Le manovre pericolose della nuova Guerra fredda

Reportage | 13 agosto 2015
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Un quarto di secolo dopo la conclusione della Guerra fredda e la grande illusione sulla fine della Storia, il rischio di un confronto militare tra la Russia e i Paesi della Nato nel teatro europeo non è mai stato così alto. Non che il Cremlino o i leader dell' Occidente siano decisi, nonostante le pubbliche professioni di contrarietà, ad andare alla guerra con l' altra parte. Ma è un fatto che, esattamente come al tempo della Cortina di Ferro, nell' ultimo anno il criterio discriminante di ogni addestramento o esercitazione dell' uno o dell' altro schieramento sia stato simmetrico e inequivocabile: la Russia prepara attivamente le sue forze a un eventuale conflitto con la Nato, mentre l' Alleanza Atlantica esercita le sue per un possibile scontro con Mosca.A lanciare l' allarme è uno studio appena pubblicato da European Leadership Network, centro di ricerca indipendente sulla politica estera e di sicurezza europee con sede a Londra, che ha analizzato in dettaglio le due più recenti esercitazioni militari, svolte dalla Russia e dalla Nato rispettivamente nel marzo e nel giugno di quest' anno. Ottantamila soldati, 65 navi, 15 sottomarini e 220 aerei hanno preso parte in primavera alla cosiddetta «snap exercise», una manovra rapida fondata sulla difesa territoriale delle regioni russe di confine, con un focus particolare sulle isole dell' Artico, l' enclave baltico di Kaliningrad, la Crimea e il Mar Nero, l' isola di Sakhalin.«Una scala così grande» spiega Thomas Frear, coautore dello studio « può avere come scenario solo la simulazione di una guerra con la Nato».Quindicimila uomini da 19 Paesi membri e 3 associati sono stati invece coinvolti tra il 5 e il 28 giugno in Allied Shield, scudo alleato, un complesso di 4 diverse esercitazioni di aria, terra e mare, mirate a simulare una reazione il più rapida possibile a un eventuale attacco contro uno degli alleati al confine orientale. Anche qui, osserva Frear, «l' unico avversario che si possa immaginare è la Russia». Detto altrimenti, ognuno dei due schieramenti è impegnato in un addestramento, che si misura con precisione sartoriale con le capacità, i punti di forza e di debolezza dell' altro, a dispetto del fatto che sia Mosca che la Nato ripetano di avere in mente soltanto «avversari ipotetici».Secondo lo studio, i due tipi di preparazione presentano anche caratteristiche comuni, come la mobilitazione e il riposizionamento di truppe e unità scelte a grandi distanze o l' uso di forze di terra massicciamente sostenute da unità aero-navali. Tuttavia, nota la think tank londinese, la possibilità dei russi di mobilitare migliaia di coscritti si traduce in una scala che gli eserciti della Nato, quasi tutti professionali, non possono permettersi.E se al momento l' ipotesi di uno scontro armato rimane per fortuna remota, European Leadership Network ricorda che i rispettivi tentativi di monitorare le manovre hanno più volte sfiorato l' incidente, confermando i rischi dell' intero esercizio: in marzo bombardieri russi hanno pericolosamente avvicinato navi da guerra americane che manovravano nel Mar Nero, mentre la Nato ha intercettato diversi aerei e unità navali russe al largo di Kaliningrad. Di più, sorvoli su Baltico e Scandinavia a transponder spenti, che ne impediscono l' identificazione, da parte di aerei russi sono ormai all' ordine del giorno. Mosca da parte sua denuncia la presenza costante di sottomarini americani al largo delle sue coste baltiche.Figlie di un contesto politico deteriorato dalla crisi ucraina e dalle preoccupazioni che l' atteggiamento aggressivo del Cremlino ha suscitato negli ex Paesi del Patto di Varsavia, le manovre militari «mirate» di Russia e Nato hanno fatto ulteriormente salire la tensione nei rapporti tra Mosca e l' Occidente. Al punto da rischiare di far disperdere i pochi sviluppi distensivi, emersi dopo la visita del segretario di Stato John Kerry a Sochi e le recenti parole di apprezzamento spese da Barack Obama nei confronti di Vladimir Putin, per il ruolo decisivo avuto nel negoziato nucleare con l' Iran. Significativo è l' episodio del generale Joseph Dunford, l' uomo designato a guidare lo Stato maggiore inter-forze degli Stati Uniti, che in luglio davanti al Congresso aveva definito la Russia «minaccia esistenziale per gli Usa», salvo poi essere smentito dallo stesso Kerry.Preoccupato di scongiurare ogni eventualità che la situazione militare tra Nato e Russia possa sfuggire di mano, Jan Kearns, direttore di European Policy Network, formula una serie di raccomandazioni, a cominciare dalla necessità di intensificare le comunicazioni tra i comandi militari sui calendari delle prossime esercitazioni e da un maggior uso delle procedure previste in questi casi dall' Osce. Inoltre, i dirigenti politici dei due schieramenti dovrebbero considerare più attentamente benefici e pericoli di manovre al confine e cominciare da subito a lavorare a un nuovo accordo, per introdurre limitazioni territoriali allo spiegamento di specifiche armi e unità di combattimento.Diceva Cechov che se al primo atto di un dramma c' è un fucile appeso al muro, al terzo atto quell' arma dovrà necessariamente sparare. In questo caso, sarebbe di molto preferibile che il grande drammaturgo russo venisse decisamente smentito. (Corriere della Sera)
 di Paolo Valentino

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