La Sicilia ha ripreso a correre ma non troppo

Economia | 17 novembre 2021
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Entrati ormai nel terzo anno della pandemia da Covid 19 e mentre si sta facendo di tutto- nell'Unione Europea e nei singoli paesi che la compongono- per rimediare ai disastri dei due anni che ci stanno alle spalle, sono possibili alcune prime riflessioni sulle attuali condizioni dell'economia siciliana e sulle prospettive di uscita dall'emergenza. Prezioso a tal fine, come sempre, il rapporto congiunturale di Banca d'Italia sull' economia regionale appena presentato a Palermo. 

Per il primo semestre dell’anno in corso l’indicatore trimestrale dell’economia regionale (ITER), elaborato dalla Banca d’Italia, segnala un’espansione del PIL siciliano di circa il 7 per cento, una crescita robusta ma lievemente inferiore a quella media italiana. Sulla base degli indicatori più aggiornati, anche qualitativi, il miglioramento della congiuntura è proseguito nei mesi estivi. Il dato positivo si concentra nelle imprese vocate all'esportazione e soprattutto nel settore edile sia privato che pubblico: tra gennaio e luglio del 2021 le ore lavorate denunciate alle casse edili presenti in regione sono aumentate di oltre il 50 per cento rispetto allo stesso periodo del 2020, quando l’attività si era fortemente ridotta in conseguenza del lockdown, ma ha superato anche i livelli precedenti la pandemia Quest'andamento è dovuto soprattutto ai forti incentivi introdotti da diversi provvedimenti del governo nazionale. 

Secondo i dati Enea-Ministero della transizione ecologica, al 30 settembre 2021 gli interventi relativi al Superbonus (introdotto dal DL 34/2020, denominato “rilancio”) con almeno un’asseverazione protocollata sono stati poco meno di 3.500, per un importo complessivo di oltre 513 milioni (il 6,8 per cento del totale nazionale). Anche il turismo mostra segni di ripresa: tra gennaio e agosto gli arrivi e le presenze di turisti, che nel 2020 si erano più che dimezzati, sono cresciuti rispettivamente del 24,9 e del 37,1 per cento sullo stesso periodo dell’anno precedente (tav. a2.4). L’aumento ha interessato sia la componente domestica sia – in misura più sostenuta – quella straniera, che era diminuita più intensamente l’anno scorso, ed è stato diffuso tra le province e le tipologie di strutture ricettive. Tuttavia occorre tenere presente che in tutti i mesi del 2021 i pernottamenti di turisti sono stati inferiori a prima della pandemia. Tra giugno e agosto (mesi in cui nel 2019 si concentrava circa la metà del totale annuo), le presenze di italiani si sono portate in linea con quelle del 2019, mentre quelle di stranieri hanno rappresentato il 39 per cento circa del dato pre-pandemia . 

Cresce la povertà: ben il 12,4 per cento delle famiglie residenti in regione beneficiano di un sostegno al reddito e il numero è ulteriormente cresciuto nel corso del 2021. A giugno i nuclei percettori del Reddito di cittadinanza e della Pensione di cittadinanza sono stati quasi 249.000 (di cui circa 20.000 beneficiari di PdC), un dato superiore a quello osservato alla fine del 2020. Inoltre sono stati oltre 80.000 i nuclei che a giugno del 2021 hanno usufruito del Reddito di emergenza, il 4,0 per cento delle famiglie residenti. Poiché, secondo l'Istat, in Sicilia risiedono poco più di 2 milioni di famiglie la cui dimensione media è pari a 2,5 componenti possiamo calcolare in poco meno di 800.000 le persone che sopravvivono grazie al sostegno al reddito.
In tale situazione la domanda più intrigante è se la crescita dell'indicatore territoriale del PIL sia solo l'effetto del rimbalzo rispetto alla crisi senza precedenti del 2020, oppure se possa segnare l'inizio di una reale inversione di tendenza dell'economia dell'isola. Gli indicatori relativi all'occupazione non sembrano offrire, da questo punto di vista, segnali particolarmente positivi. L'aumento dell'occupazione nell'isola resta inferiore a quello del Mezzogiorno , mentre l'aumento dell'offerta di lavoro ha condotto, pur in presenza di un incremento degli occupati, ad un aumento della disoccupazione.

 L'aumento dell'occupazione è in realtà assai limitato: le attivazioni nette di rapporti di lavoro nei settori non agricoli (attivazioni lorde meno trasformazioni a tempo indeterminato meno cessazioni) sono state nel 2021 65.300 a fronte dei 52.800 nel 2019 ( ma erano precipitate a 39.100 nel 2020). Di queste ben 53.000 sono a tempo determinato e solo 11.400 a tempo indeterminato che vanno sommate a 1000 apprendisti (erano 3800 nel 2019 e 1900 lo scorso anno; qui va notato che il ricorso al contratto di apprendistato si è ridotto anche rispetto all'anno del lockdown, forse perché tale forma contrattuale è considerata meno vantaggiosa per le imprese). Va inoltre notato che più di metà delle nuove assunzioni ha beneficiato delle agevolazioni denominate “decontribuzione Sud”. Ancora una volta, insomma, lo stimolo prodotto dall'agevolazione risulta determinante per la creazione di nuova occupazione. Prevalgono quindi rapporti di lavoro precari, a tempo determinato e spesso ad orario parziale, poveri dal punto di vista retributivo. E' un problema che non riguarda solo la Sicilia, poiché la precarietà è purtroppo una condizione che tende a crescere in tutto il paese, ma che nella nostra regione diventa ancor più grave se rapportata al preoccupante aumento della povertà e al blocco degli investimenti pubblici. E' la grande scommessa- stavolta senz'appello- alla quale è chiamato a rispondere nell'isola il piano nazionale per la ripresa e la resilienza.

 di Franco Garufi

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