La vera storia dei fondi Pac per la Sicilia

Economia | 18 dicembre 2014
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Le tabelle col timbro della Presidenza della Regione quantificano al novembre di quest'anno le risorse in 1.984.868.366,00 euro, cui vanno certamente aggiunti i circa 242 milioni dell'ultima riprogrammazione del POR FSE che la Commissione ha approvato qualche giorno fa. Ma se non vengono impegnati saranno persi per sempre. Ecco i progetti previsti.

La cosa  più urgente di cui la Sicilia ha bisogno è il potenziamento delle infrastrutture digitali: se avessimo una rete efficiente, il compito di chi lavora per la trasparenza della spesa pubblica  risulterebbe assai più facile, mentre più difficile diventerebbe la vita di quelli che di mestiere danno i numeri, come giocassero al lotto.

 Per esempio, nella gran discussione di questi giorni sullo “scippo”del PAC, la cosa più  utile sarebbe stata rintracciare le delibere della Giunta regionale in materia, in particolare la 286/2013 e la 333 del novembre 2014 (vabbè, la prima conta ben 88 pagine e a leggere si fatica- mi rendo conto- meglio basarsi sul sentito dire).

Con quel documento si ripartivano  i fondi della terza programmazione PAC, con l'eccezione della fase di start-up del cosiddetto “patto dei sindaci”; la seconda invece opera una parziale rimodulazione di alcune azioni, ma contiene in allegato le due paginette che pubblichiamo che fanno finalmente chiarezza sulle cifre, a meno che la Regione smentisca se stessa, cosa che non mi meraviglierebbe con i tempi che corrono.

Una premessa: il piano azione coesione a livello nazionale è passato attraverso cinque successive fasi di riprogrammazione ed ha raggiunto, a dicembre 2013, la cifra totale di 13,5 miliardi di euro. Si tratta in maggioranza di risorse nazionali del fondo di rotazione messe a disposizione dalla riduzione del tasso nazionale di cofinanziamento dei programmi operativi
(per un totale di 11,5 miliardi di euro), mentre per 2 miliardi di euro è costituito da risorse riprogrammate attraverso rimodulazione interna ai medesimi programmi ( cfr.Rapporto Svimez 2014 sull'economia del Mezzogiorno pagg. 522 e seguenti).  Delle cinque fasi del PAC, finora sono state sottoposte a monitoraggio solo le prime tre: i risultati sono rintracciabili su “Monitoraggio rafforzato rapido delle fasi di attuazione”

(http://www.dps.gov.it/opencsm/opencsm.it/politiche_e_attivita_/piano_di_Azione_Coesione/index.html)

Tornando alla Sicilia, le tabelle col timbro della Presidenza della Regione quantificano al novembre di quest'anno le risorse PAC in 1.984.868.366,00 euro, cui vanno certamente aggiunti i circa 242 milioni dell'ultima riprogrammazione del POR FSE che la Commissione ha approvato qualche giorno fa. Di questa cifra fanno parte i 452 milioni del piano giovani Sicilia che sono stati in parte utilizzati per il finanziamento della formazione professionale, i 267, 5 milioni di misure anticicliche (credito d'imposta, aiuti de minimis, politiche attive del lavoro collegate ad ammortizzatori sociali in deroga,ecc)  gli 811milioni di progetti cosiddetti di “salvaguardia”, cioè grandi opere e infrastrutture non tutte completabili nel corso dell'attuale ciclo di programmazione,   i 453.492 milioni di cosiddette nuove azioni, compresi 30 milioni per lo start up del patto dei sindaci ma anche 49 milioni per i PIP (si, sempre loro).

Non c'entra niente con queste risorse il programma per l'assistenza domiciliare agli anziani
non autosufficienti e  per gli interventi sull'infanzia che sono gestiti da un'Autorità nazionale presso il ministero degli Interni: nella riunione del Comitato di Indirizzo e Sorveglianza  di quel programma ,che si è svolta il 16 dicembre a Roma, sono stati presentati i risultati fin qui conseguiti, verificabili sul sito dedicato. Vengo al dunque, a scanso di equivoci: la scelta di finanziare la decontribuzione delle nuove assunzioni con una quota di 3,5 miliardi dei  13,5 del PAC è un gravissimo errore da un doppio punto di vista.

Perché si finanziano misure che non produrranno risultati significativi in una crisi di domanda come quella che stiamo attraversando (è perché sono crollati produzione  e consumi che le aziende non assumono, non per il costo del lavoro, come continua a sostenere la “grande bugia” su cui Matteo Renzi ha costruito l'intero jobs act) e per le risorse che si sottraggono  ad un Mezzogiorno ridotto allo stremo che avrebbe invece bisogno di una immediata iniezione di grandi investimenti produttivi pubblici e privati. Per chi  facesse ancora finta di non saperlo: non si tratta solo della difficoltà di utilizzare i fondi strutturali; la spesa pubblica ordinaria nelle nostre realtà (quella per le scuole, la sanità, le strade, i diritti di cittadinanza) è crollata di oltre dieci punti nell'ultimo decennio.

Questo è il vero, immenso dramma che sta condannando il Sud alla progressiva marginazione.

Dovrebbe essere l'argomento principe della discussione pubblica, invece, in Sicilia, ciascuno continua a guardare al proprio “particulare”, in un ripiegamento corporativo e sempre più
incattivito dell'intera società. Termino con quattro domande  dirette al presidente della Regione, Rosario Crocetta:

  1. rispondono al vero le cifre riportate in allegato alla delibera 333/2014 della sua Giunta ?
  2. Qual è lo stato di avanzamento delle singole misure?
  3. Quali saranno i tempi di cantierizzazione di quelle di taglio anticiclico, cioè con maggiore capacità di produrre occupazione in tempi brevi?
  4. Quanto sarà utilizzato per far fronte al dramma della crescita esponenziale della Cassa integrazione in deroga?

Queste sono le urgenze drammatiche dell'oggi. Se ci mettiamo con le carte a posto, la battaglia per difendere la condizione economica e sociale dei siciliani, anche contro il tentativo romano di tagliare le risorse, ha senso; altrimenti siamo alle solite, immarcescibili litanie di un autonomismo che non riesce più a  celare le pudenda scoperte di una Regione
ormai prossima all'agonia finanziaria.

 di Franco Garufi

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