Lavoro e produttività migliorano l'occupazione
Uno dei problemi presenti nel dibattito politico italiano è non solo che nessuno vuole affrontare il problema di una riduzione competitiva del CLUP (Costo del lavoro per unità di prodotto), tale da consentire un miglioramento della produttività italiana; ma, soprattutto, che non si vede una maniera di gestire il problema che punti su alcune pratiche e proposte che, a mio parere, potrebbero agevolarne la soluzione in termini accettabili per la popolazione lavoratrice e per l'intero Paese.
Sarebbe pertanto opportuno che si procedesse a:
a) blocco stipendi e salari sia del settore
pubblico sia privato per tutte le remunerazioni mensili superiori a 1200 euro
per almeno cinque anni.Si dovrebbe pertanto togliere la possibilità di sperare
in un aumento salariale ? No certamente per la grande area di lavoratori che si
collocano al di sotto dei 1200 euro mensili; mentre, per tutti, deovrebbe
essere previsto solo un aumento legato ai risultati conseguiti ed alla
produttività . Non possiamo permetterci aumenti automatici per tutti in presenza
di una torta che non cresce
b) revisione delle aliquote IRPEF a partire
dai 75.000 euro in su, con scaglioni progressivi d’aumento del 5% alla volta
fino ai 500.000 euro in su.Da questa manovra è possibile ottenere risorse dai
sette ai dieci miliardi d’euro annui con cui provare a 1) ridurre il cuneo
fiscale dei salari più bassi, ponendoli a carico della fiscalità generale 2)
incrementare le risorse per l'ASPI specie per la disoccupazione di lunga
durata.Entrambe le manovre dovrebbero essere effettuate mantenendo inalterata
la complessiva pressione fiscale in rapporto al PIL: Questo è immediatamente
evidente per quanto riguarda la contemporanea riduzione del cuneo fiscale sul
lavoro , a carico delle imprese; ma deve essere realizzato un analogo risultato
per la parte relativa al finanziamento dell'ASPI per il sostegno nei confronti
della disoccupazione di lunga durata. Non si propone pertanto un aumento della
complessiva pressione fiscale; ma, al contrario, una diversa distribuzione
della sua pressione.L'Italia è un paese dall'enorme risparmio privato ; il
problema non è aumentarlo ulteriormente ma consentire la convenienza del
passaggio dal risparmio all’investimento .produttivo. Il sacrificio per i ceti
medi non sarebbe così elevato . Redditi lordi fra i 75000 e i 100.000 euro
annui si troverebbero in realtà ad avere una maggiore imposizione ipotetica del
5% ( 48% anzichè 43% oltre i 75.000) pari a ca. 100 euro mensili. Non mi sembra
un sacrificio così grande se pensiamo ai vantaggi per le imprese e per i
disoccupati di lunga durata, che trarrebbero beneficio da un provvedimento di
questo tipo
c) flessibilità dell'organizzazione del
lavoro per ottenere adeguati risparmi del costo lavoro complessivo, seguendo
l’esperienza di recenti accordi in tal senso come ad esempio nella vertenza
Electrolux o nella stessa FCA Italia
d) riduzione drastica del lavoro cosiddetto
"inutile" grazie alla semplificazione burocratica e l'adibizione
verso mansioni più produttive sia nel settore pubblico che privato.
e) utilizzo di margini della spending review
e di fondi europei per un piano nazionale concreto e preciso per il
potenziamento dell'innovazione e della ricerca con la destinazione di una parte
dei fondi al potenziamento e sviluppo di strutture d’eccellenza sul territorio
Una vera e propria rivoluzione nel segno
della redistribuzione delle ricchezze a favore del lavoro e della maggiore
produttività.
Questo significa crescita, occupazione ma
nel segno del coinvolgimento dell'intero paese. Questo è per me il primato della
politica : saper mobilitare la speranza delle persone in una progettualità
comune.
Mi sembra che quest’aspetto, nella politica
del PD, principale forza di governo, possa essere ancora migliorato e, in esso,
possano ricucirsi le diverse anime che lo compongono.
http://ciragionoescrivo.blogspot.com
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