Le contrade "Femmina morta" di Sicilia, indagine contro la violenza
Santa Maria Goretti. Dalla sua beatificazione, nell’immaginario collettivo, la donna, per essere “indubbiamente creduta” oggetto di violenza, sarebbe dovuta essere: una bambina, innocente, vergine e assolutamente non consenziente. Ancor oggi le donne che denunciano violenza, se non hanno quasi tutti i requisiti suddetti, lottano sino al punto di doversi spesso discolpare. Il tutto alimentato dalla storica ipocrisia maschile, che fa finta di non sapere che, dalla notte dei tempi, il maschio ha sempre sopraffatto le donne. Una storia di violenze che ha lasciato anche nel territorio le tracce.
In Sicilia, dal 25 novembre, ha avuto il via una iniziativa di carattere storico-territoriale. Decine di contrade siciliane hanno il toponimo di “Femmina Morta”. Immaginiamo che dietro ciascuno di questi “topos” si nascondano storie di tremende violenze portate alle donne, nei secoli. L’iniziativa avrà come primo step una ricerca territoriale estesa al territorio della Regione Siciliana, per individuare tutte le località che si fregiano del lugubre nome di Femmina Morta. Coinvolgendo in questa iniziativa amministrazioni, associazioni, donne e uomini di cultura. I risultati saranno raccolti e poi presentati a cura della casa editrice “Prova d’Autore”.
Nei territori si cercherà di recuperare memorie riconducibili agli eventi che hanno determinato la toponomastica tragica in oggetto. Se la ricerca (svolta coinvolgendo anche donne ed anziani) sarà particolarmente fruttuosa, si potranno anche mettere in scena, il 25 novembre del prossimo anno, le vicende all’origine della titolazione di tali località “Femmina Morta”. Il tutto diventerà un alto esercizio di memoria e rispetto per le vittime e di contestuale rifiuto di una violenza secolare che ancora non è sconfitta.
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