La Sicilia nella morsa della crisi economica

Economia | 16 giugno 2021
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Una Sicilia nella morsa della crisi economica, indotta dalle misure di prevenzione del Coronavirus, quella che emerge dal rapporto 2020 sull'economia regionale presentato questa mattina nella sede della Banca di Italia di Palermo. Crolla il Pil, il lavoro è sempre più precario, le famiglie sempre più a rischio di perdere il reddito. La ripresa è ancora incerta: export (-24%) e turismo - gli elementi su cui si fondava una lenta risalita pre pandemia - arrancano. Il Pil fa registrare un dato in linea con quello del resto della nazione, - secondo i dati diffusi - oggi meno 8,4% (-8,9 in Italia), ma è la riduzione "mai rilevata dal dopoguerra a oggi". Un dato che preoccupa specie in considerazione della situazione di partenza. Le restrizioni all’attività economica hanno avuto un impatto eterogeneo tra i settori produttivi. Nell’industria e nelle costruzioni il calo della produzione si è concentrato nel secondo trimestre dell’anno, a causa del blocco delle attività non essenziali. La ripresa che si è manifestata nei mesi successivi non è stata però in grado di compensare tale riduzione. Nei servizi privati non finanziari la contrazione dell’attività ha interessato anche la seconda parte dell’anno, in connessione con le limitazioni imposte a seguito della ripresa dei contagi nell’autunno del 2020. Il turismo è stato particolarmente colpito dalla crisi innescata dall’epidemia da Covid-19.

La crisi del lavoro colpisce soprattutto giovani e donne

In Sicilia nella media del 2020 il tasso di occupazione per le persone tra i 15 e i 64 anni è rimasto sostanzialmente stabile al 41 per cento: il calo degli occupati è stato controbilanciato dalla riduzione della popolazione residente in età lavorativa. L’indicatore si è ridotto per i più giovani, in particolare nella classe tra i 25 e i 34 anni, per gli individui in possesso del diploma e per le donne; in quest’ultimo caso è tornato ad ampliarsi il divario con gli uomini. Il tasso di attività per la popolazione tra i 15 e i 64 anni, tra i più bassi nel confronto con le altre regioni italiane, è sceso di 1,5 punti percentuali al 50,1 per cento (64,1 la media nazionale). In connessione con la più scarsa partecipazione al mercato del lavoro, il tasso di disoccupazione si è ridotto di 2,1 punti percentuali, al 17,9 per cento -0,8 punti percentuali nella media nazionale, al 9,2 per cento). Tra i disoccupati è diminuito il numero sia degli ex occupati sia degli individui senza esperienza di lavoro. Considerando la popolazione di età compresa tra i 15 e i 64 anni, la crescita dell’inattività ha interessato maggiormente gli individui di età inferiore ai 35 anni ed è tornata a coinvolgere le donne, che rappresentano poco meno dei due terzi del totale. In base ai dati dell’Inps, che riguardano i lavoratori dipendenti del settore privato non agricolo, in regione nel 2020 è stato creato un numero di posizioni lavorative inferiore a quanto era avvenuto l’anno precedente; le attivazioni nette, che nel 2020 sono pari a 15.400 e corrispondono a circa 2,8 posti in più ogni 100 dipendenti rilevati dalla Rilevazione sulle forze di lavoro dell’Istat, nel 2019 erano state pari a 20.500 (3,7 in più ogni 100 dipendenti).

Uno spiraglio dai contratti a termine

I contratti a tempo indeterminato e di apprendistato hanno contribuito positivamente alle assunzioni nette: il consistente calo delle attivazioni per queste tipologie di contratti è stato controbilanciato dalle minori cessazioni in connessione con il blocco dei licenziamenti. E’ stato negativo l’apporto fornito dai contratti a termine (a tempo determinato e stagionali), per effetto di una forte riduzione delle attivazioni nella prima metà dell’anno. Nel corso del 2020 la dinamica delle attivazioni nette è peggiorata a partire da marzo, a seguito dell’insorgere della pandemia e dell’adozione delle misure restrittive. Nei mesi estivi il saldo si è portato su livelli superiori a quelli dell’anno precedente e si è mantenuto stabile nei mesi successivi, grazie alle minori cessazioni e al progressivo recupero delle attivazioni. A dicembre, in connessione anche con il riacuirsi dell’emergenza, la differenza tra assunzioni e cessazioni è peggiorata e si è riportata su valori inferiori a quelli del 2019.

I comparti che nel 2020, pur mantenendo un saldo positivo, hanno subito il maggiore calo delle assunzioni nette rispetto all’anno precedente sono quelli del commercio, turismo e i servizi per il tempo libero, che complessivamente nel 2019 rappresentavano i due terzi delle nuove posizioni di lavoro. Le assunzioni nette sono notevolmente diminuite per le donne e per gli individui con meno di 29 anni, categorie che hanno risentito maggiormente degli effetti della crisi pandemica.

Il blocco dei licenziamenti

In Sicilia, nel 2020 le domande presentate per usufruire della Nuova assicurazione sociale per l’impiego (Naspi), nel confronto con l’anno precedente, hanno registrato un incremento rilevante a marzo e aprile ma nell’intero anno si sono ridotte dell’8,6 per cento (-7,3 nel Mezzogiorno e -3,5 nella media nazionale). Ha influito il calo delle cessazioni di rapporti di lavoro dipendente, riconducibile al blocco dei licenziamenti e, nella seconda parte dell’anno, il minor numero di rapporti stagionali e a termine in scadenza dovuto alle inferiori attivazioni per tali tipologie contrattuali nei mesi precedenti.

Nel corso del 2020 è stata prolungata la durata del sussidio per tutti coloro il cui godimento era in scadenza, prima tra il 1 marzo e il 30 aprile e successivamente tra il primo maggio e il 30 giugno; con il Decreto sostegni, per far fronte alle effettive scarse possibilità occupazionali registrate nel 2020, è stato sospeso, fino al 31 dicembre 2021, il requisito delle 30 giornate effettive di lavoro nell’anno precedente l’inizio della disoccupazione per poter accedere alla Naspi. Anche il ricorso ai regimi di integrazione salariale, potenziati dal Governo a partire da marzo del 2020, è stato guidato dall’evolversi della pandemia e delle relative misure adottate per il suo contenimento. Dopo l’aumento del numero di ore autorizzate per Cassa integrazione guadagni (Cig) e Fondi di solidarietà (Fds) nella prima parte dell’anno, si è osservata una progressiva riduzione nel periodo successivo. Nell’anno il numero di ore autorizzate di Cig in regione è stato pari a oltre 92 milioni (un valore dieci volte superiore a quello del 2019; poco meno di un terzo è da riferirsi ai comparti del commercio, alberghi e ristoranti; rilevante è risultato anche il numero di ore autorizzate nell’edilizia. Oltre i due terzi del ricorso ai Fondi di solidarietà, pari complessivamente a 48 milioni di ore, sono relativi ad alberghi, pubblici servizi e attività varie (professionisti, artisti, ecc.).

Il numero totale di ore di Cig e Fds autorizzate in regione nel 2020 corrisponde all’orario di lavoro di circa 81.900 lavoratori a tempo pieno per un anno. Dai dati sul 2021 si osserva un nuovo ampliamento del ricorso ai regimi di integrazione salariale; complessivamente nei primi quattro mesi dell’anno sono state autorizzate circa 45 milioni di ore tra Cig e Fds. (

Turismo in forte calo

Nel decennio precedente l’insorgere della pandemia, il miglioramento delle condizioni economiche e finanziarie delle imprese del comparto ne aveva accresciuto il grado di resilienza di fronte a shock esterni. La pandemia e le misure per farvi fronte si sono però riflesse, nel 2020, in un drastico calo delle presenze turistiche nell’Isola. La contrazione, più forte rispetto a quella media nazionale, è stata più marcata per la componente straniera che ha mostrato una limitata capacità di ripresa nei mesi estivi, quando si era verificato un allentamento delle restrizioni. Le esportazioni di merci si sono significativamente ridotte, sia per il comparto petrolifero, sia per il complesso degli altri settori. La spesa per investimenti delle imprese è diminuita. "L'incertezza sui tempi - si sottolinea nel rapporto - e l’entità della ripresa condiziona le aspettative per l’anno corrente, che rimangono improntate alla cautela". Non va meglio l’occupazione 15-64 che resta al 41% "un dato preoccupante" e lontano dalla media nazionale del 58%: in base ai dati Istat l’occupazione è diminuita in media dell’1,1 % (quasi 15.000 persone in meno) a fronte di una riduzione del 2,0% nel Mezzogiorno e nella media nazionale. Di fronte a questo scenario, quasi il 14% delle famiglie vive grazie ad un sussidio statale (reddito di cittadinanza, reddito di emergenza o pensione di cittadinanza) mentre aumentano quelle a rischio di perdere unico reddito disponibile (da lavoro) perchè precari o con contratti in scadenza.

Cresce la dinamica del credito

Uno scenario di sempre maggiore povertà in cui però aumenta la dinamica del credito. Nel corso del 2020, dopo il calo registrato nei mesi primaverili, infatti si è progressivamente rafforzata. A dicembre, i prestiti bancari alla clientela siciliana sono aumentati del 2,2%, in accelerazione rispetto all’anno precedente (0,4 %). La crescita in Sicilia è stata tuttavia inferiore a quella del Mezzogiorno e alla media italiana. I prestiti alle famiglie consumatrici, che prima della pandemia crescevano a ritmi sostenuti, sono aumentati debolmente. La crescita è stata, invece, particolarmente robusta per le imprese. Vi hanno inciso l'elevata domanda di finanziamenti garantiti dallo Stato e il ricorso alle moratorie, in presenza di condizioni di offerta rimaste distese. Nei primi mesi dell’anno in corso, il tasso di crescita dei prestiti al settore produttivo si è consolidato su valori particolarmente elevati nel confronto storico. La dinamica dei principali indicatori della qualità del credito ha beneficiato degli interventi disposti dal Governo a supporto dei redditi delle famiglie e dell’attività di impresa, dell’ampio utilizzo in regione delle misure di sostegno al credito e del basso costo dei finanziamenti. Inoltre, a mantenere su livelli contenuti il flusso di crediti deteriorati ha contributo la flessibilità delle regole di classificazione dei finanziamenti.

Consumi in forte calo

L’emergenza sanitaria e le conseguenti misure di contenimento della pandemia hanno avuto profonde conseguenze sui consumi delle famiglie siciliane, conferma il rapporto sull'economia siciliana della banca d’Italia. Nel 2020, secondo le stime di Prometeia, si sono ridotti dell’11,3 per cento a prezzi costanti rispetto all’anno precedente (-11,7 per cento in Italia), interrompendo la fase di moderata ripresa avviatasi nel 2015. L’acuirsi della pandemia e i timori per le sue ripercussioni sulla situazione economica si sono riflessi in un aumento del livello di incertezza e nel peggioramento del clima di fiducia. Sul calo dei consumi ha inciso la dinamica della spesa per beni durevoli: in base a elaborazioni sui dati dell’Osservatorio Findomestic, gli acquisti sarebbero diminuiti del 9,9 per cento rispetto all’anno precedente. Tra i beni durevoli l’andamento è stato positivo per l’elettronica e l’informatica, anche in connessione con l’aumento della domanda di questa tipologia di prodotti per le esigenze legate allo smart working e alla didattica a distanza. Dopo la drastica riduzione registrata tra marzo e agosto del 2020, nei mesi successivi le vendite di autovetture, come nel resto del Paese, sono tornate sui livelli precedenti la crisi pandemica. In media d’anno le immatricolazioni di autovetture si sono ridotte in regione del 22 per cento (-27,9 in Italia); i dati relativi ai primi mesi del 2021 mostrano una ripresa delle vendite.

Secondo Confcommercio, nel 2021 i consumi delle famiglie, che rimangono condizionati dall’andamento dell’emergenza sanitaria e delle vaccinazioni, dovrebbero recuperare solo in parte il calo registrato nel corso del 2020. L’indicatore del clima di fiducia dei consumatori per la macroarea ha registrato una forte accelerazione a maggio 2021, riportandosi sugli stessi livelli osservati nel periodo antecedente la pandemia. In base a stime recenti, aggiornate al 2019, la ricchezza netta delle famiglie siciliane ammontava a 442 miliardi di euro; dopo un lungo periodo di riduzione in atto dalla fine del 2011, la ricchezza è tornata a crescere lievemente grazie al contributo positivo delle attività finanziarie, che ha controbilanciato il calo del valore delle attività reali. L’aumento in Sicilia è stato più contenuto di quello registrato a livello nazionale; si è quindi ulteriormente allargato il divario negativo tra la regione e la media nazionale, sia in termini di ricchezza pro capite sia considerando il rapporto tra la ricchezza netta e il reddito disponibile delle famiglie (6,2 a fronte della media nazionale di 8,2).

I pericoli della Dad per i ragazzi

Il ricorso alla didattica a distanza potrebbe avere ampliato i divari negli apprendimenti. Si legge nel rapporto della Banca d’Italia sull'economia in Sicilia. Nell’Isola, dalla fine di ottobre del 2020 alla fine di aprile del 2021, la sospensione della didattica in presenza, ha riguardato principalmente le scuole secondarie di secondo grado, dove gli studenti hanno frequentato le lezioni in modalità tradizionale per circa un quinto del totale dei giorni previsti, mentre per poco meno di due quinti del tempo hanno seguito le lezioni totalmente da remoto. Secondo gli ultimi dati disponibili, riferiti all’anno scolastico 2018-19, per quasi il 46 per cento degli studenti siciliani al quinto anno della scuola primaria erano presenti le condizioni ideali per accedere alla didattica digitale, mentre il 14,2 per cento risultava potenzialmente non raggiungibile; al secondo anno di scuola secondaria di secondo grado circa i tre quarti degli studenti erano in possesso delle condizioni ideali mentre il 4,4 per cento rimaneva potenzialmente escluso. Tali valori indicavano una situazione. Lievemente più svantaggiata nell’uso della didattica a distanza rispetto alla media nazionale. Gli studenti siciliani in condizioni di accesso alla didattica digitale non idonee mostravano competenze inferiori già prima della pandemia, specialmente nelle scuole secondarie di secondo grado, dove è stata più frequente la sospensione della didattica in presenza. «Senza un adeguato supporto, dunque, il ricorso alla didattica a distanza potrebbe avere ampliato i divari negli apprendimenti», di legge nel rapporto di Bankitalia. 

Il divario digitale

Nel corso del 2020 sono stati effettuati diversi interventi, a livello nazionale e locale, per sostenere l’acquisizione di dotazioni digitali da parte delle famiglie meno abbienti. Le scuole siciliane hanno ricevuto fondi per complessivi 18,4 milioni di euro. Per ciascuno studente del primo ciclo di istruzione sono stati erogati in media 27,6 euro, per gli studenti del secondo ciclo di istruzione 25,3 euro, in entrambi i casi valori superiori alla media nazionale.

Nell’ambito del Piano strategico per la banda ultralarga, il Piano Voucher ha inoltre previsto, con uno stanziamento pari a 204 milioni di euro, l’erogazione alle famiglie meno abbienti di un contributo massimo di 500 euro per l’acquisto di servizi di connettività ad almeno 30 Mbps e di un dispositivo digitale. Alla Sicilia sono state attribuite risorse per 40 milioni di euro (circa il 20 per cento del totale), ma al 30 aprile 2021 ne erano state utilizzate circa un terzo (30,7 per cento nella media italiana). In base alle risorse disponibili, le famiglie siciliane potenzialmente beneficiarie del voucher sono circa 80 mila, circa i tre quarti di quelle con figli di età tra i 6 e i 17 anni e non in possesso di dispositivi o connessione a internet. Infine, a livello regionale, a marzo del 2020 la Regione ha stanziato 970 mila euro per l’acquisto, il noleggio o l’acquisizione in comodato d’uso di computer destinati agli alunni delle scuole statali secondarie di primo e secondo grado che si trovino in stato di disagio economico e sociale.

L’avvio a partire da settembre 2020 della Ddi, che può prevedere la presenza in aula del docente mentre gli studenti o parte di essi sono collegati da remoto, ha reso cruciali anche le caratteristiche delle connessioni a internet dei plessi scolastici. Secondo dati di fonte Agcom, nel 2019 in Sicilia il 23 per cento degli edifici scolastici era raggiunto da connessioni a banda ultralarga in grado di garantire velocità di trasmissione molto elevate sia in download sia in upload, a fronte del 18 per cento in Italia. Nell’ambito del Piano strategico per la banda ultralarga sono stati stanziati 400 milioni di euro per portare connessioni ad altissima velocità negli edifici scolastici, dando priorità alle scuole secondarie di primo e secondo grado.

 di Angelo Meli

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