Le mafie amano le banche, un business da 120 miliardi

Economia | 1 dicembre 2016
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Le mafie continuano a preferire le banche. I soldi delle mafie riciclati dagli istituti di credito hanno prodotto nel 2015 un giro d’affari di oltre 120 miliardi di euro. Lo scorso anno la Direzione nazionale antimafia ha segnalato transazioni a rischio riciclaggio per un valore di 60 miliardi di euro, che si aggiungono ai 63 miliardi di bonifici verso conti correnti aperti nei paradisi fiscali. I numeri emergono dal rapporto dell’Uif (Unità di informazione finanziaria della Banca d'Italia) sulle operazioni sospette segnalate in tutte le banche italiane e redatto in collaborazione con le forze di polizia, la Dna e la Guardia di Finanza. Nel 2015 la Dia ha indagato su quasi trecentomila segnalazioni sospette (279.098) che hanno coinvolto 165.486 persone fisiche e 82.315 imprese. L’84,1% delle operazioni riguardava importi compresi tra i cinquantamila e il milione di euro. E nell'80% dei casi questi soggetti passano attraverso le banche. Numeri saliti vertiginosamente rispetto al 2007, anno di istituzione dell’Unità di informazione finanziaria della Banca d’Italia, quando le segnalazioni inviate dagli istituti di credito erano appena settemila. La Lombardia – al pari degli scorsi anni – è la regione da cui ha avuto origine il maggior numero di segnalazioni di operazioni sospette (16.892, pari al 20,5% del totale), seguita da Lazio (8.928, pari al 10,8%) e Campania (8.436, pari al 10,2%). In Sicilia sono state 4.394, il 5,3% che fanno dell’Isola la nona regione italiana per numero di segnalazioni.

Primeggia sempre il contante - Le segnalazioni ricevute nel 2015 derivano per la quasi totalità da sospetti di riciclaggio. Dalle indagini emerge come, nonostante la criminalità evolva e utilizzi le nuove tecnologie, gli schemi di riciclaggio siano ancora connotati da tecniche di tipo tradizionale, tra cui l’uso del denaro contante. Circa il 50% delle segnalazioni contiene almeno un’operazione in contanti e tale modalità caratterizza, sulla base dell’analisi, circa il 32% delle segnalazioni. Il 2% circa del totale dei fenomeni osservati riguarda l’utilizzo di banconote di grosso taglio. Oro, diamanti, metalli e pietre preziose possono, invece, essere veicoli per effettuare trasferimenti di valori diversi dal contante anche da e verso paesi esteri.

L’utilizzo distorto delle carte di credito - All’uso distorto delle carte prepagate e di credito e all’acquisto di cripto-valute si associano i rischi tipici dell’anonimato. Anche nel 2015 il dato relativo all’uso distorto delle carte prepagate e delle carte di credito continua a essere uno dei fenomeni più osservati (circa 7.500 segnalazioni rispetto alle oltre 6.000 dello scorso anno). L’utilizzo anomalo consiste in sistematici prelievi di importo significativo presso sportelli bancomat di intermediari ubicati in Italia e presenta evidenti criticità legate all’identificazione dei titolari delle carte ovvero dei soggetti che effettuano i prelievi presso gli sportelli nonché all’origine dei fondi movimentati. Tale operatività, ripetuta nel tempo – spesso associata all’intestazione al medesimo nominativo di più carte – consente di movimentare complessivamente e in un ristretto arco temporale volumi finanziari significativi e delinea quindi un utilizzo della carta distorto e strumentale a esigenze di terzi che intendono restare nell’anonimato. Usualmente le disponibilità maturate sulla carta vengono poi prelevate in contanti.

I settori preferiti per il riciclaggio - Si confermano particolarmente esposti al rischio di riciclaggio i comparti di giochi e scommesse, compro-oro, smaltimento rifiuti, edilizia, sanità, nonché quelli a elevata intensità di capitali pubblici (gare di appalto, finanziamenti pubblici. Le forme di gioco su rete fisica si confermano fonte di numerose anomalie, il più delle volte riconducibili a vulnerabilità proprie della rete commerciale di cui si avvalgono i concessionari di gioco. Frequentemente sono state portate all’attenzione dell’Unità situazioni riconducibili a carenze nell’adeguata verifica della clientela da parte dei punti vendita, riluttanti a fornire ai concessionari di giochi la documentazione idonea a identificare la clientela come richiesto dalla legge.

Il riciclaggio tramite le slot - Anche l’utilizzo improprio dei ticket emessi dalle slot machines è un fenomeno ricorrente. Sono frequenti i casi in cui l’erogazione di ticket di vincita avviene con il mero inserimento di banconote in assenza di un’effettiva giocata e quelli relativi a vincitori abituali che operano presso un medesimo gestore, che potrebbero essere indicativi di un mercato occulto dei ticket vincenti. Si è inoltre osservato che i ticket a volte non vengono riscossi dopo l’emissione ma rimangono inutilizzati fino quasi alla loro scadenza (90 giorni dall’emissione), per poi essere rinnovati mediante il reinserimento in una slot. Tale modalità operativa viene ripetuta nel tempo, prestandosi a trasferimenti di contante tra privati dietro lo scambio di questi “titoli” e aggirando così le regole di identificazione.

Le monete virtuali e le nuove opzioni del web – Ma per quanto sia difficile da contrastare, il riciclaggio lascia sempre una traccia. Ecco perché la criminalità organizzata, soprattutto la ‘ndrangheta, si affida sempre più al web sfruttando i cosiddetti tumbler, intermediari costituiti spesso da gruppi criminali che hanno un ruolo centrale nel riciclaggio attraverso la rete.

 La loro specialità è acquistare bitcoin (o altro genere di criptovaluta), spacchettarli in più operazioni e rivenderli a clienti puliti. Il bitcoin è la moneta virtuale inventata nel 2009, che si scambia sul web e ha un valore di circa 600 dollari per unità. Un'organizzazione criminale può acquistare bitcoin con denaro proveniente da attività illecita e rivenderli sui portali dedicati incassando moneta reale e pulita. In questo modo, nel giro di poche ore, le mafie possono piazzare sul mercato migliaia di euro sporchi recuperando in cambio una cifra leggermente più bassa ma pulita e irrintracciabile. Tanto che in Italia non vi è ancora stata una sola inchiesta della magistratura che abbia potuto scoprire chi si nasconda dietro questa forma di riciclaggio.

 di Davide Mancuso

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