La Sicilia va verso una legge contro il cyberbullismo

Società | 29 maggio 2020
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La Sicilia va verso una legge contro il cyberbullismo. E' un passo significativo ed importante, che deve prevedere un impegno comune, a vario livello, di scuola, famiglia e terzo settore ma anche degli investimenti adeguati. A dirlo è Gianna Cappello presidente di Med (Associazione italiana per l'educazione ai media e alla comunicazione) e docente universitaria di sociologia dell'educazione e dei media digitali. La docente ha fatto parte, dal 2018, anche del tavolo tecnico sul tema promosso dal garante dei diritti dell'Infanzia e dell'adolescenza Pasquale D'Andrea che ha avuto il coinvolgimento dell'Ufficio scolastico regionale (Usr). Il tavolo tecnico ha dato un contributo significativo al contenuto della proposta normativa. Il testo normativo è stato già esitato dalla V commissione dell'Ars ed è adesso pronto per andare in aula parlamentare.


"Il disegno di legge che ha accorpato in un testo unico tre proposte normative diverse ci auguriamo presto diventi legge - afferma Gianna Cappello -. L'aspetto interessante, prima di tutto, è che si parla di bullismo e cyberbullismo in chiave preventiva prevedendo quindi degli interventi educativi concreti che chiamano in causa, in misura diversa, la famiglia, la scuola e  realtà associative impegnate sul territorio. Un'altra importante dimensione preventiva è pure quella di coinvolgere i giovani in campagne di sensibilizzazione sul tema cercando però di monitorare in maniera seria i risultati in termini di impatto sociale che possono avere queste produzioni. Potrebbero essere gli stessi ragazzi e ragazze, infatti, a concludere un laboratorio di comunicazione proprio realizzando una campagna di sensibilizzazione prodotta dal basso in cui così diventano protagonisti diretti di un messaggio contro il cyberbullismo piuttosto che semplici recettori di qualcosa elaborata da altri e calata dall'alto".


"Il tema del bullismo e del cyberbullismo deve necessariamente coinvolgere a livello educativo e formativo oltre che i ragazzi anche gli adulti e tutte le realtà pubbliche e private competenti a dare un loro contributo - aggiunge la docente -. In questo modo si lavorerà nella consapevolezza che ci dovrà essere l'impegno sinergico di tutti. Dobbiamo chiederci fino a che punto le scuole, nell'ambito di progetti educativi sul cyberbullismo, saranno disponibili a coinvolgere le famiglie.  E' chiaro che i giovani possono raggiungere buoni risultati ma anche gli adulti devono essere adeguatamente interpellati per non vanificare nei fatti il percorso del ragazzi. Le famiglie devono essere quindi stimolate e formate per diventare ulteriore punto di rinforzo sul tema. La prevenzione ed educazione deve avvenire solo in un'ottica sistemica e sinergica in cui ognuno deve fare la sua parte".


"La legge prevede anche l'istituzione di una consulta - continua - che dovrebbe mettersi al lavoro per analizzare i bandi e le relative partecipazioni delle realtà per rendere operative le diverse iniziative. Un primo nodo è però che la legge prevede finora un budget di spesa solo di 300 mila euro che, sicuramente, non potrà certo coprire tutto quello che si dovrà portare avanti. Il mio auspicio più grande è allora che si studino le strade per fare i giusti investimenti economici in modo da concretizzare gradualmente tutte le iniziative previste su un tema cosi delicato ed importante per tutta la società. Qualsiasi somma deve essere poi adeguatamente programmata, rendicontata e monitorata sul piano delle azioni e dei risultati prodotti".


La presidente del Med si è espressa anche in merito ai risvolti positivi che può dare questo periodo di emergenza sanitaria dovuta alla pandemia. "La pandemia, certamente, ha creato in tutti i giovani un certo disagio privandoli di quella socialità che è molto importante per la loro crescita - sottolinea ancora Gianna Cappello -. Il lockdown ha messo in gioco non solo gli insegnanti ma  molte famiglie che si sono sperimentate insieme ai figli. Sicuramente si sono scoperte modalità di collaborazioni che sono state interessanti. Anche il terzo settore ha cercato di dare le sue risposte. Penso, per esempio ma non solo, a tutto il lavoro del centro Tau nei confronti dei giovani del quartiere Zisa. La stessa cosa si può dire per quanto riguarda il contributo dato da alcune trasmissioni radio-televisive. Nonostante a livello europeo siamo agli ultimi posti come digitalizzazioni della didattica si sono però gettate le basi per creare un modello virtuoso scuola, famiglie, radiotelevisione e terzo settore che va in qualche modo continuato. Ciò che è stato attivato in emergenza andrebbe adesso continuato, sperimentando forme di partecipazione culturale e didattica di tipo interattivo. Occorrerà pensare a dei modelli nuovi di didattica a distanza che possono portare ad un arricchimento culturale significativo secondo quanto già prevede il piano di digitalizzazione nazionale. Mi sento, quindi, di essere molto positiva e propositiva perché adesso bisognerà pensare come  investire adeguatamente per avere una Europa sempre più green  e digitale".



 di Serena Termini

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