Le acque inquinate delle coste in Sicilia

Società | 22 luglio 2021
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Le acque delle coste della Sicilia sotto la lente d’ingrandimento dei volontari e delle volontarie di Goletta Verde dal 6 all’8 luglio: 24 punti campionati di cui 6 fortemente inquinati e 3 risultati inquinati. Ben 9 campioni hanno fatto rilevare parametri di inquinamento oltre i limiti di legge. Sono questi i numeri del bilancio finale delle analisi sulla qualità delle acque dei mari che bagnano la costa siciliana. Quest’anno l’azione della Goletta Verde, la storica campagna estiva di Legambiente, ha concentrato la sua azione di prelievo e campionamento delle acque in gran parte in punti a mare, ben 16, e solo 8 foci di fiumi in quanto, a differenza degli anni passati, molte foci di fiumi avendo una scarsa portata d’acqua non sfociano più in mare.

Alti livelli di inquinamento, inadeguatezza degli impianti di depurazione e scarsi controlli sulla qualità

delle acque. Sono stati questi i temi trattati durante la conferenza stampa, tenutasi questa mattina  presso lo Spazio Mediterraneo dei Cantieri Culturali alla Zisa di Palermo, per la presentazione dei risultati del monitoraggio delle acque in Sicilia effettuato da Goletta Verde. Al tavolo erano presenti

Stefano Raimondi, portavoce di Goletta Verde e coordinatore nazionale dell’Ufficio Aree Protette e Biodiversità di Legambiente, Giuseppe Alfieri, ufficio presidenza Legambiente Sicilia), Claudia Casa, direttrice di Legambiente Sicilia, e Maurizio Arcidiacono, responsabile CONOU Area Nord Ovest.

 Anche quest'anno Goletta Verde si avvale del sostegno dei suoi partner principali: CONOU, Consorzio Nazionale per la Gestione, Raccolta e Trattamento degli Oli Minerali Usati, e Novamont, azienda leader a livello internazionale nel settore delle bioplastiche e dei biochemicals. Media partner è La Nuova Ecologia.

 

GLI OBIETTIVI DEL MONITORAGGIO DI GOLETTA VERDE

I monitoraggi lungo le coste che Goletta Verde effettua da anni non vogliono sostituire i dati ufficiali, ma vanno ad integrare il lavoro svolto dalle autorità competenti. I dati di Arpa sono gli unici che determinano la balneabilità di un tratto di costa a seguito di ripetute analisi nel periodo estivo, le analisi di Goletta Verde hanno invece un altro obiettivo: andare ad individuare le criticità dovute ad una cattiva depurazione dei reflui in specifici punti, come foci, canali e corsi d’acqua, il principale veicolo con cui l’inquinamento generato da insufficiente depurazione, arriva in mare.

 

Le analisi, eseguite da laboratori individuati sul territorio siciliano, mostrano che permangono negli anni dei punti critici e che la strada verso la depurazione delle acque in Sicilia è ancora lunga. La presenza di batteri di origine fecale (enterococchi intestinali ed escherichia coli) è un marker specifico di inquinamento dovuto da scarsa o assente depurazione.

 

I PUNTI RISULTATI OLTRE I LIMITI DI LEGGE

 

Come detto sono 9 i campioni risultati oltre i limiti di legge, si tratta sia di foci di fiumi sia punti a mare in spiagge potenzialmente frequentate dai bagnanti ignari delle acque con parametri non a norma. Andando nel dettaglio degli esiti delle analisi diffusi da Legambiente, 6 punti sono stati giudicati fortemente inquinati: sono la foce del fiume Delia a Mazara del Vallo (Trapani), la foce del torrente Cansalamone nel comune di Sciacca (Agrigento), la foce del fiume Palma nel Comune di Palma di Montechiaro (Agrigento), lo scarico dei reflui fognari sul lungomare Galatea ad Aci Trezza nel comune di Aci Castello (Catania) e la foce del fiume Alcantara tra i comuni di Calatabiano e Giardini Naxos (Catania/Messina) e la spiaggia presso lo scarico del depuratore a Castelvetrano (Trapani).

Gli altri 3 punti giudicati invece Inquinati da Goletta verde sono la foce del Nocella tra Terrasini e Trappeto a Palermo, la spiaggia presso il torrente Rizzuto a Butera (Caltanissetta) e la spiaggia presso la foce del Gattano a Gela (Caltanissetta).

 

“I dati rilevati da Goletta Verde in Sicilia ci dicono che lo stato delle acque della nostra costa non è per niente roseo - dichiara Claudia Casa, direttrice di Legambiente Sicilia - C’è di più, a preoccuparci non sono solo gli alti livelli di inquinamento ma lo stato di abbandono di alcuni tratti e il fatto che gli stessi punti risultano inquinati da più di dieci anni. Ci sono ben 5 foci di fiumi oltre i limiti di legge e altre 4 spiagge dove l’acqua risulta inquinata. In questa black list rientrano alcuni punti che Legambiente conosce a menadito perchè, praticamente da circa dieci anni, sono presenti in questo triste elenco. Ad esempio la foce dell'Alcantara dal 2010 è sempre risultata inquinata, dal 2011 la foce del Gattano e dal 2013 il tratto di mare dove sfociano reflui fognari ad Aci Trezza. Al di là dei numeri il dato più sconcertante resta lo stato di arretratezza del servizio di depurazione dei reflui, basti pensare che il report siciliano di Goletta Verde ci mostra come la maggioranza dei punti analizzati, 19 su 24, non vengono monitorati dalle autorità preposte. Questo dato riflette per lo più la situazione dei comuni dell’entroterra. L’Italia è già stata condannata e costretta a pagare una multa salatissima per il mancato efficientamento degli impianti di depurazione, e la regione Sicilia ha un peso specifico in questa vicenda: un terzo degli agglomerati italiani risultati fuori legge insistono nella regione siciliana. Il 75% degli agglomerati regionali sono in procedura di infrazione, si tratta di 251 agglomerati non conformi alla direttiva europea sui reflui, con impianti che servono oltre 6,9 milioni di abitanti equivalenti. In Sicilia il servizio di fognatura è assente in 25 comuni (il 6,4%), dove vivono oltre 320mila persone residenti. Inoltre un comune su cinque (il 20,5%) in Sicilia, dove vive il 14% della popolazione, è privo del servizio di depurazione. Stiamo parlando di oltre 660mila persone in 80 comuni (dati Istat 2018).

“Il nostro viaggio è iniziato da ormai tre settimane e lo ripetiamo ad ogni tappa, Goletta Verde non vuole sostituirsi alle autorità che hanno il compito di verificare la qualità delle acque ma in Sicilia occorre fare un doveroso distinguo – dichiara Stefano Raimondi, portavoce di Goletta Verde - Nella maggioranza dei punti campionati e monitorati dai volontari e dalle volontarie di Legambiente il controllo è pressoché assente, ci auguriamo che i risultati delle analisi di Goletta possano essere un motivo in più per correre ai ripari da parte degli enti preposti. Dobbiamo ricordare che l’Italia ha già subìto quattro procedure di infrazione di cui due sfociate in condanne e multe per il mancato allineamento alla direttiva europea sui reflui. Risorse che, invece, potrebbero essere investite nell’adeguamento degli impianti di depurazione per una maggiore tutela della salute e dell’ambiente. La Sicilia è un patrimonio culturale, naturalistico e ambientale da non disperdere in grado di esprimere assolute eccellenze nel panorama del nostro Paese, occorre uno sforzo in più da parte di tutti per preservarne la biodiversità, superare i problemi legati a dissesto idrogeologico, desertificazione e consumo di suolo”.

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INFORMAZIONE AI CITTADINI E CITTADINE SULLA QUALITÀ DELLE ACQUE

 

Dal punto di vista della segnaletica destinata ai bagnanti la situazione in Sicilia non è migliore. I tecnici volontari di Goletta Verde hanno rilevato una scarsa attenzione alle informazioni ai bagnanti, infatti dei 24 punti monitorati in ben 22 casi non era presente il cartello sulla qualità delle acque obbligatorio ormai da oltre 5 anni.

 

L’IMPEGNO DEL CONOU IN SICILIA: OLTRE 7MILA TONNELLATE DI OLIO USATO

 

Anche quest’anno il Consorzio nazionale per la gestione, raccolta e trattamento degli oli minerali usati è main partner della campagna estiva di Legambiente. Attivo dal 1984 anni, il CONOU garantisce la raccolta e l’avvio a riciclo degli oli lubrificanti usati su tutto il territorio nazionale: lo scorso anno in Sicilia il Consorzio ha recuperato 7.717 tonnellate di questo rifiuto pericoloso per la salute e per l’ambiente, 1.655 tonnellate solo nella provincia di Palermo. L’olio usato - che si recupera alla fine del ciclo di vita dei lubrificanti nei macchinari industriali, ma anche nelle automobili, nelle barche e nei mezzi agricoli - è un rifiuto che deve essere smaltito correttamente: 4 chili di olio usato, il cambio di un’auto, se versati in acqua inquinano una superficie grande come sei piscine olimpiche. Ma l’olio usato è anche un’importante risorsa perché grazie alla filiera del Consorzio, può essere rigenerato tornando a nuova vita in un’ottica di economia circolare: il 98,8% dell’olio raccolto viene classificato come idoneo alla rigenerazione per la produzione di nuove basi lubrificanti. Un dato che fa dell’Italia il Paese leader in Europa. “Continuare il nostro impegno nella tutela dell’ecosistema, compresa la preservazione dello stato di salute delle acque, rappresenta per il CONOU e la sua Filiera un imperativo quotidiano che sposa appieno la mission ambientale del Consorzio”, spiega Maurizio Arcidiacono, Responsabile CONOU Coordinamento Area Nord Ovest. “Oggi siamo chiamati tutti, senza indugio, a fare in modo che la natura e le sue ricchezze restino un bene comune disponibile per le future generazioni; questo si chiama sostenibilità – conclude Arcidiacono - Il Consorzio non solo evita la dispersione nell’ambiente del lubrificante usato, cioè un rifiuto pericoloso, ma al 100% lo rigenera dandogli nuova vita; e questo si chiama Economia Circolare realizzata. Dal 1984 il CONOU ha raccolto oltre 6 milioni di tonnellate di olio lubrificante usato: il 99% degli oli usati sono oggi avviati a rigenerazione, un risultato che fa del Consorzio una eccellenza in Europa”.



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