La “Via crucis” di Botero a Palermo
Cultura | 24 giugno 2015
Dopo essere stata in esposizione a New York, Medellin, Lisbona e Panama la mostra “VIA CRUCIS la pasión de Cristo” di Fernando Botero ha raggiunto la città di Palermo dove resterà fruibile ai visitatori, sino al 30 settembre, nella sala Duca di Montalto del Palazzo dei Normanni.L’iniziativa promossa dall’Assemblea regionale siciliana, dalla Fondazione Federico II e dal Museo colombiano di Antioquia, in corso dal 21 marzo, ha ricevuto, a tutt’oggi, un notevole consenso per la fama dell’artista colombiano, noto al grande pubblico per la rappresentazione nei suoi quadri di soggetti corpulenti, anzi francamente obesi. Si tratta di 27 dipinti ad olio e 17 disegni, donati nel 2012 dall’artista al Museo di Medellin, sua città natale e Palermo sarà l’unica città in Italia ad ospitarle, con un numero di 150.000 visitatori attesi nell’arco delle due stagioni nelle quali la mostra resterà aperta al pubblico.Le opere riprendono, con la specificità espressiva di Botero, l’ascesa al Golgota e la crocifissione di Cristo, dal punto di vista di un artista che si dichiara “non religioso”. Botero manifesta una innata capacità a mescolare la realtà quotidiana, la storia e la tradizione biblica spiazzando, indubbiamente, il visitatore, costringendolo ad una riflessione non superficiale, sulle stazioni della via Crucis.Il linguaggio dell’artista colombiano si fonda sull’uso di forme eccessive ed esuberanti e sulla vivacità dei colori che hanno reso tipicamente inconfondibile la sua arte, non senza una velata ironia. Tuttavia, in questa collezione di opere, in Fernando Botero non prevale il sarcasmo del non credente o dell’agnostico né la partecipazione configgente del credente. Senza alcuna maschera e senza alcun profilo di soluzione emerge il dramma umano/divino in un contesto attuale e fattuale dove l’indifferenza e il dolore si mescolano, trasformando il quotidiano in un appena accennato stupore. Non un battito di ciglia né una smorfia di dolore nel volto di Cristo nella crocifissione, nessun profano furore nel soldato impegnato nell’atto di piantare i chiodi, la città appare incantata o tutt’al più sonnacchiosa o intenta al quotidiano tran tran. Solo in qualche quadro appare furtiva da dietro una porta o ad un balcone una figura femminile spaventata o forse solo curiosa. Nella folla il volto di Cristo è rassegnato e la folla inferocita, disgustata, quasi intenta a biasimare. La Veronica appare esibire il volto di Cristo impresso nella stoffa quasi come un trofeo senza alcuna compartecipazione sofferta al dramma di Cristo. Solo la “Madre” appare visibilmente coinvolta e sinceramente addolorata. Dunque un percorso artistico che resta con la “via crucis” di Botero sospeso, distante certamente dai valori religiosi cui i cristiani si richiamano, cristiani per i quali l’estremo sacrificio della vita di Dio, fattosi uomo, è contornato da umane debolezze e da forti e intime emozioni. Una realtà storica che alla luce della fede acquisisce valenza trascendentale. Per l’agnostico o il non credente resta comunque il paradosso della morte di croce per amore che non desta meno forti emozioni. Per l’autore, che si dichiara “non religioso”, trattare della “via crucis” ha il sapore di una dichiarazione di intenti, come a voler riconoscere una personale inadeguatezza nella comprensione del fatto storico ed una denuncia dell’indifferenza e della piccola insignificante quotidianità dei nostri tempi “opulenti”.Qualsiasi valutazione soggettiva sull’artista e sulle sue opere non può non tener conto di quanto Botero stesso ha dichiarato, cioè che …nell'arte il segreto per crescere è confrontarsi … ed ancora … occorrono occhi freschi, liberi da ogni pregiudizio. Un evento, pertanto, in grado di stimolare riflessioni e di contribuire al rilancio artistico culturale della città di Palermo.
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