igienici nelle stazioni sono
stati chiusi, salvo qualche rara eccezione dove il servizio è gestito dal
Comune in collaborazione con il bar di stazione come nel Comune di Vittoria. Le biglietterie nelle stazioni sono del
tutto scomparse se si fa eccezione per le stazioni di Siracusa e Gela, con
l’ultima recente chiusura di quella di Modica. Infine è da rilevare come gli attuali tempi di percorrenza dei treni in
questa linea, siano addirittura superiori a quelli di 20 anni fa malgrado
siano pochissimi i treni che la percorrano e siano stati realizzati interventi
di miglioramento dell'infrastruttura. In più i treni circolanti tra Modica e
Gela molte volte sono sostituiti interamente o parzialmente (solo per un tratto
intermedio) da bus, quindi le coppie circolanti che dovrebbero essere 4 (minimo
storico) per gran parte dell'anno si sono ridotte a 3.
Una situazione, quella del trasporto ferroviario regionale che rispecchia
quanto poco hanno fatto in questi anni Regioni e Governi e quanto le situazioni
già critiche dei pendolari siano diventate insopportabili. Dal 2010 a oggi
complessivamente si possono stimare in Italia tagli pari al 6,5% nel servizio ferroviario regionale, con
differenze tra le diverse Regioni ma dentro un quadro in cui diventa ogni
giorno più difficile salire su un treno. A rendere evidente la situazione sempre
più complicata che vivono i pendolari sono i tagli realizzati nelle diverse
parti del Paese, con la riduzione del numero di treni lungo le linee, a cui si
è accompagnato in quasi tutte le Regioni italiane un aumento delle tariffe.
"Altro che Sblocca Italia - dichiara il vice presidente di Legambiente
Edoardo Zanchini – per i pendolari il servizio, in larga parte delle
Regioni, è andato peggiorando e continuerà a vedere tagli per la riduzione e
l'incertezza delle risorse. Per quei tre milioni di cittadini che ogni
giorno prendono il treno per andare a lavorare o gli studenti per
raggiungere scuole e università, la situazione diventa sempre più
difficile a causa di treni troppo spesso vecchi, lenti e in ritardo. Di
fronte a questa vera e propria emergenza nazionale, occorre un cambio di rotta
della politica. È vergognoso- aggiunge Zanchini - che il Governo non intervenga
e che gli stanziamenti erogati dalle Regioni per questo servizio siano talmente
risibili da non arrivare in media nemmeno allo 0,35% dei bilanci. La nostra
mobilitazione a fianco dei pendolari punta a cambiare questo stato di cose,
Governo e Regioni devono impegnarsi concretamente per migliorare il trasposto
pubblico su ferro".
Infatti, come evidenzierà in dettaglio il Rapporto Pendolaria che
Legambiente presenterà il 18 dicembre, rispetto al 2009 le risorse da parte
dello Stato per il trasporto pubblico su ferro e su gomma sono diminuite del
25% e le Regioni, a cui sono state trasferite nel 2001 le competenze sui treni
pendolari, in larga parte dei casi non hanno investito né in termini di risorse
né di attenzioni per recuperare la situazione. In Sicilia fra il 2011 e il 2014 il taglio ai servizi ferroviari è
stato pari al 19%.
Il Contratto di Servizio, che
ancora Regione Siciliana deve sottoscrivere con Trenitalia, finanziato con i 111,5
milioni che ogni anno lo Stato verserà alla regione sulla base del recente
Accordo di Programma Quadro, dovrà tenere conto di questa situazione
incresciosa, che penalizza gli abitanti di questo territorio e che pregiudica
ogni reale ipotesi di rilancio economico sostenibile.
Tutte le informazioni su: http://www.legambiente.it/pendolaria-2014
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