Le navi delle Ong tornano nel Mediterraneo per salvare vite umane
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«E' necessario continuare a difendere i diritti umani": nonostante i porti chiusi e le inchieste giudiziarie, le Organizzazioni non governative tornano a pattugliare il Mediterraneo centrale con l’obiettivo di soccorrere i migranti che tentano di raggiungere l’Europa e denunciare i «crimini» di cui i governi europei sono «complici».
L’annuncio congiunto di Open Arms, Sea Watch e Mediterranea arriva 48 ore dopo il sequestro dell’Aquarius, la nave di Sos Mediterranee e Msf, disposto dalla procura di Catania. E forse non è un caso che la decisione di muoversi tutte insieme sia stata presa dopo i provvedimenti nei confronti dell’imbarcazione simbolo dell’odissea dei migranti, che a giugno scorso è stata la prima vittima della chiusura dei porti italiani ed è rimasta per giorni nel Mediterraneo con 600 persone a bordo prima che Valencia decidesse di farsene carico.
Open Arms è partita già da qualche giorno da Barcellona e
twitta con l’hashtag #SeaResitance, la mare Jonio, la nave di
Mediterranea, è salpata oggi dal porto di Licata, in Sicilia, e
Sea Watch ha pubblicato una foto sul profilo Twitter mentre
punta la prua «verso sud». Il punto d’incontro per le tre navi è
il Mediterraneo centrale davanti alla Libia, «la rotta e la
frontiera più letali del mondo» sostengono le Ong, che poi
accusano: «l'intensa campagna di criminalizzazione lanciata
contro le organizzazioni umanitarie operative nel Mediterraneo -
dice Open Arms - ha raggiunto l’obiettivo di eliminare testimoni
scomodi e ha imposto il silenzio su ciò che accade in quelle
acque». E proprio per questo, aggiunge Mediterranea, è
necessario proseguire «nell’attività di monitoraggio e
testimonianza": «siamo l’unica voce in un mare di silenzio».
Le Ong trovano una sponda nell’Alto commissariato per i
diritti umani dell’Onu che accusa l’Italia di «criminalizzare il
lavoro delle organizzazioni umanitarie». «Il governo italiano ha
reso praticamente impossibile per le navi delle Ong continuare a
soccorrere i migranti: ciò - attacca l’Unhcr - ha portato a
maggiori annegamenti e scomparse. Salvare le vite non è un
crimine, proteggere la dignità umana non è un crimine». Ma non
solo: un gruppo di esperti dell’Unhcr chiede che il governo
cambi rotta anche per quanto riguarda «il giro di vite» imposto
con le nuove norme sull'accoglienza per i migranti.
All’annuncio delle Ong e alle critiche dell’Onu non replica
per il momento Matteo Salvini. Anche se il vicepremier e
ministro dell’Interno, in Sardegna per una due giorni di
appuntamenti elettorali, la sua visione l’ha ribadita anche lì.
"Metteremo un argine agli immigrati. Per chi governa ora la
Sardegna, l’isola va ripopolata con gli immigrati, che poi non
possono mangiare il porcetto, non si può fare il presepio, non
si può appendere il crocifisso: ma stai a casa tua».
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