La sicilitudine di Prado e Boscia a Venezia
La sicilitudine di
Prado e Boscia a Venezia
In concomitanza con la
56° edizione della Biennale il padiglione Visione Globale le mostre personali dei
due artisti isolani: brillanti opere grafiche e innovative ceramiche
Prevista per sabato 19
settembre
Il
padiglione “Visione Globale” è solito promuovere interessanti proposte
culturali come mostre, concerti e convegni e partecipa ad iniziative di enti
territoriali e nazionali e quest’anno
ospiterà le mostre personali di due nostri conterranei, artisti contemporanei
di fama nazionale, che stanno portando in giro per l’Italia un interessante e
avvincente connubio artistico, il maestro agrigentino Alfredo Prado, rinomato
artista, direttore dell’Accademia di Belle Arti “Michelangelo” di Agrigento,
nonché dirigente scolastico del Liceo Artistico di Santo Stefano di Camastra
(Me) e il maestro messinese Domenico Boscia, pittore, scultore e decoratore di
ceramica.
L’evento è senza dubbio
tra le attività artistiche più attese non solo dai critici d’arte ma anche di
collezionisti di opere d’arte e sarà visitabile dal 19 settembre al 31 ottobre
2015, su invito della Fondazione della Pietà, nel suo prestigioso palazzo
attiguo a Piazza San Marco e in particolare negli eleganti padiglioni di
Visione San Marco.
Prado e Boscia non sono
nuovi a questi eventi. Hanno già avuto modo di consolidare questo connubio in
più casi e in diverse locations. Per questa occasione entrambi gli artisti
saranno presentati dal critico e storico dell’arte professor Nuccio Mula.
Alfredo Prado esporrà
alcune delle sue opere grafiche mentre Domenico Boscia presenterà al pubblico
le sue innovative ceramiche.
Il professor Rosario
Caserta, direttore artistico della manifestazione, così scrive di Prado: “……guardo le opere grafiche di Alfredo Prado
e vedo una mano che, pur conservando dentro la sua sapienza, tecniche e
precisione, se ne serve per superare queste e ogni ordine possibile, e traccia
libera, come, mai, si era visto in grafica, segni felici. Felici ed irridenti,
poiché con Prado il linguaggio irride se stesso. I segni che guardiamo sono la
rottura sorprendente di ogni forma, di ogni ordine formale …”.
Lo stesso direttore
artistico su Boscia scrive: “…..Domenico Boscia è soprattutto un filosofo, che
usa materiali tracciati da orme siciliane. Tele, ceramiche, pietra vulcanica,
servono a nascondere pudicamente un’abilità nel disegno che altri
ostenterebbero. ……nel laboratorio del
maestro Boscia niente è, mai, finito e ci sono disseminati impedimenti, oggetti
che resistono a qualsiasi funzione, corpi cinematici, contraffazione della dissomiglianza
dell’eguale….”.
Ciò che accomuna i due
artisti è una continua inquietudine interiore grazie alla quale la rispettiva
evoluzione artistica è in continuo fermento. Mentre Prado scava nei meandri
dell’anima e cerca di dar concretezza a sensazioni ed emozioni attraverso la
sua ricercata e raffinata grafica, Boscia è costantemente preso dallo studio di
nuovi materiali da plasmare e, talvolta, mescolare o aggregare in sempre
sorprendenti e accattivanti sperimentazioni.
La “sicilitudine” di
Boscia lo porta ad esprimersi con i colori e gli elementi tipici della nostra
isola, insomma a farne un autentico interprete di quell’essenza tutta siciliana
per la quale val la pena di citare le parole del grande Leonardo Sciascia quando volle definire
questo “stato” così esclusivo: «La
sostanza di quella nozione della Sicilia che è insieme luogo comune, idea
corrente, e motivo di univoca e profonda ispirazione nella letteratura e
nell'arte.»
Nella sua arte Boscia mette tutta la sua creatività, in quelle sue
quotidiane sfide miranti alla scoperta e alla riscoperta, con l’obiettivo di
rifuggire la banalità e lo stereotipo, con la voglia di stupire e di stupirsi,
di emozionare, di trasmettere e Venezia è, senza dubbio, un grande
palcoscenico, un incentivo a guardare verso nuovi orizzonti in cui poter dar
libero sfogo al suo estro.
Ci saranno ancora pagine da scrivere su questi due grandi artisti di cui non perderemo d’occhio l’evoluzione artistica, con la rinnovata certezza che la fama non scalfirà la sensibilità dei loro animi.
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