Laura Giordani esplora la femminilità e il suo lato oscuro

Cultura | 23 marzo 2022
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“Quattro punti cardinali di intendere l’essere donna”, A iniziare dal suo venire al mondo, dal nascere donna-da-donna. E poi “perdersi”, prismaticamente “nelle mille sfaccettature dei popoli e dei linguaggi”. Alcuni esempi: la canzone popolare turca che si spande fra amore e melanconia in memoria della“maga asiatica”, nel suo concepisce un familiare delitto. Atto con cui la leggendaria Clitennestra vendica la ‘sacrificale’ figlia Ifigenia –e, con essa, “tutte le donne” vittime di violenza -uccidendo Agamennone e la sventurata Cassandra. Assurgendo, a suo modo, ad un ribaltamento (da inedita prospettiva) dello scottante, attualissimo dibattito inerente il femminicidio.

Dalla più epica delle tradizione si passa alla cronaca nera dell’Italia degli anni ’40. Evocando il caso della “Saponificatrice di Correggio”- quando il plurimo delitto rappresenta l’aberrazione della società borghese, “che delle forme esteriori fa una legge irrinunciabile”, sino alla deriva dell’omicidio seriale (e ferocemente esemplare).
Con il terzo personaggio della “madre premurosa” si entra nel vivo della questione: gli atavismi che distruggono i rapporti madre/figlia e qualunque emancipazione delle donne, quand’elle sono oppresse dalla cultura ipocrita e piccolo borghese di alcune madri “anni ‘70”, ed anche oltre.

Un soffio di speranza giunge dall’ultima parte dello spettacolo. La “Muratora” è una ragazza che riesce a fare della sua vita quello che vuole: come la scelta di un mestiere “adatto al maschio”.
L’obbiettivo di affrancarsi da ogni sudditanza può giungere soltanto se si supera la soffocante eredità trasmessa da conformiste genitrici (con soventi ‘assenze’ del Padre) , che fanno leva peggiori atavismi per crescere le figlie, e soprattutto i figli, “quand’essi cercano nella donna la riproduzione rassicurante” di mamme ossessive e possessive. Con effetti da incubo.
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Solido e accuratissimo nel suo impianto drammaturgico, lo spettacolo è, al contempo, lieve e possente, serio e calibrato nelle sue fonti di ispirazione. Soprattutto intrigante nella poliedricità dell’ interpretazione, agevolata dalla naturale inclinazione dell’ottima Laura Giordani ad “entrare” con delicata parsimonia nella varietà dei personaggi- con relativi accenti e sfumature di mimesi.
Elementi di relativa straneazione sottolineati nei divertenti cambi di personificazione, che sono uno spettacolo nello spettacolo. Gradito e applaudito da un pubblico eterogeneo.
 di Angelo Pizzuto

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