Le infrastrutture indispensabili per lo sviluppo della Sicilia
In un articolo precedente dal titolo “Dalla burocrazia alle infrastrutture, le priorità per la Sicilia” si è ritenuto di identificare nella esigenza di completare e sviluppare la rete infrastrutturale della nostra isola un elemento unificante degli interessi dei suoi abitanti, in quanto eliminatrice di disagi e portatrice di investimenti , lavoro e possibilità di sviluppo. Si vuole riprendere l’argomento allo scopo d’indicare alcune vie che si ritengono utili per raggiungere lo scopo predetto.
Dato il successo della manifestazione del 25 gennaio ad Agrigento, organizzata soprattutto per sollecitare il completamento della statale 640 Porto Empedocle - A19 Palermo-Catania ed in genere per i ritardi nel completamento delle varie infrastrutture stradali in Sicilia tra cui la Agrigento-Palermo , la prima risposta delle autorità competenti a quanti hanno manifestato dovrebbe essere una ricognizione di tutti i lavori iniziati per eliminare le cause del mancato completamento.
Non si possono lasciare cosi a lungo con interruzioni strade cosi importanti della fascia centro-meridionale della Sicilia tanto più che, per chi deve andare a Palermo o a Catania, ad esse si aggiungono quelle della A 19 . Né si può dire che ci sono i treni, date le carenze della rete ferroviaria nella tratta Modica-Caltanissetta, o che ci sono gli autobus perché anche questi hanno patito e patiscono i ritardi dei lavori di cui si è detto con pregiudizio degli utenti e degli stessi fornitori del servizio. Basta considerare per convincersene , ad esempio, il numero dei semafori della Agrigento- Palermo.
La seconda risposta a quanti hanno protestato , dato il ruolo che le opere pubbliche hanno o possono avere nello sviluppo di una regione e nella riduzione della disoccupazione, dovrebbe essere una completa ricognizione delle risorse disponibili per avviare nuovi lavori partendo dal criterio di cercare di ridurre il nostro isolamento a livello stradale, ferroviario, autostradale, aereo e marittimo e con la convinzione della importanza di tale riduzione per lo sviluppo economico oltre che turistico della nostra regione.
Non è tollerabile, ad esempio, se davvero si vuole favorire lo sviluppo turistico e quello economico, che l’alta velocità si fermi a Napoli o che non siano collegati in modo veloce grossi centri dell’isola come Palermo, Catania e Messina o centri molto periferici come Agrigento,Trapani, Siracusa, e Ragusa. Certo ci sono gli aerei ma le tariffe sono spesso elevate e non tutti gli attuali aeroporti possono agevolmente sostenere i relativi costi di gestione.
Bisogna considerare che è inutile parlare di investimenti privati, della creazione di nuovi posti di lavoro, senza porsi il problema del contesto, della sua facile accessibilità, della sua sicurezza, dei suoi servizi. In regime di globalizzazione economica gli imprenditori, potendo scegliere l’area in cui operare, scelgono quella che assicura loro maggiori vantaggi non tanto e non solo in termini fiscali ma soprattutto in termini burocratici, di amministrazione della giustizia , di collegamenti e di servizi in genere.
Allora , se si vuole davvero fare qualcosa per la nostra regione, non solo bisognerebbe fare di tutto per chiudere i cantieri di cui si è detto ma bisogna porsi il problema di fare investimenti per lo sviluppo cercando prima di tutto di ridurre la nostra insularità, la nostra mancanza di collegamenti con L’Italia e l’Europa.
L’augurio
è che il Piano per il Sud, presentato in questi giorni a Gioia Tauro
dal Presidente Conte e dal Ministro per il Mezzogiorno Provenzano, si
muova in questa ottica e renda davvero più collegati e più
“attraenti” i nostri territori.
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