“Lavoro criminale”, educazione tv alla sicurezza

Società | 28 settembre 2021
Condividi su WhatsApp Twitter




Una proposta all’indirizzo dei vertici della Rai, servizio pubblico. Così come esiste una serie di trasmissioni televisive sulla piaga dei femminicidi in Italia intitolata “Amore criminale” proponiamo di lavorare alla preparazione e messa in onda di un ciclo di trasmissioni intitolato “Lavoro criminale”.

Precisiamo il concetto. “Amore criminale” è una trasmissione televisiva ideata da Matilde D’Errico, Luciano Palmerino e Maurizio Iannelli che va in onda su Rai 3 dal 2007. Negli anni è stata via via condotta da Camilla Raznovich, Luisa Ranieri, Barbara De Rossi, Asia Argento, Veronica Pivetti. Prodotta da “Bastoggi docu&fiction”, “Ruvido Produzioni”, “Gavaudan”, “Rai”, “Palomar”. Il format prevede che, oltre a condurre la trasmissione, la presentatrice funga anche da voce narrante dei filmati. Ogni puntata racconta di una storia d’amore finita con un omicidio, la storia di una donna uccisa dall’ex o dal partner. Gli avvenimenti sono ricostruiti attraverso interviste ai protagonisti della vicenda (familiari della vittima, amiche, amici, colleghi e colleghe di lavoro, uomini delle forze dell’ordine che hanno investigato sul caso, avvocati, giudici) ricostruzioni filmate strettamente aderenti ai fatti con attori ed attrici, materiale documentaristico. La conduttrice-voce narrante quando necessario riepiloga la vicenda, fornisce dettagli.

Alcuni critici sostengono che trasmissioni del genere possono accentuare l’effetto emulativo già insito nella notizia riportata dai giornali e nei servizi di radio e telegiornali. Può darsi ma non ne siamo convinti. Chi intende massacrare la moglie, la compagna, l’ex fidanzata non lo fa perché ha visto una trasmissione in tv. E comunque - considerato che di assassinio in senso tecnico-giuridico e di premeditazione non si può parlare per le morti sul lavoro - neppure questo dubbio si porrebbe per la nostra proposta di un ciclo di trasmissioni intitolate “Lavoro criminale”.

La serie perseguirebbe precisi scopi. Innanzitutto tenere costantemente alta l’attenzione sul tema delle morti sul lavoro, non liquidare tutto in una notizia e poi in un interminabile iter processuale di cui probabilmente si finirà per sconoscere gli esiti. Non lasciare che il dolore della più ingiusta delle perdite sia una faccenda riguardante solo una vedova e gli orfani. Ed ancora: ripercorrere con narrazioni di familiari, parenti, amici e testimoni, con documenti originali e ricostruzioni filmate vite spezzate degne d’essere conosciute. Vite di gente normale - di uomini e donne come noi, non vip, non celebrità - morta per portare a casa un pezzo di pane alla famiglia. Vittime alle quali dobbiamo almeno l’onore del ricordo.

Il ciclo televisivo potrebbe fare proprio tranquillamente in tutte le sue modalità il format di “Amore criminale”. Considerati purtroppo i numeri terrificanti della strage sul lavoro e per il lavoro in Italia, non mancherebbero davvero casi da raccontare, vicende dolorosissime da proporre. Altro che abbondanza di materia prima. Solo per restare agli anni più recenti, in Italia nel 2019 sono morte sul lavoro 1270 persone, nel 2020 anno del Covid 1538, da gennaio a luglio di quest’anno i morti sono già 677. Una strage senza fine alla quale non si riesce a porre un argine.

Beninteso la strage non cessa grazie ad una taumaturgica trasmissione televisiva che avrebbe solo l’ambizione di non fare spegnere i riflettori sul tema, come normalmente succede. Si dà la notizia della morte in cantiere, in fabbrica, in campagna, mentre ci si reca al lavoro e la cosa finisce lì. No, la strage cessa e comunque se ne riducono di molto i numeri indegni di una società civile, più consoni agli anni della schiavitù in Egitto o nell’antica Roma, solo con regole più severe di sicurezza nei luoghi di lavoro. Cessa o si riduce intervenendo con seri interventi formativi, con massicci investimenti in sicurezza nei luoghi di lavoro che possano beneficiare anche di determinanti incentivi dello Stato, con controlli continui da parte degli Ispettorati del Lavoro, di cui va ampliato l’organico, e delle forze dell’ordine sia nazionali che locali. In tutti i cantieri e in tutti i contesti di produzione, che siano fabbriche, lavori pubblici, edifici di abitazione da costruire o ristrutturare, terreni agricoli da dissodare con il trattore sempre a rischio di rovesciarsi in campi in forte pendenza e schiacciare il manovratore. Temi sui quali una riunione tra il premier Draghi e i sindacati (Cgil, Cisl, Uil) ha avuto luogo a Palazzo Chigi lunedì 27 settembre. Entrambe le parti hanno parlato di un promettente avvio del confronto. Vedremo se nei fatti sarà poi realmente così.

Una trasmissione televisiva come quella che proponiamo può solo aiutare ad elaborare il lutto, può solo ricordare vite immolate sull’altare del lavoro. Che già comporta stress, fatica, sofferenza di suo. Ma che, non essendo una divinità sanguinaria, non dovrebbe esigere sacrifici umani.

 di Pino Scorciapino

Ultimi articoli

« Articoli precedenti