Le priorità della Sicilia nella nuova programmazione Ue

Economia | 12 giugno 2020
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Al 30 aprile 2020 la spesa certificata della Regione siciliana per i programmi strutturali europei ammontava a 1,216 miliardi per il FESR e a 191, 5 milioni per il FSE. Nei tre anni che ci separano dal 2023 restano da spendere i due terzi della dotazione finanziaria di entrambi i programmi, anche se circa 1,5 miliardi sono destinati – nelle intenzioni del legislatore siciliano- a sostenere  la recente Finanziaria regionale nella quale, come previsto, sono del tutto assenti risorse ordinarie. D'ora in poi la spesa potrà essere fortemente accelerata dalle nuove norme post Covid 19 che consentono il cofinanziamento al 100% (cioè permettono a Stato e Regione di non aggiungere risorse proprie) e rendono possibile lo spostamento dei finanziamenti tra i fondi. 

Naturalmente tutto ciò fa a pugni con la persistente incapacità di riformare una burocrazia regionale che resta assolutamente impermeabile alle esigenze di innovazione, trasparenza ed accelerazione nell'utilizzo del denaro disponibile. Tuttavia, sarebbe un errore scaricare ogni responsabilità sulla componente amministrativa perché, come insegna il proverbio, il “pesce puzza dalla testa”: insomma sono i "politici" che non hanno strategie, capacità e volontà di rinnovare l'assetto della Regione e si limitano alle dichiarazioni d'occasione alle quali mai seguono fatti concreti. La pandemia segna uno spartiacque: la caduta del PIL, la crisi dell'economia reale e il crescente disagio sociale che nei prossimi mesi rischierà di assumere connotazioni imprevedibili, costringeranno i decisori politici ed istituzionali ad uscire dalle logiche di palazzo ed a confrontarsi con una realtà che sarà durissima. Innanzitutto sarà necessario un ammontare di risorse senza precedenti.

 La straordinaria discussione che si sta svolgendo attorno al piano proposto dalla presidente Ursula van del Leyen, segna un vero e proprio rilancio del progetto europeo. Alle prime misure, come il cosiddetto SURE,(fondo europeo per il finanziamento degli ammortizzatori sociali) adottate tra marzo e aprile, ha fatto seguito il 27 maggio il pacchetto di proposte: 1850 miliardi di euro tra il Recovery Fund definito Next Generation EU e il bilancio UE 2021-2027, con novità significative per la Politica di Coesione. Da una parte, infatti, c'è l'idea di confermare la flessibilità nel trasferimento di risorse tra fondi e di permettere anche il completamento dei progetti del periodo 2014-2020. Dall'altra, Bruxelles ha proposto di destinare 55 miliardi di euro (58,3 miliardi di euro a prezzi correnti) aggiuntivi alla Politica di Coesione 2014-2020 tramite lo strumento React EU (Assistenza alla ripresa per la coesione ed i territori d'Europa: finanzierà per 40 miliardi la transizione alla neutralità climatica e per 15 lo sviluppo del green deal nelle zone rurali). Si tratta di risorse che verranno ripartite fra gli Stati Membri in base alla gravità della crisi e che potranno essere utilizzate nel quadro dei Programmi operativi esistenti o presentando a Bruxelles un Programma ad hoc. 

In tale contesto non va trascurato il ruolo delle politiche di coesione (i fondi SIE) per il settennio 2021-2027, anche per le novità che si prospettano all'orizzonte. Il Fondo sociale europeo Plus riunirà una serie di fondi e di programmi esistenti, con uno stanziamento di 101 miliardi di euro. Comparando il periodo 2021-2027 al periodo 2014-2020 (UE-27, cioè senza la Gran Bretagna) tenendo conto dello spostamento di voci, il Fondo europeo di sviluppo regionale comprensivo dei fondi per le regioni ultraperiferiche e per la cooperazione territoriale europea, registra +1,3%; il Fondo di coesione (al quale il nostro paese non partecipa)-45,4%. Totale per lo sviluppo regionale e coesione -11,6%. Fondo sociale europeo Plus –5,5% (inclusi Iniziativa per l’occupazione giovanile, Fondo di aiuti per gli indigenti e programma per l’occupazione e l’innovazione sociale). Per l’Italia a prezzi correnti ci sarebbe un aumento da 34 a 43,5 miliardi di euro, a prezzi costanti (2018) da 36,2 a 38,6 miliardi, con una differenza in più di 2,4 miliardi rispetto al periodo 2014-2020. Ciò perché il calcolo della dotazione riflette il peggioramento delle condizioni economiche e sociali delle regioni meridionali nel corso della lunga crisi originata dal dissesto finanziario globale e dalla crisi del debito sovrano, e la nuova ponderazione di altri fattori diversi del pil procapite. 

Da rilevare che sull’altro grande capitolo di spesa ridotta nel bilancio Ue, la politica agricola comune, l’Italia vedrebbe diminuita la dotazione di circa 2,7 miliardi, con una dotazione complessiva di circa 36,3 miliardi a prezzi correnti contro 39 miliardi nel 2014-2020 (-6,9%). A prezzi costanti, a prima vista, potrebbe esserci un taglio del 19,7% nei pagamenti diretti e del 26% nei fondi per lo sviluppo rurale (dati non confermati).L’Italia sarebbe il quarto paese beneficiario dei fondi PAC dopo Francia, Spagna, Germania e sarebbe seguita dalla Polonia (fonte: A. P. Salimbeni, Fondi europei 2021-2027. Guida al negoziato). Naturalmente, allo stato del negoziato, non sono ancora quantificabili le risorse che arriveranno alla Sicilia, ma è prevedibile che non saranno inferiori ai 9 miliardi del 2014-2020. Ancora una volta perciò il problema non sarà la dimensione dei flussi di risorse ma la capacità del sistema regione di utilizzarlo in modo rapido, efficace ed efficiente.

 In applicazione dei regolamenti europei, anche il dipartimento Programmazione della Regione ha lanciato la consultazione pubblica per raccogliere le istanze dei cittadini e degli stakeholder. Se non si realizzerà una partecipazione di massa dei portatori di interessi legittimi, tutto si risolverà nella solita occasione rituale: per questo ho deciso di partecipare e in allegato do conto delle mie proposte. Va sostenuta una battaglia per impedire che si perpetuino la dispersione a pioggia delle risorse ed i ritardi di attuazione che fin oggi hanno compromesso la spesa europea nella nostra regione. La strada maestra è concentrare la spesa in progetti di dimensione e qualità tali da fare massa critica. 

A mio avviso le scelte prioritarie sono:

1) Costituire consorzi di ricerca e sviluppo tra università siciliane e tra di esse e le principali imprese dell'isola per finanziare ricerche di base ed applicate che promuovano un salto di qualità del sistema produttivo siciliano (industria, servizi avanzati, turismo e fruizione dei beni culturali, agroalimentare) ed al tempo stesso permettano alle risorse umane ad alta istruzione formate nell'isola di restarvi per realizzare i loro progetti di ricerca. Mettere in rete i principali centri di ricerca pubblici e privati esistenti nell'isola.

2) Un programma di rapida digitalizzazione dell'amministrazione regionale e delle amministrazioni locali attraverso piattaforme dialoganti e sostegno alla diffusione dell'alfabetizzazione digitale e al superamento del digital divide tra i cittadini, con particolare attenzione alle zone interne ed alle periferie urbane. Forte impulso all'innovazione nel sistema sanitario pubblico, con particolare attenzione alla medicina territoriale (telemedicina, ecc.).

3)Pacchetti di sostegno all'internazionalizzazione delle imprese, incentivando le imprese che si impegnano a creare occupazione stabile.

4)Nell'ambito del rapporto integrato tra FESR e FSE puntare a progetti da realizzare nelle periferie urbane e nelle aree interne che consentano la crescita economico-sociale e il coinvolgimento in attività lavorativa delle giovani donne e dei giovani con particolare riferimento ai NEET.

    1. Risanamento ambientale, con particolare riferimento alle aree industriali dismesse. Intervento organico nei territori interni per il recupero ambientale.

Sono cinque semplici proposte di un cittadino che tenta di tenersi informato e di esercitare il diritto alla partecipazione, regola prima della democrazia che è iscritta nella Costituzione. Ciascuno può cimentarsi e dire la sua, ma questo avrà un senso solo se le istituzioni dimostreranno una capacità di ascolto finora inesistente.

 di Franco Garufi

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