La sanità siciliana costa meno ma paga in ritardo

Economia | 27 giugno 2019
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Il Referto al Parlamento sulla gestione finanziaria dei servizi sanitari regionali relativa all'esercizio 2017 presentata dalla Corte dei Conti, sezione Autonomie locali, afferma in estrema sintesi che calano i debiti verso i fornitori, anche se gli oneri per interessi per ritardati pagamenti restano elevati, diminuisce il ricorso alle anticipazioni di tesoreria, ma aumentano le disponibilità liquide a fine esercizio, segno di una limitata fluidità nelle procedure di pagamento. Cala anche il costo del personale anche se con significative differenze a livello territoriale. Si tratta in realtà di un documento complesso che meriterebbe un'analisi di merito sui singoli capitoli, anche in rapporto alla discussione ancora in corso in Sicilia sulle caratteristica del sistema sanitario regionale. 

Per ragioni di spazio ci limitiamo a dar conto di alcuni dei principali indicatori nazionali confrontandoli con la situazione della nostra isola .L’Italia, pur avendo una spesa complessiva (pubblica e privata) inferiore del 57% a quella tedesca e del 42% a quella francese, ha una spesa privata pro capite (655 euro) di poco inferiore ai livelli francese (665 euro) e tedesco (668 euro).Nel 2017 le risorse pubbliche hanno coperto il 74% della spesa complessiva (152,8 miliardi), mentre la spesa diretta delle famiglie il 26,0 % (circa 39 miliardi, di cui 35,9 direttamente pagati dalle famiglie e 3,7 attraverso assicurazioni private). Nel 2012, invece, la spesa pubblica copriva il 76% della spesa complessiva (110 miliardi) e le famiglie la residua quota del 24%.

 L’incremento della spesa diretta delle famiglie, che rappresenta un affievolimento del carattere universale del sistema sanitario nazionale, può anche essere spiegato come una conseguenza dei tempi di attesa per l’accesso alle prestazioni e dei relativi ticket nel settore pubblico, che hanno reso le tariffe dei servizi privati più “competitive” e meno onerose rispetto a quelle del SSN. Il fenomeno che viene definito Out of pocket è uno degli indicatori più preoccupanti dal punto di vista della sostenibilità economica e sociale dell'attuale struttura della spesa sanitaria. Gli indicatori qualitativi e quantitativi sui servizi sanitari regionali disegnano un sistema con molte diseguaglianze, come dimostrano anche i consistenti flussi di mobilità passiva sanitaria diretti dal sud verso le Regioni del Nord, mentre la decrescita degli investimenti da parte degli enti sanitari locali verificatasi nel periodo 2009-2017 (-48%) rallentando l’ammodernamento delle apparecchiature tecnologiche terapeutiche, ha incrementato il tasso di obsolescenza delle infrastrutture, che è mediamente maggiore al Sud rispetto al Nord, con ricadute anche sulla qualità delle cure. 

Nel 2017 la spesa sanitaria, in base ai risultati di esercizio degli enti sanitari, è stata pari a 1.888 euro pro-capite, con un’incidenza media nazionale sul Pil del 6,6%. Tutte le Regioni meridionali, ad eccezione del Molise (2.101 euro pro-capite), spendono meno della media nazionale, in particolare la Campania (1.729 euro), la Calabria (1.743 euro), la Sicilia (1.784 euro) e la Puglia (1.798 euro), mentre la spesa pro-capite più alta si registra nelle Province autonome di Bolzano (2.363 euro) e Trento (2.206 euro), in Molise (2.101 euro), Liguria (2.062 euro), Valle D’Aosta (2.028 euro), Emilia-Romagna (2.024 euro), Lombardia (1.935 euro), Veneto (1.896 euro). 

La Regione siciliana che è stata oggetto di un piano di rientro e di risanamento ha ed ha acquisito nel 2018 un finanziamento totale pari a 9.022.000 milioni di euro con un incremento dello 0,69% sul 2017 e con un'aliquota di compartecipazione fissata dal 2009 nella misura del 49,11% del suo fabbisogno sanitario (art. 1, co. 830, l. n. 296/2006). In sostanza il fondo sanitario nazionale interviene nel sistema sanitario regionale per poco meno di metà dell'intero fabbisogno finanziario. La Regione per il quinto anno consecutivo, non ha rispettato quanto previsto dallart.3, co. 7, d.l. 35/2013, in quanto ha erogato al proprio SSR, entro il 31 marzo 2018, il 98% delle risorse incassate nell’anno 2017 dallo Stato a titolo di finanziamento del SSN, e delle somme che la stessa Regione, a valere su risorse proprie dell’anno, ha destinato al finanziamento del proprio SSR. Pertanto, anche se la situazione sembra in miglioramento, “persiste il ritardo con cui la Regione trasferisce le risorse al proprio SSR pur avendo avuto accesso alle anticipazioni di liquidità tali da permettere un ordinato trasferimento delle risorse del SSR14 Sicilia: (94% nel 2015 e 2016). 

Il costo del personale in Sicilia è diminuito del 3,09% tra il 2013 e il 2017 passando da 2.780.697 milioni di euro a 2.694. 720. il costo pro-capite del personale è sceso anch'esso da 546 euro nel 2013 a 536 nel 2027. Il rapporto percentuale tra costo costo del personale e spesa totale è pari al 30,07% collocando l'isola grosso modo nella media nazionale. L'incidenza della spesa pro-capite sul PIL regionale è pari al 10,3% a fronte della media italiana del 6,6%. Per quanto riguarda la spesa farmaceutica, con riferimento ai pagamenti effettuati nel I trimestre 2018 emerge che il 38% del valore dei pagamenti è riferito a fatture emesse durante il medesimo anno 2018 e il 59% relativo a fatture emesso durante l’anno 2017. I pagamenti effettuati su fatture con anno di emissione 2016 e ante risultano circa il 3%.Rispetto al 2016, la quota di compartecipazione sul prezzo di riferimento aumenta complessivamente del 2,8%, e cresce in quasi tutte le regioni (ad eccezione di Marche e Toscana, rispettivamente -2,3% e -0,3%), con incrementi minimi in Piemonte (+0,3%) e Sardegna (+0,9%), e massimi in Sicilia (+6,6%) e Calabria (+5,5%). 

Viceversa, diminuisce del 3,7% il valore nazionale del ticket fisso per ricetta pagato dagli assistiti. Per quanto riguarda la nostra isola, complessivamente, a livello regionale, risulta che il 30% dei pagamenti è stato effettuato oltre i termini previsti dal DPCM 22/09/2014. A livello di singole aziende rilevano le percentuali degli importi pagati oltre i termini previsti dal DPCM 22/09/2014 che sono particolarmente rilevanti per l’AOUP G. Martino di Messina (65%) e l’AO Papardo (62%).Riguardo all’indicatore di tempestività dei pagamenti al I trimestre 2018 si evidenzia, a livello regionale, un ritardo di 25 giorni medi. Si evidenziano ritardi particolarmente elevati per l’AOUP G. Martino di Messina (+141 giorni) e l’AOUP di Palermo (+131giorni). Inoltre, i tempi di pagamento medi regionali non sembrano migliorare nel 2018 rispetto agli anni 2016 e 2017.

 di Franco Garufi

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