La Sicilia di Montalbano: bella, barocca e un po' retrò

Cultura | 30 aprile 2019
Condividi su WhatsApp Twitter

Il sito www.vigata.org si presenta con una caricaturale, ironica vignetta che raffigura lo scrittore Andrea Camilleri con occhiali ed immancabile coppola in testa. Appena sotto ecco l’autopresentazione: “Fondato nel Febbraio 1997 a Vigàta (Prov. Montelusa)”. Corredata da due dichiarazioni di Camilleri. La prima all’agenzia giornalistica Ansa del 31 agosto 2014: “L’unico sito legato a me e da me in parte autorizzato è vigata.org. Esiste da anni, è organizzato da terze persone, so chi sono e si tratta di persone serie”. La seconda è tratta da una intervista del romanziere di Porto Empedocle al “Venerdì di Repubblica” del 12 settembre dello stesso anno: “Quelli di vigata.org mi chiamano il “Sommo”. E mi piace perché è una bella presa in giro”.

Scorrendo la home page in gran numero foto ed immagini di presentazioni di nuove uscite librarie dell’autore, video, la sua biografia. Ed i numerosi “capitoli” – li chiamiamo così – capillari ed esaustivi del sito: L’Associazione, Foto, In dettaglio, La cucina, Giochi, Varie, Utilità, Personaggi, Convegni e manifestazioni, Ricerche, Vigata & dintorni, Premi e riconoscimenti, Titoli accademici ad honorem. Ed ancora Bibliografia, Traduzioni, Testi teatrali, Attività varie nello spettacolo, Telefilm Montalbano, Dizionario, Eventi.


Un settore del sito ha dell’incredibile per la sua vastità e completezza: la Rassegna stampa storica. Un archivio sterminato. Una “Raccolta di articoli, interviste, recensioni ed altro pubblicati su quotidiani e periodici italiani ed esteri, riguardanti Andrea Camilleri, le sue opere e le sue attività pubbliche. Sono inoltre presenti trascrizioni di interviste audio e video, oltre a materiali multimediali. Fanno parte dell’archivio anche articoli e racconti pubblicati dallo stesso autore”. Accesso all’archivio – si sottolinea – “totalmente gratuito”.

L’archivio è presentato come “un servizio rivolto a coloro che per studio, lavoro e/o curiosità vogliono avvicinarsi all’opera di Andrea Camilleri o approfondirne la conoscenza”. Si inizia da contributi che risalgono al mese di giugno del 1960. Si riprende con articoli risalenti al mese di dicembre 1984, ad aprile, maggio, giugno del 1992, a luglio e novembre del 1993, ad aprile e luglio del 1994, a maggio, giugno, ottobre del 1995, a luglio e dicembre 1996. Da aprile 1997 ad oggi, senza soluzione di continuità, l’archivio storico riporta migliaia di articoli e citazioni sul “Sommo” e sulla sua opera, riduzioni televisive comprese. A firma di celebrati colleghi scrittori, di illustri critici letterari e dello spettacolo nonché di noti giornalisti su organi di stampa di rilievo nazionale ed internazionale. Accanto ad articoli di sconosciuti artigiani della tastiera su giornali e giornalini locali stampati ed on line. In italiano e in lingue straniere diffuse ed altre assai meno individuabili di chissà quali paesi e testate giornalistiche. Un mare di articoli. A riprova dell’affermazione planetaria (televisivamente in venti paesi di tre continenti) dello scrittore siciliano, alla quale non poco ha contribuito la fiction del Commissario Montalbano con le sue elevate percentuali di spettatori. Anche nelle emittenti di altre nazioni.


Con grande sorpresa nell’archivio abbiamo rintracciato persino il nostro (unico) contributo sull’argomento. Risale al 6 aprile 2011 ed è stato pubblicato dal palermitano “SiciliaInformazioni.com”, primo quotidiano siciliano on line che purtroppo ha cessato la pubblicazione nel mese di ottobre del 2018. Titolo: “Tre richieste per il commissario Montalbano”. Lo riportiamo integralmente. Spiegheremo il motivo dopo la sua lettura:

“Tre richieste a Camilleri, agli sceneggiatori e al regista televisivo Sironi. 1.Facciamogli cambiare auto. Non può continuare a girare su una Fiat Tipo. Ormai non se ne vedono più in giro. E non è stata neppure una vettura ben riuscita. Un Commissario della Polizia di Stato può permettersi di possederne o di averne una di servizio o civetta un po’ più al passo con i tempi. 2.Possibile che le vie di Vigata debbano essere sempre deserte di gente? Pagare cento comparse di tutte le età per animarle e farle vivere come succede in ogni cittadina siciliana non manderebbe in bancarotta la produzione. 3.Vorremmo vedere un interno che sia un appartamento moderno. Benissimo il barocco siciliano e la promozione nel mondo che questa fiction ne ha operato ma in Sicilia esisteranno pure palazzi, edifici, appartamenti abitati che non siano antichi di almeno uno-due secoli. Assai più aridi architettonicamente ma più realistici come habitat di una famiglia.

Gli stereotipi sono i peggiori nemici dei personaggi televisivi. Non sopporto il tenente Colombo che 365 giorni l’anno, luglio compreso, gira con sempre addosso uno sgualcitissimo impermeabile bianco, ci mangia, ci va a letto, ci si fa anche la doccia (ammesso che se la faccia). E’ ridicolo, improponibile. Camilleri e Montalbano sono troppo importanti per la letteratura e l’arte dello spettacolo per noi siciliani per correre il rischio di sciupare tutto. Il rischio, infatti, è che si confini il personaggio del Commissario e l’ambientazione negli stereotipi in cui affogano serie televisive poliziesche (sia italiane che americane o d’altri paesi europei) ben più dozzinali, prive del respiro – descrittivo, culturale, sociale, psicologico – che può garantire la penna di uno scrittore siciliano grande ed originale come Camilleri”.


Sono trascorsi otto anni. Le tre richieste sono rimaste sul tappeto. Inevase. Le riproponiamo con accentuate necessità e convinzione. Anche nei due nuovi episodi andati in onda quest’anno – “L’altro capo del filo” e “Un diario del 43” – Montalbano/Zingaretti gira sulla vecchia “Fiat Tipo”. Non ne circolano più. Secondo alcuni esperti del mondo dell’automobile è nata superata – tecnicamente e stilisticamente – la nuova Tipo in listino adesso, quella fabbricata in Turchia in omaggio alla globalizzazione, alla delocalizzazione ed ai bassi salari dei metalmeccanici turchi. Figuriamoci la vecchia Tipo. Perché la produzione televisiva non la manda alla rottamazione? Semplice. Perché fa parte dello stereotipo Montalbano televisivo. Trappola quella dello stereotipo sempre in agguato, che mette in ansia tutti coloro che, come noi, amano il personaggio e non si sono persi da venti anni a questa parte un solo episodio della serie.

Stesso discorso per gli interni, la sceneggiatura, le ambientazioni. Tutti gli interni sono girati in case retrò, con arredi antichi. Musei più che appartamenti. Vero è che ormai non solo la Sicilia ma l’intera Italia – dove non è che si realizzino le nuove architetture che sfornano numerosi altri paesi europei ed asiatici (che possono piacere o non piacere, beninteso) – appare sempre più con i suoi tesori come un paese museo piuttosto che come un paese proiettato verso il futuro. Ma è anche vero che questa ambientazione finisce per alimentare in Italia ed all’estero in particolare l’idea che esista solo la Sicilia del passato e che Cristo si sia fermato non ad Eboli ma a Reggio Calabria guardandosi bene dall’attraversare lo Stretto. E finisce per alimentare l’idea che di moderno nella nostra isola non ci sia nulla. Può darsi che non siamo poi tanto lontani dalla realtà. Ma – ringraziando per la valorizzazione dell’antico – torniamo a sollecitare almeno in qualche scena uno straccio di ascensore, qualche cucina componibile dal design avanzato, un divano, un soggiorno, una camera da letto moderni in un appartamento moderno. Infinitamente più brutti di un mobile di cento o duecento anni fa. Ma, purtroppo, arredi “da vita reale”. Così, tanto per sfuggire alla già adocchiata trappola degli “stereotipi”.


Ed a proposito di vita reale. Transeat la inguardabile Tipo prima serie di Montalbano/Zingaretti. Transeat l’ambientazione con tutti gli interni da palazzi di vecchie famiglie aristocratiche spiantate ed indebitate anche per scene con personaggi che a stento si vedrebbe assegnato un alloggio popolare malissimo costruito, “moderno” (si fa per dire) e già decrepito appena dopo la consegna. Ma quello che è imperdonabile è che siamo andati addirittura indietro anno dopo anno a proposito della terza richiesta. Nella fiction che più ha portato la Sicilia nel mondo (assieme, purtroppo, all’altra fiction “La Piovra”) e il mondo nella Sicilia sono spariti i siciliani. Inesistenti nel Ragusano del barocco, nella Val di Noto della spettacolare affermazione turistica a cui tanto ha contribuito la serie televisiva. Assenti. Non c’è gente nelle vie. Mai.

Funerali e tumulazioni sono sempre, se va bene, con una ventina, non più, di persone, più che altro poliziotti. Zerofamiliari, zeroparenti, zeroconoscenti, zerovicini. Anche in quello nella produzione di quest’anno del medico legale, il dottor Pasquano, sensibile omaggio nella fiction all’attore medicano-ragusano Marcello Perracchio che lo interpretava, scomparso nel luglio del 2017.

Se una banda musicale passa per strada – e “la banda fa la festa”! – c’è il deserto attorno. Le spiagge? Che sia assolata estate o altra stagione non si scorge un bagnante, un bambino, un giovane, una coppia neppure a cercarli non con il binocolo ma con il microscopio. Solo Salvo Montalbano e, se si è in vena di affollamento, la fidanzata Livia. Nella via di Scicli dove – nel Municipio del Comune sciolto per mafia: coerenze di Sicilia… – è ubicato nella serie tv il Commissariato di Vigata non c’è mai anima viva in strada. Si è sempre detto e scritto: per esaltare l’ambientazione, per consegnare agli occhi dello spettatore senza compromessi la valorizzazione dei luoghi e dei palazzi barocchi. Che di fatto si è realizzata. Giusto. Certamente la Sicilia è palazzi e vie che incantano. Ma prima di tutto la Sicilia è gente. Gente – autoctoni e visitatori - che vive, che esiste, che chiacchiera, che passeggia, che lavora, che mangia, che si agita avanti e indietro nelle strade. Nessuno pretende che vadano a deturpare le immagini i generalizzati, assordanti ingorghi di auto, le lunghe file a passo di lumaca, i motorini a zigzagare per superarle, disgraziatamente elementi del nostro arredo urbano. Ci mancherebbe. Ma dal caos reale al surreale vuoto degli episodi televisivi distanza ne corre.

Dal 6 aprile 2011, data di quell’articolo scovato nell’archivio stampa di vigata.org ad oggi, con l’abbandono della nostra sfortunata regione da parte di giovani e meno giovani per trovare un lavoro altrove - Oltrestretto, Oltralpe, Oltreoceano (c’è sempre un “Oltre” verso cui puntare nella storia delle generazioni di questa isola) – verosimilmente anche l’immaginaria Vigata avrà visto decrescere la sua popolazione. Però ancora non siamo ridotti al deserto che va in onda negli esterni della fiction “Il Commissario Montalbano”.

Le tre richieste, pertanto, le rinnoviamo. Al regista Alberto Sironi e “a chi di competenza”, come si scrive burocraticamente in casi del genere. Con ostinazione. E con tutto l’attaccamento che da siciliani abbiamo per Camilleri, per Montalbano, per la Sicilia.

 di Pino Scorciapino

Ultimi articoli

« Articoli precedenti