Le strategie per contenere il disastro sull'occupazione siciliana

Economia | 2 aprile 2020
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Il vicepresidente della Regione Siciliana Gaetano Armao ha presentato all'Assemblea Regionale la sua relazione sulle conseguenze economiche della pandemia da Covid 19 e sulle misure straordinarie da adottare. Dopo le note iniziali sulla dimensione mondiale del fenomeno in cui si prevede addirittura una “palingenesi delle relazioni economiche” e addirittura prefigurando un abbozzo di analisi sulla nuova geopolitica planetaria che ne seguirà, il documento entra nel merito dei cambiamenti che si sono prodotti nei rapporti finanziari tra Stato e Regione e nell'utilizzo dei fondi strutturali e d'investimento europei.  

 Si stima ad oltre il 7% la contrazione del PIL regionale.. Com'è noto gli analisti del Centro Studi di Confindustria sostengono che la caduta del Prodotto interno lordo (PIL) a livello nazionale giungerà al -10% nel primo semestre, cui seguirà una lenta risalita fino a toccare il -6% a fine anno, a condizione che la fase acuta dell’epidemia venga superata entro fine maggio Perciò le previsioni dell'ufficio statistico regionale, per una volta, possono sembrare perfino ottimistiche. L'economista Gianfranco Viesti ha segnalato il rischio che l'interruzione del lavoro possa avere effetti più pesanti nel Sud, pur in presenza di un numero minore di lavoratrici e lavoratori sospesi. Nel Mezzogiorno infatti gli occupati che non sono a tempo indeterminato superano il 51% dei sospesi. In Calabria, Sardegna, Sicilia essi arrivano oltre il 60%. Il disastro incombente sull'occupazione siciliana è evidenziato dalla tabella che segue:


Sicilia. Occupazione per settore produttivo al 31/12/2019. Dati terzo trim. 2019 e confronto con terzo trim. 2018 (in migliaia)

Totale

Agricoltura, silvicoltura, servizi

Totale industria escluso costruzioni

Costruzioni

Servizi

1.372 (-0,1%)

131 (1,7%)

120 (-13,1%)

68 (-13,3%)

1.0538 (2,5%)

Fonte: elaborazione Confindustria e SRM su dati Cerved


Ad una significativa flessione nell'industria e nelle costruzioni fa da contrappeso una modesta crescita in agricoltura ed una più significativa nei servizi. Come si vede , due terzi degli occupati sono nei servizi, nei quali sono compresi settori come il turismo, gli alberghi, i viaggi che subiranno un colpo pesantissimo, tra l'altro senza che nelle prossime settimane possano oggi essere definiti i tempi e le modalità della ripresa dell'attività. Insomma, le chiusure sono purtroppo destinate a produrre effetti fortemente negativi proprio laddove sono più numerosi le lavoratrici e lavoratori. La situazione si fa ancora più drammatica ove ci si riferisca all'economia non osservata, cioè alle attività economiche sommerse o illegali. Secondo le stime Istat esse nel Mezzogiorno producono circa il 19% del valore aggiunto. La Calabria è la regione in cui il peso dell'economia sommersa e illegale è massimo, con il 20,9% del valore aggiunto complessivo, seguita da Campania (20%) e Sicilia 19,2%. Tali forme di produzione di reddito si concentrano per il 47% nel piccolo commercio al minuto, dai mercati rionali, alla frutta e verdura, ai venditori ambulanti, ma anche ad attività marginale come la raccolta del ferro o di altri materiali di scarto. Sono attività che garantivano la sopravvivenza di alcune fasce della popolazione e e che la quarantena ha bloccato. 

A ciò si aggiunge la povertà”emersa”: sul milione circa di famiglie percettrici del reddito di cittadinanza oltre 641mila sono del Mezzogiorno. È del Sud o delle Isole quindi il 61% dei nuclei che beneficiano del sussidio. Tutto ciò ha creato una emergenza sociale che, specie nei grandi centri urbani, può dare agio all'inserimento di forme di sciacallaggio di malavitosi che tentano di approfittare del clima, ma anche al probabile tentativo della mafia di sfruttare ai suoi fini la carenza di liquidità di famiglie ed imprese: Perciò era necessaria l'ordinanza della protezione civile che ha stanziato circa 400 milioni di aiuti alimentari, di cui 43 ai comuni dell'isola ed è apprezzabile la decisione della Giunta regionale di aggiungere 100 milioni ricavati da alcune misure del POR FSE e da alcuni programmo operativi complementari del FSC. Vengo qui ad uno degli argomenti centrali della relazione dell'assessore all'economia che non ha saputo (o voluto) sottrarsi ad una polemica nei confronti del governo nazionale, quando ha affermato che:”nella riprogrammazione dei fondi europei e di coesione per far fronte agli effetti dell’emergenza pandemia si dovrà rispettare l’allocazione delle attuali dotazioni finanziarie e la loro destinazione regionale ed il principio di addizionalità delle risorse europee e di coesione rispetto agli interventi ordinari ed extraordinari che vanno finanziati con la fiscalità generale.” 

Cioè, detto in volgare: non toccateci i soldi dell'Europa che ci spettano, anzi dateci le risorse della spesa pubblica ordinaria che ci avete sottratto. Argomentazione teoricamente giusta ma che si scontra con un'esigenza di solidarietà nazionale di cui anche la Sicilia, come ogni altra parte del nostro paese, deve farsi carico. Se le risorse non utilizzate dei fondi strutturali (circa 9 miliardi compreso il cofinanziamento nazionale) saranno utilizzate per l'emergenza sanitaria, anche la Sicilia ne trarrà beneficio. Si evitino perciò le polemiche inutili in un momento in cui l'Italia non ne sente proprio il bisogno. Vero è che una maggiore flessibilità nell’applicazione delle regole di spesa dei fondi UE è necessaria.

 La Commissione ha proposto che tutte le spese legate al COVID-19 possano essere collegate ai fondi strutturali. Ciò significherebbe che, per esempio, le spese legate al sistema sanitario potrebbero essere rimborsate dal Fondo Europeo di Sviluppo Regionale o dal Fondo Sociale Europeo. Le risorse a disposizione degli stati membri, che non sono ancora legate a nessun progetto, quindi “spendibili”, sono pari a 28 miliardi di euro, Italia compresa. La proposta, seppur interessante, non appare sufficiente perché non si tratta di nuovi finanziamenti, bensì di utilizzare risorse che sarebbero state spese comunque in altri progetti. La verità è che della crisi della costruzione europea fa parte anche la vicenda delle politiche di coesione. L'attenzione in questo momento è concentrata sugli eurobond, cioè sull'emissione di debito sovrano europeo intanto per l'emergenza e in prospettiva per i mastodontici investimenti- piano Marshall o New Deal che li si vorrà chiamare- che saranno indispensabili per rimettere in moto l'economia europea. Non scordiamoci però che, subito prima della crisi, il Consiglio dei capi di Stato non era ancora riuscito a mettersi d'accordo neanche sul bilancio dell'Unione per i prossimi sette anni. Siamo ad un punto di stallo dell'Europa che ne mette in forse il futuro; se la Germania non lo comprenderà ci aspettano anni disastrosi.

 Per quanto riguarda, infine, il rapporto finanziario con lo Stato, la relazione non fa molti passi avanti rispetto all'impostazione tradizionale del confronto attraverso lo strumento della Commissione paritetica. La proposta di impatto immediato è che la sopravvenuta deroga ai vincoli europei di bilancio ottenuta dallo Stato possa consentire una temporanea riduzione, da poco più di un miliardo a 300 milioni all'anno, del contributo al risanamento della finanza pubblica. Nulla di sbagliato, ma ci vorrà una capacità di dialogo tra due soggetti- governo centrale e giunta regionale- che fin qui hanno sembrato parlare lingue diverse Capiamo l'estrema difficoltà del momento e l'incertezza assoluta delle prospettive, ma ciò non ci esime dal rilevare la nostra impressione che la relazione Armao ha il respiro corto: di ben altro livello di proposte e di idee nuove necessiterà lo sforzo titanico di rilanciare l'economia e la società siciliane quando torneremo a rivedere le stelle

 di Franco Garufi

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