Le nuove regole di vita che applichiamo nell'era del Covid

Cultura | 25 dicembre 2020
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E’ diffusa l’opinione che dopo la buona prova che noi italiani abbiamo fornito in occasione del lockdown di marzo si sono commessi errori nella gestione dell’estate sia da parte dei cittadini, che stanchi delle rinunzie hanno abbandonato ogni precauzione nonostante il pericolo dichiarato dal comitato tecnico di una seconda ondata di covid, sia da parte del governo e delle regioni che non hanno approntato le disposizioni e le strutture adatte per eventualmente fronteggiarla .

Ora se è comprensibile il rilassamento dell’estate, anche perché per mancanza di esperienza ci siamo illusi di aver superato il pericolo, stupisce che, dopo quella esperienza, con una media di 600-700 decessi giornalieri , da circa un mese non si fa altro che parlare del Natale, di come farlo, di come andare a sciare, mostrando di non condividere le preoccupazioni e le restrizioni operate dal governo d’intesa con le regioni. Il buon senso prescrive che quando la casa brucia il primo provvedimento dovrebbe essere spegnere le fiamme anche quando ricorre il Natale o  il Capodanno.

Si dirà che ci sono gli effetti economici su molte categorie di operatori ma, a parte il primato della difesa della vita umana che pure si dovrebbe riconoscere, si dimentica che  se viene una terza ondata del covid la loro condizione sarebbe ulteriormente compromessa. Per altro dobbiamo cominciare a prendere atto che la nostra vita dopo l’esperienza del coronavirus non può essere più quella di prima, non solo nell’aspetto economico e che in fondo la strategia del governo basata sulla divisione in zone del territorio secondo le diverse situazioni si è rivelata efficace anche se ha richiesto il “ritocco” di fine anno.

Questo riconoscimento non significa che il governo non abbia commesso errori: tutti ricordiamo i ritardi nella fornitura delle mascherine, le difficoltà anche attuali di fare i tamponi , quelle di conoscerne l’esito, i mancati tempestivi provvedimenti sull’utilizzo dei mezzi pubblici, il mancato adeguamento delle strutture e del personale sanitario,  la mancanza di una rete di medici per ridurre il ricorso al pronto-soccorso, la tardiva emanazione di apposite linee-guida per affrontare l’epidemia, la mancata soluzione del problema della scuola. Ma questi errori non possono impedire di riconoscere il pericolo che corriamo se non vengono osservate le rigide prescrizioni stabilite dal governo per altro d’intesa con il comitato tecnico-scientifico.

Né vale obiettare che c’è tra i diversi provvedimenti qualche contraddizione o che il numero elevato di decessi che abbiamo registrato in Italia è dovuto a cause pregresse, a meno che non ci si riferisca, cosa questa che bisognerebbe approfondire, alla carenza delle strutture sanitarie che in questo caso bisognerebbe potenziare magari ricorrendo al  prestito del Mes

Rimane in ogni caso che i medici e gli operatori sanitari si sono impegnati fino allo spasimo pagando spesso con la perdita della vita questo loro eccezionale impegno. Anche per loro dovremmo osservare le prescrizioni del governo e fare qualche rinunzia.

Tra le prescrizioni da osservare ci sono ovviamente anche quelle stabilite dal Presidente della Regione tendenti a disciplinare gli ingressi nell’isola e ad evitare gli assembramenti nonché quelle dei sindaci.

 di Diego Lana

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