Lampedusa way, si chiude la trilogia del naufragio
Cultura | 2 febbraio 2016
Nel loro seguire le tracce dei parenti scomparsi incontrano il postino, il vigile urbano, il capitano, il Capitalista, l' Ambasciatore, in un' irrealizzata corsa pazza verso la verità che sperano non sia quella che temono.Simonetta Trovato ...Lampedusa way è il terzo momento: se Lampedusa Beach correva verso il basso, il fondo del mare, e Lampedusa Snow si muoveva verso l' alto, verso la montagna, questo ultimo capitolo della trilogia di Lina Prosa si allunga in orizzontale: il naufragio è avvenuto, l' abbandono anche, ora si cerca una spiegazione e, se possibile, la redenzione. Per questo si muovono altri personaggi che partono alla ricerca dei dispersi, di Shauba e Mohammed, ormai amici e fratelli di chi li ha visti e mai dimenticati. Debutta domani sera alle 21 alla Sala Strehler del Teatro Biondo, Lampedusa Way che chiude la trilogia del naufragio, ed è prodotto, come i precedenti, dallo Stabile, che lo porterà anche al Piccolo di Milano e a Bruxelles. Ma stavolta la scelta della regista (e autrice del testo) Lina Prosa non è caduta su giovani attori, bensì su due bei nomi del teatro italiano, come Maddalena Crippa e Graziano Piazza, a cui ha affidato Mahama e Saif, gli artefici delle partenze dei due personaggi precedenti, la giovane Shauba che muore nel naufragio e Mohammed, il ragazzo disperso nel freddo. Mahama e Saif lasciano la loro terra per cercare i due dispersi; loro non sono clandestini, ma possiedono un regolare permesso «di ricerca». Le tracce sono piccole e leggere, i due incontrano figure diverse - il postino, il vigile urbano, il capitano, il Capitalista, l' Ambasciatore - in un' irrealizzata corsa pazza verso la verità che sperano non sia quella che temono.«Spesso spettacoli di questo genere partono dall' esigenza di ri spettare la cronaca - spiega Lina Prosa-, di riflettere sul contesto sociale. Lampedusa way percorre il viaggio al contrario, dall' attualità migra verso il teatro. Così anche la scenografia di Paolo Calafiore: se nel primo capitolo seguiva Shauba verso il fondo del mare, e nel secondo sale con Mohammed verso la montagna, qui si allunga in oriz zontale, e si divide in due tronconi, destra e sinistra, in mezzo resta la libertà».Mahama e Saif tentano una ricerca assurda, vogliono risposte e confidano nelle istituzioni. I due scrivono un' accorata lettera all' Ambasciatore. Ma non possono aspettare la risposta. Scade il loro permesso di soggiorno tempora neo e non vogliono tornare indietro. «Sono due archetipi di innocenza, non sono ancora corrotti dal consumismo. L' attesa dell' incontro con il Capitalista, che potrebbe dare delle risposte, diventa ricerca della traccia, del corpo e dell' immagine. Alla fine la loro scelta ultima sarà volontaria e consapevole».Maddalena Crippa e Graziano Piazza si conoscono da quarant' anni, si sono sfiorati in scena da trenta, da quel Titus Andronicus del 1989. In Lampedusa way sono Mahama e Saif, due africani parenti dei dispersi, legati dal doppio filo della ricerca. Lei sogna «cuori dall' odore di tonno» e non sopporta di non capirne il senso; lui vorrebbe tornare ad essere un coccodrillo, così come credeva di essere da bambino, per combattere l' indifferenza.«La loro è una rinascita dell' innocenza - spiega Maddalena Crippa - arrivano per cercare notizie, hanno una lontana percezione di ciò che sperano non sia successo, ma il loro punto di vista è lontano dal nostro, sono due vergini, poeti, due persone che vogliono cercare e tra i quali, estranei all' inizio, si instaura un dialogo e un racconto serrato». «La loro voglia è quella di non rendere vana la ricerca - interviene Graziano Piazza -; un' attesa quasi beckettiana, una concretezza venata di poesia. Il loro anelito è anche il nostro, impariamo a conoscerli ed amarli; e la loro decisione finale ci riguarderà da vicino». I costumi sono di Mela Dell' Erba. Repliche fino a domenica prossima. (Giornale di Sicilia)
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