Le imprese siciliane spopolano nel mondo del web

Economia | 18 giugno 2019
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Dalla piccola azienda che vende pezzi di ricambio della Vespa in tutto il mondo, agli articoli da regalo o ai prodotti agroalimentari siciliani che spopolano in Cina, i confini del commercio sono stati abbattuti da internet. Si compra e si vende sul web, scegliendo dalle vetrine virtuali di Amazon, Zalando, Alibaba, E-Bay e le altre decine di piattaforme che nascono ogni giorno. Ma anche sui portali di molte imprese tradizionali che sono riuscite a superare il violento vento della recessione trasferendo buona parte della rete di vendita sul digitale. Possiamo che, grazie a internet, il tessuto produttivo siciliano si è rinnovato e si sta rinnovando non solo salvando i bilanci aziendali ma anche toccando punte di eccellenza.

Una vetrina su eBay

Sono sempre di più le botteghe storiche che mostrano nel negozio una vetrofania con su scritto "siamo anche su eBay" con tanto di qr-code. E le imprese del Sud, quelle in teoria più arretrate anche dal punto di vista digitale, sono invece le più performanti. Gli exploit maggiori sono in Campania Calabria e Sicilia: oltre il 57% delle Pmi italiane che grazie a eBay riesce a esportare in più di 10 Paesi con Germania, Usa, Francia, Uk e Spagna destinazioni top. «Sono esempi di quanto il made in Italy per noi sia un grande un punto di forza, anche perché l' Italia è il nostro quinto mercato nel mondo», spiega Isa Müller-Wegner il vice presidente di Europa-paesi emergenti di questo mega-player dell' e-commerce, lontano erede del sito pioniere che si dedicava alle aste on line, che ha chiuso il 2018 con 10,7 miliardi di dollari di fatturato (+8%) e 95 miliardi di beni transati.

Matrimoni o lauree, si sceglie sul web

Leader nel mercato delle bomboniere e degli articoli da regalo da quasi 40 anni, la Sud Time Yet di Canicattì ha puntato da tempo sulla conversione dei propri canali di distribuzione e ora fattura il 70 per cento delle vendite online, buona parte sul proprio negozio virtuale ma in misura crescente anche con Amazon e altre piattaforme con le quali si è convenzionata. Sud Time Yet rifornisce i negozi di tutta Italia e all'estero e, tramite la controllata Confettando, soddisfa le esigenze dei privati. “All'inizio i nostri rappresentanti giravano con decine di valigioni pieni di campioni dei nostri prodotti – spiega il fondatore e amministratore Agostino Trupia - per ogni negozio bisognava scaricare le valige dall'auto, portarle dentro, uscire fuori i campioni e mostrarli al negoziante. Lui sceglieva e firmava l'ordine”. Ora, grazie a un ricco catalogo e a un portale online con oltre 60 mila prodotti, il negoziante gira col carrello virtuale tra le corsie del negozio elettronico, sceglie i prodotti e ordina quello che gli piace. Con una logistica che sfiora la perfezione, l'ordine arriva in magazzino, viene evaso in pochi minuti e nel pomeriggio il pacco è pronto a partire. Ora i rappresentanti dell'azienda girano per i negozi d'Italia solo per curare la fidelizzazione dei clienti e senza alcuna valigia al seguito. Al limite un tablet.

È stato pensato digitale sin dalla nascita, invece, il mondo di Martha’s Cottage. Fondato sul finire del 2013 da Salvatore Cobuzio, Simona Canto, Laura Bevelacqua e Tiziana Mendolia, la siracusana marthascottage.com si dichiara il più grande e-commerce dedicato al matrimonio in Europa. Sono oltre 40 mila gli sposi che si sono serviti di questo store online e degli oltre 2.600 prodotti in esso contenuti. Ad oggi il sito contribuisce all'organizzazione di oltre 3000 matrimoni al mese, un numero destinato a raddoppiare grazie all'ampliamento dei nostri confini, è scritto sul sito aziendale, che oggi coincidono con quelli dell’Europa. Martha’s Cottage ha avuto diversi riconoscimenti importanti in questi ultimi anni: ha vinto il premio assoluto ‘Netcomm E-commerce Award’ come migliore e-commerce Italiano e l'European Entrepreneurial Award al Global E-Commerce Summit di Barcellona, per aver dato vita ad uno dei più innovativi progetti di e-commerce in Europa.

Il cibo è sempre più digitale
Prenotare ristoranti per cenette o pranzi di lavoro, gelati per il break e pizze prima della partita della squadra del cuore. È un' evoluzione che trova un folto seguito al Sud, rivelano i big del Food2.0. Come ad esempio TheFork che ha riscontrato una crescita record delle prenotazioni al Sud nei primi 4 mesi del 2019. In particolare del 240,9% in Basilicata, del 147% in Puglia, del 133,8% in Sicilia, del 125,9% in Campania e dell' 84,1% in Calabria. «Secondo i dati della Fipe, la Federazione Italiana Pubblici Esercizi, in Italia operano oltre 333.640 imprese di ristorazione e i consumi fuoricasa rappresentano il 36% della spesa alimentare totale con un valore aggiunto di 43,2 miliardi di euro. A ciò aggiungiamo che secondo un' elaborazione sui dati del Rapporto Coop 2018, il 97% degli italiani usa lo smartphone durante le pause quotidiane, mentre stando al Rapporto Comscore il 57% della Digital Population Ue ha visitato un sito relativo al food a settembre 2018», spiega Almir Ambeskovic, Head of Western Europe e membro del Board di TheFork, brand di TripAdvisor e piattaforma leader in Europa per le prenotazioni online di ristoranti. Questo quadro ha fatto sì che l' Italia sia il primo mercato per TheFork che attualmente opera in 18 Paesi. “Se andiamo poi a vedere il dettaglio, sia per la sua ricca offerta gastronomica sia per l'ancora ampia possibilità di digitalizzazione, il Mezzogiorno sta dimostrando per il nostro business elevati tassi di crescita: siamo a un +141.2% da inizio 2019, contro il resto del paese che sta crescendo del 37% - continua -. Il nostro obiettivo è quindi quello di continuare a valorizzare il sud, trasformando il suo immenso patrimonio gastronomico in un' opportunità di sviluppo economico».

Gli imprenditori tornano sui banchi

Sicindustria si sta spendendo molto sul tema dell'e-commerce perché ormai è una strada pressoché obbligata per le imprese – spiega Nino Salerno, delegato per l'internazionalizzazione -. Tra l'altro, Sicindustria ha una marcia in più perché è partner della rete Enterprise Europe Network (Een), ossia il braccio operativo dell'Unione europea per il sostegno all'internazionalizzaizone delle pmi”. E proprio come Een, Sicindustria ha organizzato workshop con l'obiettivo di aiutare le imprese ad aumentare la propria visibilità sui social puntando su contenuti differenziati in base ai mercati target e utilizzare al meglio la propria presenza sulle piattaforme e-commerce ma anche con focus particolari su WeChat, la piattaforma cinese che conta numeri incredibili di consumatori.

Pechino è più vicina

Entro il 2020 il numero di cinesi che utilizzerà internet raggiungerà l’80% della popolazione totale. Il 70% di loro effettuerà acquisti online. È la più grande comunità online del pianeta con circa 800 milioni di utenti, il triplo degli Stati Uniti d’America, che guarda con enorme interesse ai prodotti europei ed è sempre più attratta dal made in Sicily. Basti pensare che, secondo l’Istat, il giro d’affari della Sicilia con la Cina si è attestato, soltanto nei primi tre trimestri del 2018, intorno ai 180 milioni di euro di importazioni e 154 milioni di esportazioni, con un incremento superiore al 212% rispetto al 2017. I settori trainanti per le esportazioni sono: articoli farmaceutici e chimico-medicinali e botanici; componenti elettronici; articoli d’arredamento, marmo e prodotti alimentari. Un'opportunità che non vogliono perdere Simona Goretti e Salvatore Ciulla che hanno creato da Marsala una piattaforma su WeChat per vendere i prodotti siciliani in Cina. “Sono stata tanti anni in Cina a fare markeing e comunicazione per aziende diverse, abbiamo i contatti giusti”, dice Goretti. Il socio è un tecnico che garantirà la gestione della piattaforma. L'impresa si chiama Felicia (“come mia nonna”) e veicolerà il marchio “Padiglione dei tesori italiani”. “Ci lavoriamo da un annetto, abbiamo scelto i partner per il magazzino e le spedizioni dirette – spiega ancora Goretti -. L'e-commerce sarà gestito tramite una piattaforma cross border, come se lavorassimo direttamente in Cina”. Nella loro vetrina virtuale espongono ceramiche di qualità - dal gioiello di corallo a borse e foulard -, ma anche vini, sale marino, conserve, cioccolata e tutto quello che fa Made in Sicily. Felicia ha due spedizionieri, uno per i prodotti di pregio e l'altro per la parte enogastronomica che arriverà con container che sosteranno in zone di libero scambio. Il mercato cinese fa gola anche a Paolo Licata dell'azienda Campo D'Oro di Sciacca, da cento anni leader nelle conserve alimentari. “Siamo alla terza generazione – racconta - mio nonno Paolo ha cominciato nel 1920 con le acciughe, mio padre Ignazio ha continuato nel campo delle conserve ittiche e da una trentina d'anni abbiamo diversificato le conserve con specialità siciliane come sughi pronti, pesti, caponate e gastronomia di qualità. Vendiamo alla grande distribuzione come Esselenunga, Coop , Conad e ora stiamo puntando anche sull'ecommerce”. L'azienda saccense ha così creato il portale Buy-Sicily che sta vendendo bene nel Nord'Italia e in Europa “abbiamo stiuplato accordi con Amazon, Alibaba e WeChat per approdare nel resto del mondo e in Cina”, sottolinea Licata . L'azienda impiega 25 operai, oltre l'indotto, e le prospettive di crescita sono migliorate anche grazie a internet.

Ostacolati dalla rete viaria

Per certi versi l'e-commerce è superato, ormai siamo all'intelligenza artificiale, alla comunicazione interattiva – esordisce Salvino Fidacaro, esperto di web marketing e developer di Google da Sant'Agta di Militello – ma nella vita reale ci scontriamo con i problemi della logistica, della mancanza di infrastrutture e di sistemi di trasporto”. Per andare all'eroporto è un'impresa, una vera avventura – racconta Fidacaro - . Da Sant'Agata di Militello a Palermo Punta Raisi ci vogliono almeno tre ore, per Catania bisogna attraversare i Nebrodi. “Una riunione a Bologna vuol dire almeno due giorni di viaggio e soggiorno, un vero investimento con costi alti”. Sul fronte delle vendite, poi, il prodotto acquistato online va consegnato subito. E con le nostre strade è difficile, continua. Portare olio di oliva dalla Sicilia in Germania è costoso e la consegna non potrà essere mai in 24 ore. Ci vogliono da 36 ore, con l'aereo, a sei giorni con camion o treni. A parte i costi di giacenza in deposito che gravano su chi ha spedito. Così sono nati i centri di raccolta dai tabaccai o nei distributori di benzina dove chi compra va a ritirare con comodo. Morale: una latta da 5 litri che vale 50 euro, ne costa altri 35 di spedizione. E allora bisogna cambiare obiettivo: la quantità del prodotto spedito fa abbattere i costi. Così dalla Sicilia si lavora poco con i privati, molto con le aziende che poi curano la distribuzione in dettaglio sul loro territorio.


Le tutele contro le truffe

Nei giorni scorsi il giudice di pace di Milano ha stabilito che eBay deve rimborsare gli utenti per le truffe subite quando utilizzano i servizi del negozio di e-commerce. E' la la prima volta che viene sancito questo principio che apre le porte a varie possibili rivalse contro i big del web. La giurisprudenza finora li aveva considerati non responsabili per gli illeciti compiuti dai loro utenti. Ma il vento sembra cambiato e ora è eBay a farne le spese. La truffa risale al 2013. Circa 150 persone avevano comprato a prezzi stracciati, da un utente su eBay, cellulari che non sono mai stati consegnati. Alcuni di loro avevano sottoscritto l' acquisto dopo che – tra l'altro - il venditore era già stato segnalato a eBay da altri utenti. Ed è proprio questo il punto su cui si basa la sentenza: «Il giudice è stato il primo ad applicare correttamente la legge 70 del 2003, secondo cui il provider assume la responsabilità civile del danno se non interviene subito dopo esserne stato messo al corrente », spiega Antonino Polimeni, l'avvocato degli utenti truffati. eBay, in questo caso, ci ha messo tre mesi per chiudere l' account del truffatore. «In decine di casi precedenti, l' azienda è sempre stata considerata non responsabile - aggiunge Polimeni - perché si stabiliva che gli utenti avrebbero dovuto provvedere con una segnalazione formale, con raccomandata. Ma il giudice di Milano ha valutato che è sufficiente il normale strumento di segnalazione fornito sul web dalla stessa eBay». L' azienda ha provato a scagionarsi rilevando l' incauto acquisto degli utenti, che hanno pagato con bonifici o ricariche Postepay invece della più sicura carta di credito o Paypal. Ma per il giudice non è motivo sufficiente di discolpa. Da parte sua, eBay ha fatto sapere che farà ricorso e sottolinea come il giudice si sia limitato a riconoscere il rimborso ma non i danni richiesti e come abbia chiarito che eBay non possa essere considerata responsabile per le attività degli utenti.

 di Angelo Meli

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