Le vittime si ribellano: “Nessuna ragazza deve morire più per strada"
“Nessuna ragazza deve morire più per strada, anche io sono stata vittima di tratta. Non è facile uscirne, non è facile dire le parole giuste per convincere le donne, la prima cosa che ti chiedono è come possono mantenere i propri figli, andare avanti. Io lo so”. A parlare è Osas, e la sua determinazione commuove la platea di volontari e rappresentanti istituzionali che sabato si sono dati appuntamento a Palazzo delle Aquile, a Palermo, per un incontro organizzato dal centro Pio La Torre nella settimana d’azione contro il razzismo, promossa dall'Unar. Osas tira fuori da una borsa le creazioni fatte dalle mani delle nigeriane scampate alla tratta: “Al centro Arcobaleno, nel quartiere Guadagna, cerchiamo di aiutare le vittime della prostituzione con diversi corsi, dal catering al cucito, ma abbiamo bisogno di aiuto, nessuna ragazza deve morire più per strada, come successo qui a Favour e Loveth, due giovani nigeriane vittime a Palermo di una violenza brutale”. Il suo appello fa parte del coro di voci di relatori che a decine hanno raccolto l'invito del centro studi Pio La Torre, con l'idea di avviare un coordinamento permanente per l'accoglienza, partendo dalle peculiarità delle singole associazioni che in città ogni giorno lottano per favorire l'integrazione. E a decine si sono alternate nel dibattito: come Addiospreco, Adoc, Arci, Ass. Santa Chiara, Assoutenti, Camera del Lavoro di Palermo - Cgil, Camminare Insieme, Caritas Diocesana di Palermo, Centro Arrupe, Centro Astalli, Centro R.S. "G.Arnao", Cisl, Ciss, Comunità S.Egidio, COmitato di lotta per la casa 12 luglio, Comunità "San Saverio", Consulta delle Culture, Codici, Erripa "Achille Grandi", Federconsumatori, Forum Antirazzista Palermo, Idea Rom, Laici Missionari Comboniani, Le Donne di Benin City, Lega Consumatori, Legambiente, Osservatorio Discriminazioni Razziali "Noureddine Adnane", Rompiamo Pregiudizi, Uil. Ciascuna con un compito: sollevare il migrante dalle difficoltà burocratiche, soccorrerlo nelle prime necessità, istruirlo insieme ai minori che spesso non hanno gli strumenti per interpretare testi a loro sconosciuti, favorire la coesione sociale, scongiurare episodi di tratta e sfruttamento, strapparli alle mani dei carnefici una volta raggiunta terra. Una necessità diventata esigenza quotidiana: nelle stesse ore infatti, 1800 migranti sono stati salvati nel Canale di Sicilia. "Palermo da sempre è porta e porto di accoglienza, più 700 migranti sono appena sbarcati qui - ha detto Vito Lo Monaco, presidente del centro Pio La Torre - la discriminazione non è solo razziale, ma sociale, solo in Sicilia 200mila famiglie sono in povertà assoluta, l'obiettivo è sollecitare delle politiche economiche e sociali rese più urgenti dalla crisi globale, come abbiamo fatto con il ddl contro la povertà che attende ancora di essere scritto nell’agenda politica dell’Ars".
Al centro del dibattito anche l'accordo appena raggiunto tra Ue e Turchia per fermare i migranti irregolari in viaggio verso le isole greche. “Questa è una mercificazione dei diritti umani – ha detto l'assessore Giusto Catania - così vengono legittimate le espulsioni collettive, l'Ue ha fatto un accordo commettendo un crimine, andando contro i diritti sanciti dalla convenzione di Ginevra. Il diritto alla mobilità è stato riconosciuto dalla carta di Palermo. Questo, insieme alla volontà di collegare l'acquisizione della cittadinanza alla residenza e non alla nascita - ha aggiunto l'assessore - devono essere i due paradigmi a cui mirare".
Durante l'incontro, nel corso del quale è intervenuto anche l'assessore all'Innovazione Gianfranco Rizzo, insieme alle capacità di accoglienza della città sono stati ricordati alcuni episodi di razzismo inquietanti, come la spedizione punitiva contro tre nigeriani avvenuta nel quartiere Ballarò, “colpevoli” di aver rimproverato dei bambini che giocavano a palla nel cortile e scampati a un incendio appiccato dagli abitanti del quartiere alla loro abitazione. Per non dimenticare il suicidio di un ambulante: “Abbiamo scelto di intitolare a Noureddine Adnane l'osservatorio contro le discriminazioni, nato proprio in seguito a questa tragedia – ha detto Abraha Yodit - Ogni giorno cerchiamo di dare uno strumento di indagine e sensibilizzazione per costruire con le istituzioni delle buone prassi. Ma spiace constatare che in seguito a quell'episodio nessuno ha ancora pagato neanche con l'accusa di abuso di potere di ufficio per la persecuzione nei confronti di Noureddine che a Palermo si è dato fuoco dopo i tanti controlli vessatori da parte dei vigili”.
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