Le nuove regole di vita che applichiamo nell'era del Covid
E’ diffusa
l’opinione che dopo la buona prova che noi italiani abbiamo fornito in
occasione del lockdown di marzo si sono commessi errori nella gestione
dell’estate sia da parte dei cittadini, che stanchi delle rinunzie hanno
abbandonato ogni precauzione nonostante il pericolo dichiarato dal comitato
tecnico di una seconda ondata di covid, sia da parte del governo e delle
regioni che non hanno approntato le disposizioni e le strutture adatte per
eventualmente fronteggiarla .
Ora se è
comprensibile il rilassamento dell’estate, anche perché per mancanza di
esperienza ci siamo illusi di aver superato il pericolo, stupisce che, dopo
quella esperienza, con una media di 600-700 decessi giornalieri , da circa un
mese non si fa altro che parlare del Natale, di come farlo, di come andare a
sciare, mostrando di non condividere le preoccupazioni e le restrizioni operate
dal governo d’intesa con le regioni. Il buon senso prescrive che quando la casa
brucia il primo provvedimento dovrebbe essere spegnere le fiamme anche quando
ricorre il Natale o il Capodanno.
Si dirà che ci
sono gli effetti economici su molte categorie di operatori ma, a parte il
primato della difesa della vita umana che pure si dovrebbe riconoscere, si
dimentica che se viene una terza ondata
del covid la loro condizione sarebbe ulteriormente compromessa. Per altro
dobbiamo cominciare a prendere atto che la nostra vita dopo l’esperienza del
coronavirus non può essere più quella di prima, non solo nell’aspetto economico
e che in fondo la strategia del governo basata sulla divisione in zone del
territorio secondo le diverse situazioni si è rivelata efficace anche se ha
richiesto il “ritocco” di fine anno.
Questo riconoscimento
non significa che il governo non abbia commesso errori: tutti ricordiamo i
ritardi nella fornitura delle mascherine, le difficoltà anche attuali di fare i
tamponi , quelle di conoscerne l’esito, i mancati tempestivi provvedimenti
sull’utilizzo dei mezzi pubblici, il mancato adeguamento delle strutture e del
personale sanitario, la mancanza di una
rete di medici per ridurre il ricorso al pronto-soccorso, la tardiva emanazione
di apposite linee-guida per affrontare l’epidemia, la mancata soluzione del
problema della scuola. Ma questi errori non possono impedire di riconoscere il
pericolo che corriamo se non vengono osservate le rigide prescrizioni stabilite
dal governo per altro d’intesa con il comitato tecnico-scientifico.
Né vale
obiettare che c’è tra i diversi provvedimenti qualche contraddizione o che il
numero elevato di decessi che abbiamo registrato in Italia è dovuto a cause
pregresse, a meno che non ci si riferisca, cosa questa che bisognerebbe
approfondire, alla carenza delle strutture sanitarie che in questo caso
bisognerebbe potenziare magari ricorrendo al
prestito del Mes
Rimane in ogni
caso che i medici e gli operatori sanitari si sono impegnati fino allo spasimo
pagando spesso con la perdita della vita questo loro eccezionale impegno. Anche
per loro dovremmo osservare le prescrizioni del governo e fare qualche
rinunzia.
Tra le
prescrizioni da osservare ci sono ovviamente anche quelle stabilite dal
Presidente della Regione tendenti a disciplinare gli ingressi nell’isola e ad
evitare gli assembramenti nonché quelle dei sindaci.
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