Le riforme necessarie per tenere la Sicilia in Europa
Cosa c'è di nuovo nelle slides sul PNRR presentate dal governo Draghi? C'è innanzitutto la “messa a terra”degli interventi previsti dalle quasi 150 pagine del documento presentato il 12 gennaio dal governo Conte 2 e dalle 500 pagine di schede in inglese che individuavano missioni, componenti e linee di intervento. Viene definita la struttura del Recovery plan prevedendo interventi complessivi per 221,5 miliardi di cui 191,5 dal Recovery Facility Fund e 30 del fondo complementare che funzionerà con risorse nazionali.
Rispetto ai dati di gennaio, insomma, è stato scorporato il React EU che assegna all'Italia 13,5 miliardi sui 45 totali. Il relativo programma è stato infatti nei giorni scorsi comunicato alla Commissione Europea e la posta principale sono i 4 miliardi che andranno alla decontribuzione del costo del lavoro nel Sud, in attuazione di quanto previsto dalle due ultime leggi di bilancio. Si tratta comunque di risorse che si aggiungeranno al complesso delle politiche di sviluppo, così come avverrà per i fondi delle politiche di coesione per il periodo 2021-2027. L'aspetto innovativo del documento presentato da Draghi riguarda soprattutto la definizione delle riforme necessarie a dare concreta attuazione al piano. In primo luogo quella della pubblica amministrazione ad ogni livello, a partite da modalità di accesso finalizzate a garantire un largo ricambio generazionale, per continuare con la digitalizzazione e con l'adeguamento delle competenze. In secondo luogo la riforma della giustizia attraverso la digitalizzazione, la riorganizzazione e la revisione del quadro normativo e procedurale. In questo quadro vengono indicate riforme “abilitanti” che riguarderanno orizzontalmente le sei missioni (semplificazioni per la concessione di permessi ed autorizzazioni e interventi sul codice degli appalti) e specifiche riforme di settore finalizzate ad aumentare l'efficienza ed a rafforzare la gestione dei progetti. Il governo si impegna a presentare in tempi rapidi, anche attraverso l'uso di decreti, le soluzioni adeguate a raggiungere tali obiettivi che andranno in ogni caso deliberate in sede parlamentare.
Cosa deve fare la Sicilia per partecipare attivamente all'utilizzo dell' ingente massa di risorse del piano?
La riforma della pubblica amministrazione sfida in modo diretto la Regione siciliana che ha assoluta necessità di rafforzare, digitalizzare ed immettere energie giovani e ad alta qualificazione. Lo stesso vale per la travagliata condizione degli enti locali, in special modo nelle grandi e medie città. C'è poi il vasto campo della rivoluzione verde e della transizione ecologica. Si presentano notevoli occasioni nel settore turistico che è stato il più colpito dalle conseguenze della pandemia e che appare decisivo per la ricostruzione economica dell'isola. Occorre avere l'ambizione di fare sistema e di utilizzare le risorse per consentire un salto di qualità dell'offerta turistica in rapporto all'immensa dotazione di beni culturali che la Sicilia può vantare. Lo stesso vale per l'agricoltura sostenibile e per lo sviluppo della filiera agroalimentare che rappresenta una delle vocazioni storiche dell'isola e che potrà essere strettamente connessa all'economia circolare ed alla soluzione dell'annoso problema relativo al ciclo dei rifiuti.
Tuttavia le tre principali scommesse sulle quali la Sicilia dovrà confrontarsi nel breve quinquennio di attuazione del piano riguardano la politica industriale, la modernizzazione delle reti infrastrutturali (in particolare le ferrovie ed il sistema portuale) l'inclusione sociale. Per le politiche industriali occorre senza timidezza candidare l'isola come polo per la transizione energetica, a partire dalla produzione, distribuzione ed usi finali dell'idrogeno. In particolare vanno definiti, con le grandi aziende nazionali, progetti che consentano di allocare nella nostra regione investimenti afferenti alla componente 2 della seconda missione relativa alla produzione di idrogeno in aree industriali dismesse . Gli interventi infrastrutturali sono allocati sia nel PNRR che nel fondo complementare e sono in gran parte quelli già noti. Ulteriori risorse per le disastrate strade ex provinciali possono essere garantite dalla strategia nazionale per le aree interne che prevede finanziamenti per il miglioramento dell'accessibilità e della sicurezza delle strade.
Mettere l'accento sull'inclusione sociale, in un momento in cui sono cresciute in modo esponenziale povertà ed emarginazione è un obiettivo strategico per assicurare ai cittadini siciliani il godimento di diritti fondamentali. In particolare bisogna colmare il gap di dotazione infrastrutturale che la Sicilia sconta sui servizi per la prima infanzia, come asili nido e sezioni primavera, costruire percorsi che consentano di affrontare in modo anche culturalmente nuovo i problemi della disabilità, definire progetti tesi a migliorare la condizione abitativa, partendo dal risanamento e ristrutturazione del patrimonio di edilizia pubblica esistente, ma puntando al tempo stesso per le situazioni di maggiore marginalità ed emergenza all'housing temporaneo ed ai progetti “stazioni di posta”. Pregiudiziale a tutto ciò è che si definiscano in termini concreti e realistici i risultati occupazionali delle misure implementate e che si punti al lavoro stabile e di qualità.
Una parte fondamentale (anche dal punto di vista finanziario: oltre 12 miliardi di euro) della missione 5 è dedicata alle politiche attive del lavoro con particolare riferimento ai giovani ed alle donne. La Sicilia è assai indietro su questo terreno e dovrà impegnarsi a fondo per realizzare una chiara inversione di tendenza rispetto al progressivo degrado della situazione occupazionale che ha caratterizzato gli anni che ci stanno alle spalle e che la pandemia ha enfatizzato, portando l'isola sull'orlo di una drammatica crisi sociale. Naturalmente quelle descritte sono solo alcune delle cose che si possono fare e sulle quali è indispensabile aprire una discussione pubblica che fin qui è mancata.
Infine, il piano andrà costantemente monitorato nella sua effettiva realizzazione e nelle verifiche degli stati di avanzamento dovrà essere coinvolto il numero più ampio possibile dei potenziali beneficiari. Per questo vanno costruite forme di monitoraggio civico e il governo nazionale deve implementare, come proposto da Fabrizio Barca, uno strumento di costante e larga informazione sul modello di Opencoesione. Se e quando il presidente della Regione Musumeci deciderà di occuparsi di ciò che la Regione deve mettere in campo per partecipare al grande sforzo del paese e dell'Europa, smettendo di piangere sul mancato inserimento nel piano di “Ulisse”(ultimo nome dato al sempiterno progetto del ponte sullo stretto di Messina) potrà contribuire a determinare le condizioni minime indispensabili a far sì che la Sicilia non perda l'ultima occasione per intraprendere il sentiero dello sviluppo sostenibile.
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